2025-03-08
Il raduno dei volenterosi di Macron spacca l’Unione. Roma va a vedere le carte
Parigi riceverà tre Stati membri (Germania, Italia, Polonia) e il Regno Unito. Potrebbe aggiungersi la Romania. Matteo Salvini: «Mai un esercito guidato dal matto».La coalizione «dei volenterosi» si vedrà a Parigi martedì prossimo. I protagonisti sono il presidente francese, Emmanuel Macron, sempre più prima donna e il premier britannico, Keir Starmer. Un vertice, nel caso in cui esistessero ancora dubbi, che nulla ha a che fare con l’Europa perché a partecipare per il momento sono previsti solo cinque governi di cui uno - la Gran Bretagna - che neanche fa parte dell’Unione europea. Saranno i ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito a incontrarsi per «coordinare la loro azione a sostegno di Kiev». A ufficializzare il vertice, il ministro francese delle Forze armate, Sébastien Lecornu, il cui ufficio ha spiegato: «Mentre i capi di Stato europei hanno ripetutamente affermato che la pace in Ucraina deve essere raggiunta con la forza, e alla luce della recente decisione americana di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina, i ministri discuteranno sulle modalità per coordinare l’azione dei nostri Paesi a sostegno di Kiev». Inoltre «discuteranno anche del necessario riarmo dell’Europa e dei nostri rispettivi Paesi, essenziale per garantire la nostra sicurezza collettiva a lungo termine». È la terza volta che i ministri della Difesa di questi cinque Paesi si incontrano di persona in questo formato, dopo una prima sessione a Berlino a novembre e una seconda in Polonia a gennaio. L’appuntamento per i ministri è mercoledì 12 marzo, il giorno seguente alla riunione organizzata da Macron insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con i capi di Stato maggiore dei Paesi «volenterosi», sempre a Parigi. Mercoledì sera, in occasione del suo intervento tv dinanzi alla nazione, Macron aveva già annunciato il summit con i capi operativi dei grandi eserciti continentali, per dibattere di un eventuale «dispiegamento di forze europee» in Ucraina. Non è chiaro ancora chi parteciperà a questa riunione più tecnica e meno politica oltre ai cinque Paesi già citati. Tra gli altri ci dovrebbe essere anche la Romania, che «non invierà truppe di mantenimento della pace in Ucraina», ma «parteciperà al vertice dell’11 marzo a Parigi, annunciato dal presidente francese». Il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan ha spiegato: «Penso che parteciperanno anche i rappresentanti romeni. Non perché manderemo truppe sul campo ma perché la Romania è ancora oggi un polo logistico affinché queste truppe possano raggiungere l’Ucraina, se necessario». Nonostante il dichiarato scetticismo, Giorgia Meloni ha deciso di far partecipare il governo italiano. Martedì 11 marzo ci sarà il capo di Stato maggiore, il generale Luciano Portolano a discutere con i suoi omologhi dei possibili scenari, mentre mercoledì, nell’antica abbazia reale di Val-de-Grâce con gli altri ministri della Difesa, ci sarà anche Guido Crosetto. La linea di Meloni non cambia ma deve aver valutato che in questi tavoli è meglio esserci che non esserci. Roma vorrebbe una missione sotto l’ombrello dell’Onu, con una risoluzione al Consiglio di sicurezza votata anche dalla Russia e si esclude che «in questo quadro» possano essere inviati soldati italiani, ma il premier ha precisato: «Altro discorso sono le missioni di peacekeeping, anche se non mi sembra sia la proposta di cui si sta parlando».Il ruolo di Macron e il modo in cui si è posto non convince, ma per trattare una soluzione differente è necessario andar a capire di cosa si tratti nello specifico. Diversa la modalità del vicepremier Matteo Salvini che ribadisce: «La linea del governo è compatta, non c’è nessuna ipotesi di invio di militari italiani, non c’è nessuna ipotesi di usare i fondi di coesione invece che per sviluppare i territori per comprare armi, vogliamo investire in sicurezza nazionale, quindi se serve comprare equipaggiamento e mezzi e personale per la Guardia costiera, per l’aviazione, per la Marina, per l’esercito per la polizia e per i carabinieri, ben vengano, però l’esercito europeo comandato da quel matto di Macron che parla di guerra nucleare, no, mai». Poca diplomazia nel linguaggio di Salvini , ma la sostanza è quella di sempre: «Il coinvolgimento dell’Ucraina nei negoziati è fondamentale, è fondamentale avere l’Ucraina al tavolo dei negoziati, mi sembra che Zelensky, riconoscendo il protagonismo di Trump, abbia fatto cosa saggia. Ripeto, Zelensky chiede la pace, Trump lavora per la pace, Putin vuole la pace, a Bruxelles e a Parigi c’è qualche matto che agisce per convenienza, per sopravvivenza politica. Io penso che Macron abbia la disperata esigenza di dare un senso alla sua ancor breve permanenza alla guida della Francia, però non lo faccia a nostre spese, non lo faccia a spese dei nostri figli». L’Eliseo per il momento ha preferito non rispondere. Intanto Mosca ha dichiarato che non accetterà truppe Nato sul suolo ucraino, rifiutando la proposta dei Paesi europei di mettere insieme una «coalizione di volenterosi» per contribuire a monitorare qualsiasi accordo di pace. Non si oppone, invece, al fatto che Paesi come la Cina, che sono stati neutrali nel conflitto, dispieghino forze in Ucraina.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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