2021-07-03
Vogliono isolare chi non è vaccinato. «Dad e chiusure solamente per loro»
L'Emilia garantisce la scuola in presenza solo per gli alunni immunizzati. Matteo Bassetti: «Lockdown mirato per chi si sottrae» Li aspettavamo al varco. Alla faccia della risoluzione del Consiglio d'Europa, che raccomanda «nessuno venga discriminato se non vaccinato», tecnici, burocrati e virologi sono concentrati a penalizzare chi sceglie di non immunizzarsi. Non contenti di far pagare a caro prezzo i tamponi che servono per viaggiare, ma anche per andare a trovare la nonna o il genitore nella Rsa mentre i vaccini sono gratuiti, i crociati del siero anti Covid non risparmiano nemmeno i bambini. Ripetono che il vaccino ai giovanissimi non farebbe male (quello di Pfizer è stato autorizzato per la fascia 12-15 anni dopo trial su appena 2.260 adolescenti), ma visto che non riescono a convincere abbastanza genitori, adesso cominciano a utilizzare l'artiglieria pesante. Colpiscono il diritto allo studio, l'esempio più vergognoso arriva dall'Emilia Romagna dove il rientro in aula degli studenti potrebbe essere condizionato dall'aver fatto o meno la doppia dose di vaccino. «Già oggi abbiamo il personale vaccinato oltre l'80%, avendo anche la possibilità di vaccinare i ragazzi potremmo iniziare la scuola a settembre in maniera sicura», ha dichiarato l'assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini. Per chiarire meglio il concetto, che asfalterebbe il diritto all'autodeterminazione di centinaia di migliaia di famiglie, Donini ha spiegato che in questo modo «qualora anche vi fossero focolai in classe o scenari epidemiologici molto diversi da quelli favorevoli che stiamo vivendo in queste settimane, i ragazzi che sono vaccinati hanno tutte le condizioni per rimanere in classe e quindi superare l'esperienza della Dad». Tutti gli altri, invece, che mamme e papà non si sentiranno di vaccinare, saranno condannati alla didattica a distanza in nome di un principio assolutistico elaborato nella rossa Emilia, ma che troverà terreno fertile in altre Regioni. Basterà veicolare l'idea dell'assessore della giunta Bonaccini, che «solo così», cioè con tutti vaccinati, «la scuola potrà affrontare la ripartenza senza più ricorrere alla didattica a distanza», per togliersi ogni altra seccatura legata al rientro a scuola. Passeranno in secondo piano il nodo dei trasporti non ancora risolto, l'incognita su come effettuare test salivari per uno screening periodico tra gli alunni, così pure i mancati adeguamenti strutturali degli edifici scolastici per evitare le classi pollaio e permettere l'areazione di 400.000 aule, senza per forza tenere aperte le finestre anche d'inverno. Sulla qualità dell'aria indoor negli spazi scolastici da mesi si ripete che bisogna investire, garantendo impianti che assicurino il ricambio, ma se vacciniamo gli alunni che bisogno c'è di affannarsi tanto a mettere in sicurezza la scuola, almeno dal prossimo anno scolastico? Per quelli che non si faranno inoculare il farmaco, la Dad sarà la giusta punizione secondo la logica distorta dell'assessore emiliano, che sembra ignorare le pesanti ripercussioni psicologiche e sociali subite da chi è stato costretto a studiare non in presenza. «Il periodo trascorso dagli studenti in didattica a distanza equivale a un periodo di mancato apprendimento», ha segnalato Anna Maria Ajello, presidente Invalsi, l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, nel corso di un recente convegno a Napoli dall'associazione Scuole aperte Campania. E la difficile sopravvivenza del diritto all'istruzione in emergenza sanitaria è stata rilevata dal magistrato di Cassazione Sergio Gallo secondo il quale la «tirannia del diritto alla salute» ha fagocitato altri diritti costituzionali di pari importanza. Stanno facendo un'operazione molto simile cercando di imporre il vaccino per poter studiare a scuola, non da casa. Quanto a metodi coercitivi, la sfida ormai è aperta a chi suggerisce le peggiori discriminatorie. Nell'agone si è buttato pure l'infettivologo Matteo Bassetti, prospettando che «si arriverà a un punto in cui si dirà: il lockdown riguarda i non vaccinati». Questa è dunque la brillante soluzione trovata dal primario di malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, in caso di una nuova ondata di contagi Covid il prossimo autunno. Il ragionamento prendeva le mosse dalla solita questione dell'immunità di gregge, messa a rischio secondo il professore dalla variante delta e dal fatto che a ottobre potrebbe non essere vaccinato l'85% della popolazione. «Se noi avremo, e mi auguro di no, il 30% degli italiani non vaccinati vuol dire che avremo 16-17 milioni di persone potenzialmente suscettibili ed è troppo», avverte l'esperto, che per fortuna è contrario a un lockdown: «Io credo che non ci possiamo permettere delle chiusure, sarebbe troppo grave». Come se ne verrà fuori, allora? E qui Bassetti ha dato il meglio di sé: «A quel punto bisognerà inasprire ulteriormente le misure nei confronti di chi non si vaccina: sei non vaccinato? Non esci. Hai deciso di non vaccinarti, di mettere a rischio la tua salute, ma anche quella degli altri? Bene, i vaccinati faranno una vita normale, i non vaccinati si chiuderanno in casa». L'ha detto tutto di un fiato, quello che passa per la testa sua e di tantissimi altri, virologi, politici, venditori di farmaci, opinionisti, persone in buona e in mala fede che però non hanno il coraggio o la spudoratezza di dirlo così apertamente. E meno male che non ha minacciato «mettiamoli tutti su un'isola», in un lazzaretto per sani refrattari a immunizzarsi con un vaccino sperimentale. Però non disposti a farsi curare con tachipirina e vigile attesa in caso di contagio da Covid, «che i vaccini non riusciranno a debellare», ricordava pochi mesi fa il presidente dell'Aifa, Giorgio Palù, e che come tutti i virus che hanno una letalità relativamente bassa «tende a coesistere. I virus sono parassiti obbligati e non hanno interesse a estinguersi, quindi a uccidere l'ospite e a essere letali».
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