
Il via libera al Meccanismo di stabilità calpesta la risoluzione votata dai giallorossi a dicembre. Il premier farfuglia senza smentire e attacca la Lega: «Si sono risvegliati?»Pare che siamo ormai prossimi alla firma della riforma del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes). L'Ansa, citando fonti Ue, ha battuto alle 12.55 di ieri la notizia che «il trattato è chiuso e sarà firmato ad aprile dagli ambasciatori dei Paesi Ue, come già previsto dalla tabella di marcia dell'Eurogruppo… Ci sono alcuni punti da risolvere… L'obiettivo è avviare la procedura di firma a partire da marzo».Non deve sorprendere il fatto che siano gli ambasciatori a firmare tale trattato. Allo stesso modo, nessuna sorpresa per i lettori del nostro giornale che, unica voce isolata, seguita solo il 6 febbraio da Milano Finanza, sia l'1 sia il 4 febbraio avevano avuto modo di leggere quanto il presidente dell'Eurogruppo, Mário Centeno, aveva affermato in una lettera del 30 gennaio ai suoi colleghi, riassumibile in due punti fondamentali:1 Sul Mes c'era già un accordo in linea di massima sin da dicembre, e c'erano solo da definire aspetti relativi allo status legale delle famigerate clausole di azione collettiva (Cac). Entro marzo si sarebbe definito il tutto.2 Sul rafforzamento dell'Unione bancaria, il cui pilastro principale è la garanzia comune sui depositi, c'erano linee guida definite dal gruppo di lavoro presso l'Eurogruppo, da implementare entro la fine del ciclo istituzionale in corso (2024). In particolare, erano già prefigurati alcuni aspetti penalizzanti per l'eccessiva concentrazione di titoli di Stato nelle banche, davvero preoccupanti per il debito pubblico e gli istituti del nostro Paese.Ma la novità - e il problema -è invece pesante come un macigno per i rapporti tra il Parlamento e il governo Conte bis. Senza voler risalire alla risoluzione gialloblù del giugno 2019, ampiamente disattesa dai successivi vertici europei, è sufficiente rifarsi alla risoluzione dell'attuale maggioranza approvata dal Parlamento l'11 dicembre 2019, appena prima dell'Eurosummit dei due giorni successivi, per ritrovare clamorosamente ignorati, per tabulas, i temi su cui l'Aula aveva chiesto al governo di impegnarsi.Riguardo al Mes, che ieri si è pure portato avanti annunciando la nomina del nuovo capo economista, un danese che avrà un ruolo decisivo nel valutare preventivamente la sostenibilità del debito pubblico, il problema è sia di metodo sia di merito. La citata risoluzione parla infatti di «mantenere la logica di pacchetto (Mes, Bicc, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l'equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell'Unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici…». Alla luce delle ultime parole provenienti da Bruxelles, ci si chiede come ci possa essere un pacchetto equilibrato tra il Mes da approvare subito (peraltro senza alcuna modifica alle criticità emerse nel tardivo dibattito) e le altre due componenti del pacchetto, che invece avranno tempi molto più lunghi. Quale potere contrattuale si potrà avere su Bicc e Unione bancaria, quando una rilevante componente del negoziato è già stata definita?La risoluzione parla inoltre di «assicurare la coerenza della posizione del governo con gli indirizzi definiti dalle Camere, e il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato sul futuro dell'Unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del Mes». Anche in questo caso, lo stridore generato dal contrasto con le parole di Bruxelles è assordante. Di coerenza e di coinvolgimento non ce n'è neanche l'ombra.Nel metodo, poi, si deve sottolineare un enorme problema di trasparenza, anch'esso evidenziato su queste colonne da Antonio Grizzuti e oggetto di un'interrogazione parlamentare della Lega illustrata proprio giovedì 6 dal senatore Alberto Bagnai. A essa il presidente Giuseppe Conte ha risposto ribadendo la riservatezza e il segreto professionale per i lavori dell'Eurogruppo e i verbali dell'Eurosummit. Ma questo è il meno. Conte ha incredibilmente sostenuto che non c'è «alcuna finalizzazione del pacchetto di riforma del Mes», facendo riferimento alla dichiarazione dell'Eurogruppo di dicembre. Peccato che il 30 gennaio - e ieri - sia stato clamorosamente smentito da documenti ufficiali e fonti autorevoli. Tanto che le frasi di circostanza di ieri («La Lega si è risvegliata? Nessuna firma prevista...») non chiariscono affatto. Da un lato, infatti, c'è un chiaro mandato parlamentare, dall'altro le conclusioni delle istituzioni europee, che sembrano ignorare del tutto tale mandato. In più, parlamentari e cittadini italiani non è possibile nemmeno sapere se e come i mandatari abbiano adempiuto al mandato stesso.
Quest’anno in Brasile doppio carnevale: oltre a quello di Rio, a Belém si terrà la Conferenza Onu sul clima Un evento che va avanti da 30 anni, malgrado le emissioni crescano e gli studi seri dicano che la crisi non esiste.
Due carnevali, quest’anno in Brasile: quello già festeggiato a Rio dei dieci giorni a cavallo tra febbraio e marzo, come sempre allietato dagli sfrenati balli di samba, e quello - anch’esso di dieci giorni - di questo novembre, allietato dagli sfrenati balli dei bamba che si recheranno a Belém, attraversata dall’equatore, per partecipare alla Cop30, la conferenza planetaria che si propone di salvarci dal riscaldamento del clima.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Il 9 novembre 1971 si consumò il più grave incidente aereo per le forze armate italiane. Morirono 46 giovani parà della «Folgore». Oggi sono stati ricordati con una cerimonia indetta dall'Esercito.
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Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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Teresa Ribera (Ansa)
Il capo del Mef: «All’Ecofin faremo la guerra sulla tassazione del gas naturale». Appello congiunto di Confindustria con le omologhe di Francia e Germania.
Chiusa l’intesa al Consiglio europeo dell’Ambiente, resta il tempo per i bilanci. Il dato oggettivo è che la lentezza della macchina burocratica europea non riesce in alcun modo a stare al passo con i competitor mondiali.
Chiarissimo il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Vorrei chiarire il criterio ispiratore di questo tipo di politica, partendo dal presupposto che noi non siamo una grande potenza, e non abbiamo nemmeno la bacchetta magica per dire alla Ue cosa fare in termini di politica industriale. Ritengo, ad esempio, che sulla politica commerciale, se stiamo ad aspettare cosa accade nel globo, l’industria in Europa nel giro di cinque anni rischia di scomparire». L’intervento avviene in Aula, il contesto è la manovra di bilancio, ma il senso è chiaro. Le piccole conquiste ottenute nell’accordo sul clima non sono sufficienti e nei due anni che bisogna aspettare per la nuova revisione può succedere di tutto.









