2025-04-24
Zelensky e Trump litigano per la Crimea: «Io non la cedo». «Così perderai tutto»
Volodymyr Zelensky e Donald Trump (Ansa)
Ipotesi di incontro tra i due a Roma, ma a Londra salta il tavolo. Vance in pressing su russi e ucraini. Witkoff da Putin domani.L’ultimo tentativo occidentale di costruire un percorso diplomatico verso la fine della guerra in Ucraina si è concluso con l’ennesimo fallimento. Il vertice di Londra, previsto ieri tra i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Ucraina, è stato ufficialmente rinviato. Più che una questione logistica, come accennato in una nota dal Dipartimento di Stato americano, a far deragliare il summit è stata la decisione del segretario di Stato Usa Marco Rubio di non partecipare, seguita a ruota dal forfait dei ministri di Francia e Germania. Una ritirata diplomatica legata alle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si è detto aperto alle trattative con Mosca una volta che il cessate il fuoco sarà entrato in vigore, ma che ha anche ribadito pubblicamente la linea rossa invalicabile di Kiev appellandosi direttamente alla Costituzione e chiudendo ogni spazio di trattativa: «L’Ucraina non riconoscerà mai legalmente l’occupazione della Crimea». La reazione perentoria del presidente ucraino sulla questione ha avuto ripercussioni immediate sullo scenario diplomatico internazionale. Nonostante l’insistenza americana - con la Casa Bianca che la scorsa settimana aveva consegnato ai negoziatori ucraini a Parigi una proposta di pace che, secondo quanto riportato da Axios, veniva presentata come un’offerta «finale» che prevede il riconoscimento da parte dell’Ucraina della Crimea come parte integrante della Russia e il congelamento delle attuali linee del fronte, in cambio di una tregua immediata e di un parziale allentamento delle sanzioni internazionali contro Mosca - Kiev ha dichiarato di non essere disposta a fare alcuna concessione su questo fronte, nemmeno in cambio della fine delle ostilità. «Non c’è alcuna discussione da fare sulla Crimea», ha affermato Zelensky, «Il ritiro russo dalle terre occupate è l’unica condizione per ogni tipo di accordo di pace». Questo rifiuto ha di fatto chiuso la porta a una soluzione che gli Stati Uniti avrebbero preferito perseguire, ovvero un cessate il fuoco che sancisse lo status quo nelle aree già occupate da Mosca. Ma l’ostinazione ucraina rischia di rendere sempre più difficile l’interlocuzione tra le parti. A evidenziare la frattura tra Washington e Kiev, sono state le parole dure rilasciate nella serata di ieri da Donald Trump. Il tycoon ha attaccato Zelensky con un post su Truth: «Sono dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelensky che rendono così difficile risolvere questa guerra. Non ha nulla di cui vantarsi! La situazione per l’Ucraina è disastrosa: può ottenere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese», si legge, «Così non farà altro che prolungare il campo di sterminio e nessuno lo vuole! Siamo molto vicini a un accordo, ma l’uomo senza carte da giocare dovrebbe ora, finalmente, farlo». Una bordata social che allontana, almeno sulla carta, la ventilata ipotesi circolata ieri in merito a un bilaterale che i due leader potrebbero tenere sabato a Roma in occasione dei funerali di papa Francesco. Sul fronte russo, il Cremlino ha commentato le recenti tensioni mostrando segnali di cauta disponibilità al dialogo. Dmitry Peskov ha confermato che il piano americano è stato effettivamente trasmesso alle autorità russe attraverso canali informali e che Mosca «sta valutando attentamente ogni proposta che consenta di tutelare gli interessi strategici e garantire la sicurezza dei territori ora sotto l’amministrazione russa», ribadendo che la Crimea «non sarà mai oggetto di discussione». Tuttavia, non è mancata la stoccata al veleno nei confronti dell’Europa: «Non ci sono posizioni comuni al momento, perché l’Europa vuole la guerra, non i negoziati. Non la obbligheremo con la forza. Bruxelles non è sovrana, ha fatto quello che l’amministrazione Biden le ha chiesto di fare, come se ogni presidente, ogni primo ministro fosse il suo consigliere». Il portavoce di Vladimir Putin ha inoltre minimizzato le aspettative del Cremlino su un cambio di leadership a Kiev come precondizione per i negoziati: «Le dimissioni di Zelensky non sono tra le richieste della Russia all’Ucraina. Ma qualsiasi documento da lui firmato può essere contestato per la sua illegittimità». Nel corso del consueto briefing con la stampa, Peskov ha anche chiarito che l’avvertimento di J.D. Vance non rappresenta un ultimatum per Mosca. Del resto, l'inviato di Trump, Steve Witkoff, sarà venerdì a Mosca per un nuovo incontro con Putin. Il vicepresidente americano, durante la sua visita in India, aveva esortato Ucraina e Russia a raggiungere un accordo sullo scambio di territori per arrivare a un cessate il fuoco, affermando che in caso contrario gli Stati Uniti si ritireranno da qualsiasi negoziato. La presa di posizione del numero due americano ha provocato non poca irritazione a Londra e Parigi. «Spetta all’Ucraina decidere del proprio destino», ha fatto sapere un portavoce di Downing Street. «Il rispetto dell’integrità territoriale e della vocazione europea dell’Ucraina sono esigenze molto forti degli europei» ha invece comunicato l’Eliseo.
John Elkann (Getty Images)
Francois Bayrou (Getty Images)