2024-11-11
Wolfgang Münchau: «La crisi della Germania è strutturale»
L’analista: «I dazi di Trump colpiranno soprattutto Berlino, che oggi ricorda l’Italia dopo l’ingresso nell’euro. Il Patto di stabilità europeo si romperà. In Francia alla politica fiscale del governo manca il consenso sociale».«La Germania è caduta in quella che io chiamo una crisi strutturale. Molto simile a quanto avvenuto in Italia dopo l’ingresso nell’area euro nel 1999. Uno spostamento permanente verso una crescita più bassa. Ho notato che le previsioni a cinque anni più recenti sono tuttavia grosso modo le stesse. Parliamo dello 0,7%. Veramente poca cosa».Chi mi parla è Wolfgang Münchau, già columnist del Financial Times ed oggi a capo di Euro Intelligence. Importante e prestigioso servizio di analisi economiche e finanziarie per la business community internazionale. Ora in libreria anche con Kaput: la fine del miracolo tedesco. I numeri appena usciti da Eurostat ci dicono che l’economia tedesca nel terzo trimestre è cresciuta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. È la cosiddetta crescita congiunturale. Mentre è diminuita dello 0,2% rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso. È la cosiddetta decrescita tendenziale. Ma le percentuali non sono così significative. Mentre è significativo quello che è avvenuto negli ultimi sette giorni: da una parte la vittoria di Trump negli Stati Uniti e dall’altra il licenziamento del ministro delle finanze Lindner da parte del cancelliere Scholz. Saranno molto probabili le elezioni anticipate in Germania.Nel 2035 la produzione di auto con motore a scoppio terminerà e la Commissione Ue al momento sembra respingere qualsiasi richiesta di cambiamento della normativa. Le case automobilistiche dovranno pagare multe salatissime, non riuscendo a rispettare i limiti di emissione di CO2 imposti già a partire dal 2025. Si stima nell’ordine di 10-15 miliardi di euro. Il tutto perché non si vendono abbastanza auto elettriche. Le chiedo se questa posizione così dura della Commissione sia in qualche modo reversibile.«La situazione è a mio avviso reversibile e la Germania farà tutto quanto nelle sue possibilità per proteggere l’industria tedesca dal pagamento di queste multe. Sospetto anche che Friedrich Merz, il prossimo e più probabile cancelliere tedesco, cercherà di fare tutto quanto nelle sue possibilità per rinviare la scadenza del 2035 quale data limite per smettere di produrre auto a benzina. Ma sarebbe una pseudo soluzione. Il problema per l’industria automobilistica tedesca non è tanto la scadenza del 2035, ma il divario tecnologico e di produttività con i concorrenti cinesi».Le case automobilistiche tedesche hanno in qualche modo cambiato idea o comunque strategia a proposito delle auto elettriche?«Hanno completamente sbagliato i loro calcoli. Sia per quanto riguarda gli investimenti necessari che per quanto riguarda le potenzialità di mercato. Hanno puntato su auto costose, ma la domanda è forte solo per le auto a basso costo, come appunto quelle costruite in Cina».Lei ha scritto che l’austerità è una pessima idea per i politici. Un suicidio. Questo significa che il neonato governo francese che propone una politica di lacrime e sangue non durerà molto. O sbaglio?«Questa sarebbe la conseguenza. L’austerità imposta da Mario Monti dovrebbe essere da monito e non solo per gli italiani. L’esperienza degli ultimi dieci anni ha dimostrato che i governi che impongono l’austerità non durano molto. La ragione è che la impongono nel modo sbagliato. Tagliano gli investimenti, con il risultato di deprimere la crescita economica. La strada per imporre l’austerità è quella di passare attraverso riforme strutturali. In Francia, ad esempio riformando il settore pubblico che ha personale in eccesso».La Francia, o qualche altro grande Paese europeo, sarà costretta a chiedere modifiche al neonato Patto di stabilità e crescita?«La Commissione ci proverà sicuramente. Credo che il percorso di aggiustamento di sette anni previsto dal neonato Patto per ridurre l’indebitamento sia molto difficile da rispettare. Se gli Stati membri non lo rispettassero, il Patto sarebbe definitivamente morto. Cercheranno di evitarlo. Il problema sarà come finanziare le spese supplementari necessarie, ad esempio, ad aumentare il budget delle forze armate. Queste dovrebbero provenire dal bilancio ordinario secondo le regole dell’Ue. È un conflitto non facilmente risolvibile. La mia ipotesi è che il Patto si romperà, dati i prevedibili rischi fiscali che ci attendono».I popolari (Cdu e Csu) probabilmente vinceranno le elezioni nel 2025 e dovranno governare in Germania. Ma per fare cosa e con chi?«Le scelte possibili dipenderanno principalmente dai numeri. In questo momento, l’unica opzione aritmetica possibile è un’altra grande coalizione con la Spd. Sarebbe la stessa coalizione che peraltro ha messo la Germania nei guai legando la sua economia a quella di Russia e Cina».L’agenda dell’Unione europea, ammesso che ne esista una, sarà toccata dal ritorno di Trump alla Casa Bianca? E se sì come?«Sicuramente. L’ultima volta che è stato alla Casa Bianca, Trump “ha molto abbaiato ma non ha morso” come direste voi in Italia. Questa volta, è più preparato. Non credo che si ritirerà dalla Nato, ma chiederà un aumento della spesa per la difesa addirittura al 3% del Pil. E questa diventerà una profezia che si autoavvera. Se rinuncerà alla volontà di difendere gli Stati “inadempienti”, i costi della spesa per la difesa in Europa aumenteranno drasticamente. L’effetto più importante ed immediato saranno però i dazi (o le tariffe come le chiamano là in America) soprattutto per la Germania. Pessima notizia Si aggraverà la recessione».Lei ha scritto che la Russia sta vincendo la sua guerra in termini economici. Perché le sanzioni hanno fallito?«Le sanzioni hanno fallito perché abbiamo sopravvalutato la nostra capacità di cooptare il resto del mondo in questa scelta. Gli Stati Uniti hanno simultaneamente imposto sanzioni alla Cina per altre ragioni. Questo è stato un atto che ha spinto la Cina e la Russia ad avvicinarsi fra loro. L’Iran e la Corea del Nord fanno parte di quello stesso club. Gli altri Paesi Brics, il Sudafrica, il Brasile e l’India, vogliono peraltro mantenere la loro indipendenza. Abbiamo anche sottovalutato le catene di approvvigionamento dei Paesi terzi. Non ci sono carenze di iPhone o auto Mercedes a Mosca perché provengono da Paesi terzi come il Kazakistan. Abbiamo anche sottostimato la capacità della Russia e della Cina di costruire sistemi di pagamento alternativi. Stanno usando la tecnologia blockchain. La nostra capacità di costringere gli altri sulle nostre scelte è ridotta dalla tecnologia moderna».A chi toccherà finanziare la ricostruzione dell’Ucraina una volta che la guerra sarà terminata? Se toccasse all’Unione europea come potrebbe essere finanziato questo sforzo, viste le nostre regole di bilancio?«Ovvio che toccherebbe all’Ue, compresi i Paesi che attualmente sono beneficiari netti del bilancio pluriennale europeo, come la Polonia e gli altri Paesi dell’Europa orientale. Il problema è che l’unico Paese con un ampio spazio fiscale è la Germania. Ma la volontà politica di finanziare unilateralmente la ricostruzione dell’Ucraina non è forte. I tedeschi sono particolarmente sensibili alle argomentazioni secondo cui toccherebbe soprattutto a loro perché sono gli unici a disporre di uno spazio fiscale adeguato».Una volta terminata la guerra, i gasdotti Northstream 1 e 2 torneranno in funzione? O il gas russo sarà della Cina e dell’India?«No perché i gasdotti rimarranno come sono. Ma il gas russo Lng sarà disponibile sui mercati mondiali per chi lo vorrà».Da dove verrà l’energia di cui l’Europa avrà bisogno una volta terminata la guerra in Ucraina?«L’Europa diventerà più autosufficiente grazie alle energie rinnovabili, mentre il resto sarà fornito sotto forma di gas. Costoso!».In questo momento l’economia italiana sembra performare un po’ meglio di quella dei suoi competitor. Questa tendenza sembra durare dalla fine della pandemia. Il Covid ha cambiato le gerarchie tra le economie dell’Unione europea?«Non ne sarei così sicuro. Credo che l’Italia abbia avuto una performance relativamente buona grazie al Superbonus, ora terminato. Ed al Recovery Fund. Non credo che il Pnrr abbia aumentato il potenziale di crescita dell’Italia tanto quanto si sperava però. Do credito alle previsioni del Fondo monetario internazionale. Uno 0,7% di crescita nel lungo termine è realistico, e non è tanto».In questo momento il debito sovrano italiano paga rendimenti più alti di quelli della Francia e della Spagna. Gli investitori valutano correttamente il rischio? Dovrebbero considerare anche il debito privato ed estero, non solo quello pubblico?«Penso che siano in generale troppo ottimisti su tutto il debito denominato in euro. Prevedo rischi fiscali per l’intera area dell’euro in futuro. Questi non sono valutati appieno. Sono particolarmente preoccupato per la traiettoria fiscale della Francia. Non concordo sul fatto che la Francia abbia un consenso popolare sufficientemente forte per sopportare una politica fiscale severa».L’euro è ancora un buon affare per la Germania o qualcosa è cambiato?«L’euro è una realtà. Non scomparirà. La Germania ci guadagna troppo in termini di surplus delle partite correnti e di saldo Target 2. Una sua uscita sarebbe paralizzante. I problemi economici della Germania non hanno comunque nulla a che vedere con l’euro».
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)