2024-06-18
Vertici Ue, l’ansia da trattativa lampo serve soltanto a tutelare Macron
Antonio Tajani e Ursula von der Leyen (Ansa)
Antonio Tajani presenta le richieste dell’Italia: «Una vicepresidenza e un commissario di peso». La fretta comunque è tutta di Parigi, terrorizzata dalla possibile vittoria di Marine Le Pen. E anche Olaf Scholz spera in un’«intesa veloce».«Quello che conta per l’Italia è avere un vicepresidente e un commissario di serie A. L’Italia non può non avere una vicepresidenza, va chiesta e l’Italia ha diritto di averla, è stato un errore non chiederla». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ieri a Bruxelles per il vertice del Ppe, scopre le carte e mette sul tavolo le richieste del governo italiano per dare il via libera all’accordo sui vertici della prossima Commissione europea e dell’Europarlamento. «Siamo un Paese fondatore e abbiamo un ruolo importante da svolgere», aggiunge Tajani, solitamente assai felpato nelle dichiarazioni. La nettezza delle parole del leader di Forza Italia fa pensare che i tempi dell’accordo finale non saranno lunghi, ma siamo nel campo delle ipotesi. All’Italia, del resto, una chiusura rapida delle trattative andrebbe bene solo nel caso in cui le sue richieste, esplicitate da Tajani, venissero accolte con piena soddisfazione di Giorgia Meloni. Solo e soltanto di fronte a una totale adesione dei partner europei alle richieste italiane, si potrebbe voltare lo sguardo dall’altra parte e non insistere affinché le nomine vengano decise solo dopo le elezioni francesi, in programma tra il 30 giugno (primo turno) e il 7 luglio (ballottaggi). Anticipare le nomine rispetto al voto francese, infatti, è interesse primario dei due leader europei in maggiore difficoltà: il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Macron è a un passo dall’essere messo completamente fuori gioco dalla probabile vittoria di Marine Le Pen in Francia. La sua fretta di chiudere il prima possibile la partita delle nomine più importanti, i cosiddetti top jobs, è legata alla volontà di tenere i piedi dentro la cabina di comando europea anche dopo la prevista sconfitta elettorale. Lui, ricordiamolo, resterà comunque in carica fino al 2027, ma se il prossimo premier sarà il delfino della Le Pen, il ventottenne Jordan Bardella, l’influenza dell’attuale inquilino dell’Eliseo sulle strategia politiche europee sarà inevitabilmente assai ridotta. Meglio quindi portare a casa il risultato prima delle elezioni. Stesso ragionamento che si fa a Berlino, dove Scholz teme che una vittoria del Rassemblement national a Parigi possa dare ancora più vigore all’Afd tedesca, che ha trionfato alle Europee superando la Spd del cancelliere: «Le Europee», sottolinea Scholz, «hanno prodotto una maggioranza stabile delle stesse parti politiche che finora hanno lavorato a stretto contatto in Parlamento. È la base per sostenere la presidenza della Commissione e sono abbastanza sicuro che potremo raggiungere un’intesa nel più breve tempo possibile. Viviamo in tempi difficili», aggiunge Scholz, «ed è importante sapere cosa succederà». Per Scholz, quindi, non solo bisogna fare presto, ma pure mantenere la stessa alleanza della scorsa legislatura (Ppe, Socialisti e Liberali) come base di partenza per la nuova maggioranza. Naturalmente, qualsiasi sarà la tempistica delle nuove nomine, avrà avuto l’avallo di Giorgia Meloni, il cui assenso è ormai imprescindibile per tutta l’Europa: il gruppo dei Conservatori (Ecr) capeggiato dal nostro premier e del quale fa parte Fratelli d’Italia è centrale come non mai, e se le richieste del governo italiano verranno accolte non è escluso che possa anche votare la «fiducia» al presidente della Commissione insieme a Ppe, Socialisti e Liberali. «Non credo si possano chiudere le porte ai Conservatori», commenta Tajani, «perché in un contesto variegato come il Parlamento europeo non ci si può chiudere in tre. I Verdi? Non possiamo fare concessioni perché serve una lotta al cambiamento climatico che non sia fondamentalista ma pragmatica». Un altro che parla molto chiaro è Johan Van Overtveldt, europarlamentare belga della Nuova alleanza fiamminga, partito che fa parte del gruppo dei Conservatori. «È piuttosto chiaro», dice Van Overtveldt dopo aver incontrato la Meloni, «che quello che abbiamo sul tavolo sono Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera. Con Roberta Metsola confermata alla presidenza dell’Europarlamento, la quadra sarebbe stata trovata. Kallas, primo ministro dell’Estonia, sarebbe in quota Liberali; Costa, ex premier portoghese, è un esponente di punta dei Socialisti; Von der Leyen e Metsola sono Popolari. Su Costa, fa sapere Tajani, c’è «qualche perplessità, qualcuno teme che non sia abbastanza fermo sulla questione ucraina», spiega il ministro degli Esteri, «però il dibattito è aperto». E qui arriviamo al sodo: la prossima Commissione europea sarà ancora una Commissione di guerra, e quindi la fedeltà assoluta agli Usa e alla Nato è il requisito principale per accedere ai top jobs. In quest’ottica va letta anche la probabile riconferma di Ursula alla presidenza: da quando ha indossato l’elmetto, la Von der Leyen non ha mai avuto esitazioni nel sostenere Volodymyr Zelensky. Anche il «ministro degli Esteri» estone andrebbe letto in questa chiave: la Kallas è stata inserita nella lista dei ricercati da parte della Russia con l’accusa di aver rimosso i monumenti che celebravano i soldati sovietici della Seconda guerra mondiale. In sostanza: le nomine verranno decise a Bruxelles ma non senza una telefonata preliminare alla Casa Bianca.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.