2018-06-17
Per non perdere Siena né il Monte, Veltroni torna in pista e ricrea i Ds
Luigi De Mossi, sostenuto dal centrodestra, rischia di vincere al ballottaggio. L'ex segretario scende in campo, fa da paciere tra i due candidati di sinistra (entrambi ex sindaci) e incolla i cocci del «partito Antonveneta».Dopo il salvataggio pubblico di Mps, le elezioni comunali dello scorso 10 giugno sono state il principale choc per i cittadini di Siena. La leadership della sinistra è stata per la prima volta messa in discussione. Nonostante il sindaco uscente, Bruno Valentini, abbia portato a casa il 27,4% dei voti, il Pd ha superato di pochissimo la quota del 18%. Il secondo arrivato è stato Luigi De Mossi. Avvocato a capo di una lista civica sostenuta da Lega, Forza Italia e Fdi. Con il suo 24,2% ha fatto doppiamente scalpore. Non solo perché il centrodestra fino a pochi anni fa manco esisteva a Siena, ma anche perché il legale è stato il primo a opporsi all'operazione Antonveneta e a difendere i dipendenti Mps esternalizzati in Fruendo. Per la sinistra, immaginare che De Mossi possa diventare sindaco è una specie di incubo a occhi aperti. Il Pd non si è ancora scisso da Mps e punta a mantenere le mani sulla Fondazione, anche se quest'ultima non vale più di 450 milioni e possiede solo qualche briciola di quello che un tempo era il Monte dei Paschi. A rompere il fronte del Pd negli ultimi mesi è stato però un altro sindaco cittadino, il cui nome è a sua volta legato a doppio filo con Mps. Pierluigi Piccini è stato primo cittadino dal novembre del 1990 a maggio del 2001. In corsa per la Fondazione, all'uscita dal Comune, fu stoppato da Giuseppe Mussari e ricevette l'incarico di direttore generale aggiunto di Mps a Parigi. La sua discesa in campo contro Valentini ha sottratto all'attuale sindaco 5.617 voti al primo turno. Praticamente oltre il 21%. La frattura tra i due ha motivazioni lontane nel tempo, e pareva insanabile. Tanto che il quarto arrivato, Massimo Sportelli (a capo di liste civiche di centro) sarebbe stato in grado di spostare la bilancia a favore di De Mossi, se non fosse sceso in campo un carico da novanta. Si è mosso addirittura Walter Veltroni , padre nobile del partito, con l'obiettivo di fare da paciere tra Valentini e Piccini. Come ai vecchi tempi il «suggerimento» dei vertici romani del partito si è trasformato in un monito, e il risultato è stato un balzo indietro nel tempo a quasi 20 anni fa. Con l'apparentamento - votato venerdì sera dall'assemblea locale dei dem, e che oggi anche Piccini deve confermare per rispettare le scadenze legali - si torna ai Ds. Si torna al medesimo partito che assistette e benedisse l'operazione Antonvenata, la madre di tutti i problemi di Mps. A sancire il ritorno al passato è stato l'inviato speciale, Nicola Zingaretti, veltroniano e presidente del Lazio, che ha presenziato assieme a Pier Carlo Padoan, alla conclusione della campagna elettorale e ha gettato le basi per il secondo turno. Adesso la necessità di serrare le fila dentro la nuova coalizione di sinistra è diventata davvero impellente. Sondaggi locali danno avanti il candidato della civica sostenuta dal centrodestra e il Pd - secondo quanto risulta alla Verità - ha stretto la morsa su due fronti. Il primo riguarda la Regione Toscana; il secondo la componente nazionale. A compattare il fronte più locale ci sta pensando Luca Lotti , e l'intento è quello di avere anche il sostegno di Enrico Rossi che certo ricorda i vecchi tempi da veltroniano doc. Ma per essere sicuri che il secondo giro di campagna elettorale sia efficace in vista del voto del 24 giugno, in settimana a Siena sono attesa Carlo Calenda, ex ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Gentiloni, ex premier, e lo stesso Walter Veltroni a mettere il sigillo sulla rinnovata coalizione e sul ritorno ai vecchi Ds. A commentare con l'accetta gli ultimi fatti è Maurizio Cenni, ex sindaco di Siena (fino al 2011), ex funzionario ed ex sindacalista di Mps. Sul suo blog, ieri ha scritto: «Piccini torna a respirare valori di sinistra dopo che ha visto fallire tentativi precedenti con ammiccamenti a destra. Non a caso, ogni tanto, tra i suoi post e quelli del suo staff occhieggiano parole d'ordine e contenuti di sinistra. Non si può negare che lo scenario attuale sia stato costruito da chi è veramente capace di ragionare in termini politici e di guardare molto più in avanti. Si badi bene: la regia non è del Vigni(segretario del partito, ndr), ci mancherebbe, e forse forse Valentini non se ne è neanche accorto». Il riferimento è è appunto a chi sta a Roma, a Veltroni e al suo entourage. Mentre la strategia di lungo respiro spinge a pensare a un nuovo partito che superi gli schemi dell'attuale Pd. «E alla fine il Pd potrebbe aver pure trovato qualcuno che si mette a ricostruire il partito, o un soggetto a sinistra, la città sicuramente andrà meglio dal punto di vista amministrativo (e qui ci vuole poco), e forse il comune recupererà la centralità che ha sempre avuto», commenta ancora Cenni. «In realtà il 10 giugno gli elettori pensavano di fare le amministrative ma il Pd ha fatto quelle primarie che non è riuscito a fare prima, e il 24 si fanno le elezioni vere». A vincere rischiano di essere di nuovo i Ds, dunque. In palio c'è l'eterno ritorno a Siena, e soprattutto la volontà di mantenere ferme le posizioni sulla Fondazione perché si spartisca ancora quel potere che ha sulla banca e soprattutto sul terzo settore senese. Un obiettivo ghiotto per gli amici di Walter.