2021-05-27
Ricciardi perde la faccia. Ora loda le riaperture però invocò 5 lockdown
Solo a marzo diceva: «Chiusura totale». E adesso elogia il rischio calcolato. Galli da matti: «Mai previste catastrofi».«Sostanzialmente stiamo andando bene, quello che è stato fatto nelle ultime due-tre settimane in Italia, con il rischio ragionato, ha funzionato e ha portato a buoni risultati». Parola di Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute (e dell'Iss francese da pochi giorni). Colui che, da novembre a marzo, ha chiesto una volta al mese il lockdown. Salvo accorgersi, come molti altri chiusuristi, che il ritorno di ristoranti, bar, palestre e gite, non ha provocato la strage che loro paventavano.Eccola, la carrellata di appelli accorati di Ricciardi. Giorno 9 novembre 2020: «Serve il lockdown delle città, ultimo tentativo prima di chiudere tutto il Paese». Giorno 21 dicembre 2020: «Serve subito un lockdown di due mesi». Giorno 15 gennaio 2021: «Serve un lockdown per tre o quattro settimane». Giorno 14 febbraio 2021, San Valentino col Covid, ma con qualche sprazzo di ragionevolezza in più: dalla serrata totale si passa all'esortazione a «lockdown brevi e mirati» e a «testare e tracciare in modo efficace». Misura che lo stesso Ricciardi, esattamente un anno prima, sconsigliava, puntando il dito sui test a tappeto del Veneto e spiegando che bisognava tamponare soltanto i sintomatici. Come nel romanzo di Robert Louis Stevenson, di «ultimi guappi» ce ne sono due: il dottor Ricciardi e mister Walter. E non è finita. Giorno 9 marzo 2021. Famiglia Cristiana domanda all'esperto: serve il lockdown? Lui risponde: ci vuole «una chiusura dura e concentrata nel tempo», di «poche settimane». Poi, in lockdown c'è finito proprio Ricciardi, che con l'avvento del governo Draghi ha diradato le uscite pubbliche. Fino all'illuminazione: con le aperture, nessuna ecatombe. Se n'è accorto anche Massimo Galli, uscito da un breve embargo televisivo per tornare nel salotto di Bianca Berlinguer. Alla quale, civettuolo, ha giurato: «La tv non mi è mancata». Il prof del Sacco di Milano era quello che salutava così il decreto 26 aprile: «Rischio calcolato? Calcolato male». Galli si è concesso, sì, un «sospiro di sollievo», ma non ha rinunciato a qualche puntarella tragica: «Si infettano in modo asintomatico molte persone e questo è un problema». Be', meglio di quando finiscono in ospedale. Virus sparito nel 2022? «Mi sembra un'ipotesi campata in aria». Immunità di gregge? «Rimango perplesso». I vaccini? «Sono arrivati molti elementi di variazione» nel virus. E poi «non si è ragionato sulle strategie alternative per coloro che non hanno una risposta immunitaria dopo il vaccino». Più che Galli, gufi. Con etereo candore, il luminare ha avuto persino il coraggio di dire: «Non ho previsto catastrofi». Toh: all'improvviso, i profeti di sventura del Covid si sono volatilizzati. Persino Nino Cartabellotta, che vaticinava una «inevitabile» risalita dei contagi dal 15 maggio, dopo l'articolo con cui La Verità l'ha inchiodato al suo ennesimo pronostico sgangherato, ha provato a twittare: «Le stime sull'evoluzione della pandemia devono sempre considerare il worst case. Non è pessimismo o catastrofismo, ma principio di precauzione». Chiaro? Per andare in tv, le sparano grosse: morirete tutti. Se sopravvivete, era «principio di precauzione». Chi di voi, quando prende la macchina, non pensa: è «inevitabile» crepare in un incidente? Avrà ragionato così, Fabrizio Pregliasco: «Un rialzo» delle infezioni «ce lo aspettiamo, un colpo di coda di virus dovuto a tutte queste riaperture ci potrebbe essere».I telepredicatori in camice bianco vanno capiti: se sparisce l'epidemia, sparisce la fama. E allora, s'attaccano a tutto: calano i contagi? Ci sono i morti. Calano i morti? Ci sono gli asintomatici. Non si trovano gli asintomatici? Spuntano le varianti. Andy Warhol, lui sì, aveva azzeccato una previsione: un quarto d'ora in più di Covid è un quarto d'ora in più di celebrità.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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