2024-07-05
La Valle d’Aosta calpesta Roma sul fine vita
La bozza di legge regionale sul suicidio assistito non è altro che il modello propinato da Marco Cappato, mai approvato dal Parlamento. Il testo è palesemente incostituzionale: non tiene conto delle cure palliative e dell’obiezione di coscienza del personale sanitario.Anche il Consiglio regionale della Val d’Aosta sta valutando la proposta di legge n. 135 sul suicidio assistito per effetto della nota sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019.In realtà basta scorrere il testo di quella proposta per scoprire il nome del vero proponente. La bozza all’esame dei consiglieri, infatti, altro non è che il modello redatto dall’associazione Luca Coscioni reperibile sul suo sito web. Eppure, i legislatori valdostani dovrebbero sapere in quali mani si stanno affidando. Non ricordano la sentenza della Corte costituzionale che dichiarò inammissibile il referendum sull’omicidio del consenziente promosso proprio dalla Luca Coscioni? La Consulta affermò severamente che l’obiettivo dei promotori era differente dalle dichiarazioni pubbliche fatte nel corso della campagna per la raccolta delle firme. In sostanza, disse chiaramente la Corte, l’associazione Coscioni ingannò coloro che sottoscrissero la proposta, descrivendo falsamente gli effetti del referendum: chi firmò non aveva compreso che, in caso di successo della consultazione, una persona avrebbe potuto impunemente uccidere una diciottenne che, disperata per questioni sentimentali, avesse esclamato: «Voglio morire!». Ora, davvero ci si può fidare di chi - come il più noto rappresentante dell’associazione Coscioni, Marco Cappato - mentre promuove le leggi regionali in giro per l’Italia, accompagna a suicidarsi in Svizzera altre persone senza il parere del Comitato etico previsto dalla sentenza n. 242/19 della Consulta? Persone che, per di più, non dipendono da forme di sostegno vitale, condizione che viene pure ribadita dalla proposta di legge regionale? No, non ci si può fidare. Ancora una volta l’associazione Coscioni ha un obiettivo differente rispetto a quello indicato nella relazione introduttiva alla proposta: vuole coinvolgere e strumentalizzare le Regioni - e, quindi, anche la Val d’Aosta - per contrastare il Parlamento nazionale, il quale ha deciso di non approvare una legge (è stata una decisione, come ben si sa, non un’inerzia). Per fare questo vuole convincere anche i legislatori valdostani ad accettare il rischio che l’Italia diventi un patchwork rispetto a queste tristi vicende, e che implicitamente, entrando in ciascuna Regione, si possa leggere: «Qui potete farvi suicidare in 20 giorni», «qui in 40 giorni», «qui abbiamo nominato una Commissione medica di soggetti favorevoli ad accogliere le domande di suicidio assistito», e così via. In effetti, questa proposta, come quelle presentate in altre Regioni contiene grossolane mistificazioni del contenuto della sentenza della Corte costituzionale, così da indurre il Consiglio regionale ad approvare una normativa palesemente incostituzionale, destinata a essere annullata dalla Consulta. Ora, al di là di tutte le questioni tecniche su cui si sono espressi numerosi giuristi, ci sono due fondamentali considerazioni di merito che devono essere sollevate. Cominciamo dalla prima. La proposta di legge regionale della Val d’Aosta stabilisce un diritto soggettivo e conseguenti obblighi delle strutture sanitarie. La prestazione di aiuto al suicidio, infatti, diverrebbe obbligatoria in certi casi, secondo il terzo comma dell’articolo quattro. Ma la stessa Corte costituzionale ha statuito che l’aiuto al suicidio non può essere obbligatorio e ha menzionato il tema dell’obiezione di coscienza del personale sanitario. Su questo tema la proposta di legge regionale tace assolutamente. Ecco, quindi, che non solo i medici ma anche gli infermieri, i direttori sanitari, i farmacisti degli ospedali, i portantini, il personale amministrativo delle strutture sarebbero obbligati a collaborare al gesto suicidario. Si obietterà: potranno astenersi se lo chiedono. Ma non è previsto e, soprattutto, la Regione non ha alcun titolo a intervenire in materia di obiezione di coscienza. Il punto è, però, che quando la coscienza individuale è violata dallo Stato (o dalla Regione) si comincia ad avvertire un acre lezzo di «totalitarismo».La seconda considerazione è che la proposta di legge regionale della Val d’Aosta non fa alcuna menzione del coinvolgimento del paziente alle cure palliative. Si dirà: le cure palliative non sono elencate nelle quattro condizioni per cui l’aiuto al suicidio è depenalizzato. Certo che non lo sono: perché, come dice chiaramente la sentenza della Consulta, il coinvolgimento in esse è una «precondizione». Si legge testualmente nella sentenza della Corte costituzione invocata dalla proposta di legge: «Il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire, infatti, un prerequisito della scelta, in seguito, di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente». Ma se il suicidio assistito deve essere garantito entro 20 giorni (come prevede l’articolo quattro della proposta), come è possibile garantire questa precondizione? Non è possibile. E attenzione: non è una mera dimenticanza. Accedere alle cure palliative significa prendere in carico davvero il paziente nella sua intera umanità, nella unicità della sua condizione. Significa instaurare anche in questi momenti di sofferenza una vera alleanza terapeutica tra i medici e il paziente. Eliminarle o renderle irrilevanti - come fa invece questa proposta - mostra il disinteresse verso quell’umanità dolente; significa limitarsi a dire a chi chiede aiuto: «Vuoi morire? Ti aiuto!». Significa affermare che chi si trova in quella condizione, in realtà, non è degno di restare nella società.Davvero i legislatori valdostani intendono adottare questa visione cinica e disperata dell’uomo e della vita? Forse conviene ostinarsi a credere e sperare che non sia così.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.