2023-06-17
La Von der Leyen ha paura del voto e spende il doppio in comunicazione
Ursula Von Der Leyen (Getty Images)
In vista delle elezioni del 2024 che vedono la sinistra in svantaggio, il budget della Commissione passa dagli attuali 30 a 60 milioni. Gli stanziamenti serviranno ad aggiungere altri filtri all’informazione web. Dal prossimo gennaio la Commissione Ue ha programmato di raddoppiare i fondi destinati alla comunicazione. Il budget passerà dagli attuali 30 a 60 milioni di euro. La notizia diffusa ieri da Politico ha subito diffuso malumori. Il giornale ha fatto notare che tra i deputati tedeschi si è diffusa la voce di un singolo contratto a una società tedesca dal valore addirittura di 5 milioni. Non bisogna dimenticare che Ursula von der Leyen è tedesca e ha una storia alle spalle di fondi da dover giustificare. Basta andare indietro ai tempi della pandemia, agli sms con il capo di Pfizer mai diffusi e, ancora più in là nel tempo, quando era ministro della Difesa. Sinceramente la scarsa trasparenza dei flussi di uscita del denaro è l’ultimo dei problemi. Non ci vuole tanto a capire che il primo semestre del 2024 sarà bollente e in piena campagna elettorale. La Von der Leyen è pronta a ricandidarsi e, al di là del riavvicinamento che sta tentando con il centrodestra (vedi apertura all’Italia sulla questione tunisina), fornire alla Commissione da lei presieduta il doppio dei fondi significa garantirsi molti amici e soprattutto fornire notevoli fondi per gli interventi digitali. Infatti, la scelta di mettere a terra ben 60 milioni di euro ha due livelli di lettura. Il primo riguarda appunto l’imminente campagna elettorale e la grave scelta di prendere i soldi sottraendoli ad altre voci di spese. Sempre secondo le indiscrezioni diffuse ieri da Politico, i 30 milioni aggiuntivi arriveranno dai budget per l’agricoltura, per la ricerca e persino dall’Erasmus. Il che è la perfetta sintesi del Vecchio Continente: tolgo denaro là dove permetto ai giovani di studiare e magari farsi una idea e li aggiungo all’informazione digitale con la speranza di indottrinarli meglio. E qui viene il punto dolente. E il secondo livello di lettura della notizia. Il prossimo anno l’Europa avrebbe comunque pianificato l’ampliamento della struttura di controllo delle fake news che la Commissione chiama sostegno alla buona informazione. Riferendosi a quella diffusa da Gianni Riotta, per capirsi. Per capire meglio che cosa accadrà su questi temi e sul controllo sempre più stringente della informazione politica bisogna tornare al 2020, appena prima che scoppiasse la pandemia. A metà febbraio la Commissione ha reso pubblico il piano al 2030 per la trasformazione digitale del Continente. I chiarimenti spuntano dal documento «Plasmare il futuro digitale dell’Europa» che ha il chiaro obiettivo di consentire il ricorso a una vera «identità elettronica (eId) pubblica universalmente accettata», multiuso e impiegabile per: 1 «migliorare il processo decisionale pubblico e privato»;2 evitare «tentativi di manipolazione dello spazio dell’informazione»; 3 supportare il Green deal «monitorando dove e quando c’è maggiore domanda di energia elettrica»;4 modernizzare la struttura economica e finanziaria; 5 avere uno «spazio europeo dei dati sanitari».Da allora, la centralità dell’identità digitale pubblica si è poi rapidamente estrinsecata con atti formali del tutto paralleli a quelli che hanno portato all’elaborazione e all’implementazione dell’infrastruttura tecnologica del green pass. Tant’è che la Commissione, nel marzo del 2021, ha rilasciato ulteriori strategie digitali per il prossimo decennio, indicando nella riforma eIdas il perno di azioni di massiccia informatizzazione che andranno fatte a tutti i livelli, specie nei servizi pubblici secondo il modello di governo come piattaforma (Government as a Platform). Successivamente, agli inizi di giugno del 2021, cioè nel pieno dell’iter approvativo del green pass italiano, c’è stato l’annuncio della creazione di portafogli europei di identità digitale, cioè certificazioni di credenziali personali da conservare su wallet dotati di firme crittografiche sotto forma di Qr code, in grado di collegare le identità digitali nazionali degli utilizzatori con la prova di altri attributi personali (conto bancario, titoli di studio). Allo stesso tempo, è stata varata la proposta di modificazione del regolamento eIdas, incentrata su wallet europei interoperabili di identità elettronica, nonché una raccomandazione agli Stati membri; i quali sono chiamati a realizzare, nell’ambito delle azioni di e-governament dei loro piani di Recovery e resilience, i lavori preparatori necessari per dotarsi di architettura tecnica, standard, linee guida e best pactice per costruire sistemi di identità elettronica basati su wallet europei di identità digitale. Scusate se ci siamo dilungati nel tecnicismo. In pratica, sono stati messi in atto tutti gli accorgimenti per rendere la blockchain, sottostante il green pass, permanete. Quanto è successo nella seocnda fase della pandemia e più recentemente con il green pass sanitoario a livello europeo è noto a tutti. Proprio per questo è bene tornare al febbraio 2022 e pescare tra i 5 punti chiave del documento il numero 2: «Evitare tentativi di manipolazione dello spazio dell’informazione». L’ide della Commissione è proprio quella di destinare più soldi al controllo online per evitare le cosiddette fake news. Che sicuramente esistono ma come abbiamo visto negli ultimi anni sempre più spesso per la Commissione e il gruppo socialista rappresentano semplicemente quelle notizie che non vogliono vedere pubblicate. Il rischio che il controllo dell’informazione da parte dell’Ue si traduca in propaganda è più che concreto. Più le piattaforme digitali si evolvono e più sarà facile stringere i filtri. E 60 milioni aiuteranno sia a stringer ei filtri sia a favori una parte politica piuttosto che l’altra.
(Ansa)
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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