2019-08-27
Vivendi va all’offensiva giudiziaria contro i piani olandesi di Mediaset
Il gruppo francese vuole bocciare il riassetto che prevede la fusione del Biscione e della controllata spagnola nella nuova holding. E presenta al Tribunale di Milano un ricorso urgente a tutela del proprio diritto di voto.Alla fine Vivendi si è messo di traverso. Il gruppo francese, infatti, intende bocciare il piano di riassetto di Mediaset, che prevede la fusione del Biscione e della controllata spagnola Mediaset Espana nella nuova holding olandese MediaForEurope (Mfe) e l'introduzione del voto maggiorato, alla prossima assemblea degli azionisti del 4 settembre.A spiegarlo è una nota del gruppo francese che fa capo alla famiglia Bollorè, che rende noto di aver presentato una richiesta al Tribunale di Milano diretta a ottenere un provvedimento urgente per vedersi tutelato il diritto sia di poter partecipare all'assemblea, sia di poter votare con il proprio 9,99%, vista la decisione con cui il consiglio di amministrazione di Mediaset le ha impedito di votare all'ultima assemblea degli azionisti che si è tenuta il 18 aprile 2019.Vivendi intende votare «no» alla fusione, spiega il colosso francese, «dopo aver valutato il venir meno dei diritti per gli azionisti di minoranza, e in particolare per Vivendi, alla luce dello statuto proposto per la nuova società Mfe».Lo scorso giugno il cda del gruppo di Cologno Monzese guidato dall'ad Pier Silvio Berlusconi e quello di Mediaset Espana avevano proposto ai rispettivi azionisti la costituzione di una nuova holding attraverso la fusione delle due società. Il veicolo, interamente e direttamente controllato da Mediaset, prenderà il nome di Mfe-Mediaforeurope Nv.La capogruppo, sarà quotata a Milano e Madrid, controllerà il 100% delle due reti in Italia e Spagna, oltre alla quota del 9,6% di ProSiebenSat1 comprata di recente da Mediaset e avrà sede legale ad Amsterdam e quella fiscale in Italia. La holding della famiglia Berlusconi, Fininvest, avrà circa il 36% della nuova società e diritti di voto intorno al 50%.Del resto è proprio questo il terreno di scontro tra il Biscione e Vivendi. L'azienda guidata da Pier Silvio Berlusconi negli ultimi mesi sta facendo di tutto per ridurre il potere che il gruppo presieduto da Vincent Bollorè ha in Mediaset. Il 18 aprile scorso, infatti, all'interno di una assemblea straordinaria di Mediaset, il gruppo di Cologno Monzese aveva dato il via libera al regolamento per il voto maggiorato. Si tratta di una norma per cui le società quotate possono prevedere nei loro statuti di premiare i soci che abbiano acquistato e detenuto azioni senza interruzione per un periodo di almeno 24 mesi con la concessione nei loro confronti di un diritto di voto maggiorato, al massimo doppio. Lo scopo di questa regola è quello di premiare l'azionariato stabile, quello più interessato alla gestione e meno alla speculazione.In questo modo, quando entro fine anno Mfe sarà costituita, ogni azionista Mediaset riceverà un'azione ordinaria Mfe per ogni titolo Mediaset in portafoglio. Ogni azionista di Mediaset Spagna (a eccezione di Mediaset, poiché le azioni detenute in Mediaset Spagna saranno annullate) riceverà 2,33 azioni ordinarie Mfe per ogni azione detenuta. Così facendo Fininvest avrà almeno il 50% dei diritti di voto, e i francesi si troveranno diluiti e con meno potere.Che tra le due società ci sia un clima teso, d'altronde, lo si capisce anche dall'esposto che il 22 agosto Mediaset ha depositato presso la Consob per denunciare alle autorità di vigilanza che Vivendi stava nuovamente agendo per deprimere il corso di Borsa del titolo.Secondo il j'accuse del gruppo di Cologno Monzese, «Vivendi ha fatto filtrare notizie non confermate con l'evidente intento di screditare tanto il merito dell'operazione di fusione transfrontaliera deliberata dai consigli di amministrazione di Mediaset e Mediaset España lo scorso 7 giugno, quanto la possibilità di realizzarla», spiega una nota di Mediaset. «Si tratta di un comportamento illecito che danneggia Mediaset, Mediaset Espana e i loro azionisti, che si trovano a fronteggiare un andamento del titolo fortemente condizionato da rumors indotti ad arte».La stessa segnalazione trasmessa a Consob era stata trasmessa anche all'Agcom, perché quest'ultima potesse monitorare i comportamenti di Vivendi.Intanto però la guerra tra i due colossi delle telecomunicazioni non pare aver preoccupato troppo i mercati. Ieri il titolo del gruppo francese ha chiuso in lieve flessione dello 0,31% a 25,33 euro. Al contrario, ieri il titolo Mediaset ha chiuso le contrattazioni in salita dell'1,4% a 2,97 euro. In parole povere, probabilmente anche spinto da un contesto di mercato positivo (Piazza Affari ha chiuso in rialzo a +0,99%), sul titolo Mediaset non c'è stata alcuna reazione. Come spiega un gestore finanziario all'agenzia Mf-Dowjones, «il mercato si aspettava questa notizia», quindi è già stata «scontata» dagli investitori.In effetti, con l'occasione della fusione, Fininvest rafforzerebbe la presa su Mediaset senza il bisogno di una ben più salata offerta pubblica di acquisto. Vivendi, però, al momento non ci sta. Soprattutto ora che il Biscione si sta trasformando in un polo europeo della tv con radici in Italia, Spagna e anche Germania, dopo l'affare Prosiebensat.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.
Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)