Da domani in edicola «Verità&Affari», un giornale per raccontare gli scandali del Belpaese ma pure per celebrare il genio italico soffocato dalla burocrazia. Con tutta la libertà che i lettori della «Verità» già conoscono bene.
Da domani in edicola «Verità&Affari», un giornale per raccontare gli scandali del Belpaese ma pure per celebrare il genio italico soffocato dalla burocrazia. Con tutta la libertà che i lettori della «Verità» già conoscono bene.Da oggi i lettori della Verità hanno un’occasione in più: Verità&Affari, il nuovo quotidiano economico-finanziario nato nel gruppo editoriale fondato da Maurizio Belpietro. Ventiquattro pagine in edicola dal martedì alla domenica al prezzo di lancio di 1 euro per svelare i grandi segreti - anche quelli inconfessabili - che muovono il più forte dei poteri, in Italia come in tutto il mondo. Informazione economica, certo. Ma non solo per gli addetti ai lavori, perché per chiunque può diventare una sorpresa interessante vedere sollevare i veli del mondo degli affari per mettere a nudo anche la sua grande influenza sulla politica e la nostra vita di tutti i giorni. Se ne è avuta una percezione assai evidente nei due anni di emergenza pandemica, dove si è sentito tutto il peso di Big Pharma e della sua capacità di orientare le politiche sanitarie mondiali. E un potere non inferiore hanno i signori della tecnologia, quelli delle materie prime come i grandi gruppi finanziari, bancari e assicurativi in grado di orientare governi, autorità di regolazione, istituzioni internazionali e di conseguenza la vita libera e democratica di ogni Paese. Con un manipolo di uomini e donne liberi e indipendenti ci siamo lanciati in questa sfida di provare a raccontare senza paura e anche senza pregiudizio di sorta tutti i fatti e i retroscena di questo mondo così potente ma spesso anche così oscuro. Sappiamo che possiamo tentare di farlo grazie a un privilegio di partenza che ben conoscete voi lettori della Verità: non abbiamo alle spalle nessuno di quei potenti che possa condizionarci, né un partito, un gruppo politico a cui dovere rendere conto. Come sapete è davvero un privilegio, perché non è questa la condizione della stragrande maggioranza dell’informazione in Italia e anche al di là dei confini nazionali e anche il migliore dei giornalisti, oltre che con la sua coscienza, deve fare i conti ogni giorno con gli interessi più o meno palesi delle proprietà del gruppo editoriale per cui lavora o del debito contratto negli anni con chi lo ha finanziato. Nasciamo liberi, con la scommessa di potere incontrare sulla nostra strada la compagnia di altri uomini e donne liberi come è accaduto, al di là di ogni previsione degli addetti ai lavori, proprio con La Verità. Cercheremo di raccontare a tutti quel che altri non raccontano perché non possono o perché si frenano un passo prima di arrivare alla verità. Potremo sbagliare, come tutti, ma per esclusiva colpa nostra, non per condizionamenti altrui. Cercando sempre di arrivare alla verità anche quando non entusiasmante o perfino spiacevole: siamo convinti che conoscere la verità sia anche un ottimo affare, il solo antidoto per evitarne di pessimi. Abbiamo sperimentato negli anni anche l’esatto contrario: le bugie mandano invece in rovina anche piccoli risparmiatori o investitori. Quanti titoli e articoli fasulli si sono scritti sulla grande stampa e perfino su quella specializzata sui meravigliosi utili di Parmalat, come sui bilanci sfavillanti di Mps, delle banche venete, di Etruria o di Banca delle Marche che nascondevano ben altro sotto il tappeto, rovinando milioni di correntisti e risparmiatori. Chi sapeva e vedeva spesso girava la testa dall’altra parte e fingeva di non vedere. Su questo Verità&Affari è pronta a fare un patto di lealtà con i lettori: non girerà mai la testa da un’altra parte fingendo di non avere visto nulla. Non di sole magagne e fregature però vive il mondo dell’economia. Solo che la maggiore parte della forza vitale di questo Paese fatica ogni giorno e costruisce lontano dalle luci dei riflettori: accade con migliaia di piccole imprese, artigiani, professionisti con partite Iva che sono la colonna dorsale del Pil italiano. Verità&Affari potrà essere il loro piccolo palcoscenico - forse l’unico aperto in questa pandemia informativa - dove potere raccontare idee, successi, quel genio italico esportato spesso in tanti altri paesi del mondo. Ci saranno anche tante altre cose nel menù del nuovo quotidiano economico: pagine di servizio al lettore con le risposte degli esperti e dei professionisti alle tante domande e dubbi che si hanno sulla previdenza e sul fisco, e molto altro da scoprire, accogliendo i suggerimenti che verranno anche dai lettori, che spesso sono i primi a vedere quello che sfugge a molti altri giornali. Benvenuto a bordo a chiunque voglia accompagnarci in questa scommessa di libertà.
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».







