2020-11-04
Viganò ad alzo zero sulla lobby gay vaticana
Edgar Peña Parra (Archivio Grzegorz Galazka:Mondadori via Getty Images)
Il monsignore denuncia la «rete di complicità e connivenze» i cui membri sono «scelti proprio in ragione della loro corruttibilità: chi ha preso il posto di Becciu è più ricattabile del predecessore». Ed elenca gli scandali sessuali in cui sarebbe coinvolto Edgar Peña Parra.Come pugili all'angolo del ring, Angelo Becciu e Edgar Peña Parra, rispettivamente ex e attuale Sostituto della Segreteria di Stato vaticana, incassano metaforicamente i colpi che arrivano dalle rivelazioni sui guai che attanagliano la Santa Sede. E l'ultimo gancio è stato assestato dall'arcivescovo Carlo Maria Viganò, il quale ieri su Stilum Curiae, blog del vaticanista Marco Tosatti, ha pubblicato un intervento che potrebbe valere il ko. «Così, come sul Golgota il sinedrio pensava di aver sconfitto Nostro Signore facendolo condannare a morte da Pilato, oggi il sinedrio vaticano crede di poter abbattere la Chiesa consegnandola nelle mani della tirannide globalista anticristiana».«Il nemico è riuscito a penetrare all'interno dello Stato e della Chiesa, ad ascendere ai vertici, a costituire una rete di complicità e connivenze che tiene tutti i suoi membri legati dal ricatto, avendoli scelti proprio in ragione della loro corruttibilità. Non a caso», prosegue l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, Viganò, «i funzionari onesti sono sistematicamente ostacolati, emarginati, fatti oggetto di attacchi». Nel paragrafo successivo, pur non essendo ancora nominato direttamente, traspare il principale destinatario dell'invettiva: l'arcivescovo Edgar Peña Parra. «In queste ultime settimane, la stampa ha dato notizia dell'ennesimo scandalo finanziario vaticano, a seguito del quale Jorge Mario Bergoglio ha rimosso dai suoi incarichi ufficiali e privato delle prerogative cardinalizie Giovanni Angelo Becciu. Chi pensa che questa rimozione servirà a contrastare la corruzione della Curia romana rimarrà sconcertato dall'apprendere che chi ha preso il suo posto come Sostituto (per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ndr) e che dovrebbe sanare i disastri della malagestione e degli intrallazzi di Becciu è altrettanto, anzi ancor più ricattabile del suo predecessore». E ancora: «Questa ricattabilità è il requisito indispensabile per poter essere manovrabili da chi, pur presentandosi come riformatore della Curia e castigatore di un non meglio clericalismo, si è di fatto circondato di personaggi corrotti e immorali, promuovendoli e insabbiando le indagini che li riguardano». Viganò indica Peña Parra come «omosessuale» e a supporto della sua tesi cita una serie di casi e documenti in cui sarebbe stato coinvolto. Il primo risalirebbe al 1990, quando Peña Parra avrebbe «sedotto due seminaristi […] che sarebbero dovuti entrare quello stesso anno nel Seminario maggiore di Maracaibo». Circostanza che secondo l'autore dell'articolo «fu denunciata alla polizia dai genitori dei due giovani». Inoltre per Viganò ci sarebbe un testimone che avrebbe confermato «per iscritto l'episodio». Due anni più tardi «Peña Parra è coinvolto», riporta Stilum Curiae, «con lo stesso José Severeyn nella morte di due persone, un medico e un certo Jairo Pérez, ucciso da una scarica elettrica nell'isola di San Carlos, nel lago di Maracaibo (in Venezuela ndr)». Le carte della vicenda potrebbero essere disperse perché «Severeyn […] viene nominato Cancelliere dell'arcidiocesi, trovandosi così nella posizione di poter distruggere o contraffare i documenti riguardanti questi casi». L'articolo si sofferma anche sul legame tra Peña Parra e il cardinale Oscar Madariaga, i due avrebbero stretto i rapporti tra il 2003 e il 2007, durante la «nunziatura di Tegucigalpa» del primo. Del secondo, invece, Viganò ricorda gli «scandali finanziari, tra i quali spicca la truffa ai danni di Martha Alegria Reichmann. […] Il cardinale è uno dei principali consiglieri di Bergoglio, è un personaggio chiave del Consiglio dei cardinali a cui è affidata la riforma della Curia e della Chiesa».L'influenza di Madariaga sul Papa sembrerebbe rilevante, dato che secondo Viganò la nomina di Peña Parra a Sostituto in Segreteria di Stato avrebbe beneficiato della «raccomandazione» dello stesso Madariaga. Nei quattro anni di nunziatura a Tegucigalpa, inoltre, Peña Parra ha la possibilità di legare con l'allora vescovo (poi rimosso) Juan José Pineda, «accusato di illeciti finanziari, di molestie e abusi sessuali, oltre che di coltivare una rete di relazioni con omosessuali in Honduras e all'estero, ai quali avrebbe anche donato appartamenti, automobili, moto e viaggi con fondi della diocesi». Per Viganò ci sarebbe anche chi non ha fatto niente: «Particolarmente sconcertanti e gravi appaiono il comportamento e le responsabilità del Segretario di Stato, Pietro Parolin, che non si è opposto alla nomina di Peña Parra a sostituto - cioè a suo primo collaboratore - ma prima ancora a quel di arcivescovo e nunzio apostolico, nel gennaio 2011, quando Parolin era nunzio a Caracas». A questo punto «mi chiedo se lo stesso Bergoglio», scrive Viganò, «del quale molti ignoravano l'esistenza fino al 13 marzo 2013, non sia sotto ricatto da parte di chi beneficia così impunemente della sua clemenza. Questo spiegherebbe il motivo che porta colui che siede sul Soglio ad infierire con tanta spietatezza nei confronti della Chiesa di Cristo, mentre usa tutti i riguardi con personaggi notoriamente corrotti, pervertiti e quasi sempre implicati in reati sessuali e finanziari». Nei vari filoni di inchiesta sull'ex cardinale Angelo Becciu, tra le carte in mano ai promotori di giustizia Gian Piero Milano e Alessandro Diddi, compare anche il nome dell'arcivescovo Peña Parra. Quest'ultimo per i pm del Papa avrebbe avuto una parte nell'acquisto del palazzo di Londra (costo totale dell'operazione circa 450 milioni di euro), situato al 60 di Sloane avenue. A novembre 2018 la Segreteria di Stato decide di uscire dall'investimento nel fondo Athena (riconducibile a Raffaele Mincione, ndr) ed acquisire la totalità delle quote della società detentrice dell'immobile londinese. Per realizzare l'operazione viene contattato Gianluigi Torzi, che incontra e invia mail a Peña Parra: al termine dell'affare il finanziere otterrà come «giusto compenso» 15 milioni di euro.
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