2025-02-03
«Non fondo un partito. Resterò nella Lega finché sarà coerente»
Roberto Vannacci: «Se utile al Carroccio, il mio movimento sarà lista civica. Non tradirò Salvini, sono un uomo di parola».Riemerso dalle acque della Versilia, dopo il bagno di inizio anno ha annunciato: «Il 2025 sarà frizzante». «Sono in programma grandi sfide: dalle elezioni regionali al congresso nazionale. Avremo la possibilità di sorprendere molti, che già ci considerano ininfluenti».Un inatteso trionfo. «Lo vedremo solo al traguardo, ma ci alleniamo per quello».Il generale Roberto Vannacci, valoroso eurodeputato leghista, è più tonico che mai. «Per fare quest’intervista ho rinunciato alla palestra serale».A Bruxelles pare sia il primo ad arrivare, lunedì mattina, e l’ultimo ad andar via, venerdì pomeriggio. «È un brutto vizio dal quale non riesco a sganciarmi. Alle 6.45 sono in ufficio. Passo dalla porta centrale, perché le altre sono chiuse. Mi alzano la saracinesca perplessi. Pensano sia un matto, probabilmente».Non sono abituati al rigore. «Sto cercando di capire al meglio come funziona il parlamento. Non è solo il mio primo mandato, ma anche la mia prima esperienza politica. Prendo molto seriamente il lavoro in Europa».L’approccio resta militaresco. «Rigoroso: l’ho ereditato dalla precedente vita».Quando torna in patria, nel fine settimana, corre da un incontro all’altro. «Ne faccio almeno tre a settimana».Presenta i suoi libri? «Ormai sono solamente spunti per parlare di politica: sicurezza, immigrazione, guerra, relazioni internazionali».Una campagna elettorale permanente. «In pratica, sì. Il mio rammarico è di non riuscire a onorare tutti gli inviti che ricevo. Ogni evento a cui partecipo è sempre sold out. Come quello di domenica, a Verona. Hanno esposto la locandina. Due giorni dopo, i 450 posti disponibili erano già esauriti. A Cagliari, lo scorso novembre, sono venute più di mille persone». In Sardegna aveva protestato un gruppo di giovani antifascisti. A Chiesina Uzzanese, dov’è atteso il prossimo sabato, si rivoltano piddini e associazioni gay. «Hanno chiesto di cancellare l’incontro. Questo rivela l’intolleranza e la tirannia, che invece imputano a me. Una parte della sinistra resta dittatoriale. Non conosce i principi della democrazia e della libera manifestazione del pensiero».Il movimento che prende ispirazione dal suo bestseller, Il mondo al contrario, correrà alle prossime regionali? «È un comitato culturale nato dopo la pubblicazione del libro, nell’agosto 2023. Intanto, sono diventato un politico. È normale, quindi, che quest’associazione si trasformi».In che modo? «Prenderà ispirazione dalla guerriglia: non è prevista nessuna gerarchia, i gruppi agiranno in base ad alcune direttive. Ci sarà un nuovo statuto, con un diverso scopo. Non diventerà un partito, però».Una lista civica, piuttosto? «Certamente. Se aumenta il numero dei miei sostenitori, cresce anche la Lega. Io sono sempre stato attento all’obiettivo. Il nostro è raddrizzare il mondo. Lo strumento per raggiungere questo scopo esiste. Si chiama Lega. Se domani dovessero crearsi presupposti diversi, la situazione potrebbe cambiare. Ma adesso non ci sono ragioni per creare un nuovo soggetto politico».Avrete dei vostri candidati, comunque. «Ovvio. Alle scorse regionali in Veneto ha corso la Lista Zaia, per dare maggior peso al candidato alla presidenza. Nessuno ha gridato allo scandalo, mi pare. Lo stesso potrebbe verificarsi ora in altre regioni, se venisse considerata una mossa tatticamente utile». Quando vale l’ipotetica formazione «Noi con Vannacci»? «Non ne ho idea. Mai fatto sondaggi. Con altrettanta franchezza le dico però che riscontro una grandissima simpatia ovunque vada, sia in Italia che all’estero. Immagino, quindi, che esista una solida base elettorale disposta a votare per me». In Toscana, dove lei vive con la famiglia, si candida a governatore? «Non sono stato io a propormi. Molto spesso si fanno i conti senza l’oste. Comunque, è una cosa che andrà discussa. L’ipotesi verrà presa in esame quando, assieme a Salvini, tracceremo la strategia per avere il massimo risultato in tutte le regioni che andranno al voto quest’anno».Sembra accarezzare l’idea. «Dobbiamo prenderla in considerazione. Da bravo generale, non scarto mai nessuna possibilità». Zaia, intanto, vuole il terzo mandato. «Sono per il rispetto delle regole. Se esiste una norma, è giusto che venga applicata. Era considerata sorpassata? Bisognava provvedere in tempi non sospetti. Farlo ora, a ridosso della tornata, fa pensare a un provvedimento di contingenza».Un po’ vago. «Non credo che motivazioni valide allora, non lo siano più adesso. Tra l’altro, non si possono applicare eccezioni solamente in Veneto o in Campania, perché c’è qualcuno che scapita. Sembrerebbe una cosa fatta ad personam, dunque molto antipatica».Il governatore leghista ha eccepito su alcune sue dichiarazioni: le classi separate per i disabili e Mussolini «statista». «Se avesse letto con attenzione le interviste, non avrebbe potuto dire nulla. Per bambini e ragazzi disabili, come ho spiegato, servirebbero strutture adeguate».Quanto al Duce? «È un’altra tecnica del politicamente corretto, che cambia il senso delle parole. Ho verificato a posteriori. Anche l’enciclopedia Larousse lo definisce così: “Uomo di stato”».Vannacci, candidato da indipendente, ha trascinato il Carroccio alle europee con oltre mezzo milione di voti. Nemmeno un po’ di riconoscenza, invece. «Sono un uomo paziente».Ovvero? «Sono sicuro che abbiamo imboccato la direzione giusta».È la solitudine dei numeri primi, per citare il famoso romanzo? «Non l’ho letto. Le posso però dire, con certezza, che la base elettorale del partito mi vuole un gran bene. Sono stato a Pontida e tutti mi hanno acclamato. Peraltro, continuo ad avere riscontri ottimi quando vado in giro per strada, così come agli incontri che organizzano. Vedo un grande consenso: sia nella Lega, che al di fuori di Lega». Ecco. «Probabilmente, con alcuni leader del partito, non c’è una grande conoscenza. Ed è normale. Io sono venuto fuori da un cilindro. Abbiamo avuto poche occasioni di confronto. È comprensibile che tra persone insieme da una vita e il sottoscritto appena arrivato ci sia una certa freddezza. Fa parte della dialettica interna. Così va il mondo. Però, non ho mai avuto conflitti con nessuno. Anzi, molto spesso ci sono state discussioni proficue e cordiali. Ho ottimi rapporti con Salvini, ma pure con altri esponenti storici del partito».Ad esempio? «Il ministro Calderoli. A Pontida ci siamo scambiati idee e abbiamo riscontrato convergenze. Mi ha anche invitato a pranzo».Cosa avete mangiato? «Specialità calabresi. A me piacciono moltissimo, tra l’altro».Il patto della ‘nduja. «Una cosa simile».Lombardi e veneti spingono per un ritorno alle origini: meno Lega nazionale, più partito del Nord. «Nessuno vuole trascurare una parte dell’Italia per dedicarsi a un’altra. Credo che la richiesta sia di una maggiore attenzione alle necessità dei territori, da ovunque esse provengano. Questo ridarebbe uno sprint a tutto il partito».I colonnelli lamentano una crisi d’identità. «Non è vero. La Lega oggi è l’unico partito italiano veramente sovranista, che ha dimostrato coerenza con le proprie idee».Come? «In Europa ci siamo opposti all’elezione di Von der Leyen, senza contraddirci né scendere a compromessi. Abbiamo votato contro la guerra a oltranza e l’impiego delle armi occidentali in Russia. Altre formazioni politiche hanno dimostrato più incoerenza».Quali? «Fratelli d’Italia ha votato contro la presidente della Commissione ma a favore della Commissione, assumendosi una grande responsabilità. Forza Italia vuole vietare il gas dall’Azerbaijan. È un’assurdità: le nostre industrie chiuderebbero e i cittadini non potrebbero più riscaldarsi».Dunque? «Sono sicuro che il tempo ci premierà».Nell’attesa, si dibatte. «La Lega è alla vigilia di un congresso federale. Da sempre, in prossimità di simili eventi, ci sono ampie discussioni e accesa dialettica. Ma la linea tracciata a Pontida è chiarissima. Inutile continuare a ragionarci su. Al raduno c’erano tutti i leader sovranisti d’Europa».Il generale vuole fare le scarpe al capitano, teorizzano i malevoli. «Non è vero, assolutamente. Se avessi voluto, me ne sarei già andato per conto mio. Prima delle elezioni, la sinistra diceva: “Vannacci prende il taxi”. Anche a destra qualcuno ne era convinto. Invece, sono ancora qua».Le davano del furbacchione. «Dicevano che avrei fatto il mio partito, abbandonando la Lega. Ma non è successo. Sono una persona che crede nella parola data. Questo mi contraddistingue da molti altri politici, che la considerano un orpello. Fino a quando non sarà tradita, andremo avanti insieme».Nessuna defezione. «Non mi discosto dalle premesse alla base della nostra collaborazione: sovranità, identità, sicurezza, interesse nazionale, stop all’immigrazione clandestina».Però. «Se poi la Lega dovesse decidere di andare per conto suo perché questi principi non vanno più bene, prendendo una deriva diversa, a quel punto non sarebbe più un tradimento da parte mia».Ognuno per la sua strada. «Al momento, mancano i presupposti».