2020-09-04
Vivendi batte Mediaset alla Corte Ue. Ma il Biscione ora punta la rete unica
Vincent Bolloré (Getty images)
Giudicata illegittima la norma che impediva ai francesi di detenere il 28% del capitale del gruppo. La risposta: «Se si aprissero possibilità di convergenza tra tlc e tv valuteremo ogni nuova opportunità».«La disposizione italiana che impedisce a Vivendi, controllata da Vincent Bolloré di acquistare il 28% del capitale di Mediaset è contraria al diritto dell'Unione». La Corte di giustizia Ue ha accolto così il ricorso dei francesi sul Tusmar (Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici) della legge Gasparri. Secondo la sentenza emessa ieri, la norma italiana al centro del ricorso «costituisce un ostacolo vietato alla libertà di stabilimento, in quanto non è idonea a conseguire l'obiettivo della tutela del pluralismo dell'informazione».Facciamo un passo indietro. Dopo la scalata di Vivendi nel capitale di Mediaset a fine 2016, che aveva portato il gruppo francese al 28,8%, il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi si era rivolto al Garante delle comunicazioni sostenendo che la posizione di Vivendi fosse in violazione delle norme italiane a difesa del pluralismo dell'informazione a causa del 23,9% già detenuto dai francesi in Telecom Italia. L'Agcom nell'aprile 2017 aveva imposto a Vivendi di scegliere se congelare sotto il 10% la quota in Tim o in Mediaset e i francesi avevano ottemperato alla disposizione trasferendo a Simon fiduciaria il 19,19% di Mediaset e mantenendo, dunque, una posizione inferiore al 10%. Vivendi aveva però impugnato la delibera Agcom al Tar del Lazio che si era rivolto alla Corte di giustizia Ue per verificare la compatibilità delle norme italiane con l'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativo alla libertà di stabilimento. Il Tar ha quindi sospeso il proprio giudizio in attesa della sentenza dei giudici in Lussemburgo che si sono espressi ieri. Adesso la palla torna in Italia al nostro tribunale amministrativo. I francesi hanno accolto con «molta soddisfazione» la sentenza, la cui decisione è «totalmente in suo favore», mentre a Cologno Monzese ne hanno preso atto e hanno rilanciato, dicendosi pronti a guardare al dossier della rete unica, che ha fatto importanti passi avanti nei giorni scorsi con un memorandum fra Tim e Cdp. «Se, al contrario di quanto prevede oggi la legge italiana», spiega il gruppo controllato da Fininvest, «si aprissero possibilità di convergenza tra i leader delle telecomunicazioni e dell'editoria televisiva, Mediaset che in tutti questi anni è stata vincolata e penalizzata dal divieto valuterà con il massimo interesse ogni nuova opportunità in materia di business tlc già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla rete unica nazionale in fibra». La Gasparri è tuttora in vigore, così come le imposizioni del cosiddetto Tusmar. Solo un intervento normativo da parte del governo Conte potrebbe cambiare le regole del mercato tv in Italia. Palazzo Chigi non sembra al lavoro su una nuova legge di settore ma i riflettori sulle tlc restano comunque accesi visto l'impegno diretto di Cdp nel capitale di Tim e nell'operazione per la creazione della rete unica della banda larga. «Quando si alza la barriera del passaggio a livello, il transito viene autorizzato in una direzione e in un'altra», ha commentato ieri il senatore di Forza Italia ed ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. Ricordando che «la norma all'epoca fu sollecitata soprattutto da coloro che temevano un matrimonio tra Mediaset e Telecom, con la nascita di un gigante che veniva considerato “pericoloso". Mettemmo quindi non solo i paletti per quanto riguarda il sistema integrato delle comunicazioni che indicava il 20% come il massimo che un singolo potesse detenere, ma portammo questo 20% al 10% per chi aveva una posizione forte nel campo della telefonia». Oggi, dopo la vicenda Vivendi-Mediaset, le autorità europee dicono che quel tetto non vale. «Ma non vale per nessuno. Quindi potrebbero nascere nuove aggregazioni anche con riflessi, ad esempio, sulla dinamica della rete unica delle tlc di cui tanto si parla», ha aggiunto. Nel frattempo, a Piazza Affari le azioni del Biscione hanno guadagnato il 5,18% con la speculazione che si è riaccesa in vista dei risultati del semestre, previsti l'8 settembre, e per le possibili mosse d'Oltralpe.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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