2023-12-09
Valditara tace, la destra si infuria: «Sudditanza culturale alla sinistra»
Giuseppe Valditara (Ansa)
Il ministro non replica alle critiche della Lega per le sue «lezioni sulle relazioni». E nel partito c’è addirittura chi invoca le dimissioni. Contrari anche i Pro vita, che hanno aperto una petizione online da oltre 12.000 firme.«No comment». È questa la risposta del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, alle critiche che gli stanno piovendo addosso da destra. Galeotto fu il progetto «Educare alle relazioni», un programma che viale Trastevere vuole indirizzare agli studenti delle scuole per educarli alla sacra lotta contro il patriarcato e la cultura maschilista. Il problema, come se questo già non bastasse, è che il ministro in quota Lega ha affidato il controverso progetto a tre donne: suor Anna Monia Alfieri, Paola Zerman e Anna Paola Concia. Se per le prime due non ci sono state particolari proteste (una religiosa e un’esponente del Popolo della famiglia), la nomina della Concia - attivista Lgbt ed ex deputata del Pd - ha suscitato ben più di un malumore all’interno della maggioranza e della base di centrodestra.Interrogato proprio su queste reazioni, il portavoce di Valditara ha risposto alla Verità che, in ogni caso, continua a far fede il seguente comunicato del ministro: «Ho deciso di scegliere tre donne di provenienza culturale molto diversa come garanti del progetto, che prevede la costituzione di gruppi di discussione tra studenti moderati da docenti delle stesse classi, formati dall’Ordine degli psicologi, che avranno esclusivamente a oggetto la lotta alla discriminazione e alla violenza verso le donne. È un tema drammatico che interroga l’intera società e su cui occorre lavorare uniti a prescindere dalle differenze culturali e politiche». Fine.Eppure, le obiezioni a questa scelta sono e restano tante. Soprattutto all’interno del partito del ministro. Un senatore della Lega come Claudio Borghi, ad esempio, ha scelto la via della condanna soft: pur complimentandosi per la nomina di suor Anna Monia Alfieri, su X Borghi ha specificato che «per altre componenti di quel tavolo penso che, se si deve ribilanciare una situazione in cui c’è un pensiero unico, forse è troppo da signori fare i bipartisan». Allo stesso modo la pensa il deputato leghista Stefano Candiani, che però alza il tiro: «Non vorrei mai che ci fosse un complesso nel dover dare a una controparte ideologica uno spazio. Non ho problemi a dirlo, perché siamo in un Paese dove spero che ancora ci si possa confrontare senza finire subito sull’indice dei retrogradi», ha dichiarato Candiani a Ztl, programma condotto da Francesco Borgonovo su Radio Giornale Radio. «La scuola deve istruire, il resto spetta alla famiglia», ha aggiunto.Toni ben più duri, invece, ha usato Matteo Montevecchi, consigliere della Lega in Emilia-Romagna. Che, anzi, ha attaccato il ministro su tutta la linea: dopo non aver fatto nulla sulle «dannose carriere alias adottate da diverse scuole», ha affermato Montevecchi, adesso «cavalcando la narrativa dominante, Valditara si propone di sradicare i presunti residui della cultura maschilista e machista della società italiana». E, per farlo, «arriva a selezionare un profilo iper progressista» come quello dell’attivista Lgbt Paola Concia. «In assenza di un dietrofront» del ministro, ha concluso l’esponente del Carroccio, «mi aspetto le sue dimissioni immediate, in quanto ha dimostrato un gigantesco complesso di inferiorità culturale».Oltre al suo partito, però, sono stati ampi settori del centrodestra, inclusi quelli fuori dalla maggioranza, a protestare contro l’investitura della Concia. «Di fronte a tanti voltafaccia», ha commentato ad esempio Gianni Alemanno, leader di Indipendenza, «l’unico pilastro di coerenza del governo Meloni era rimasto quello sui valori. Ora il ministro all’Istruzione Valditara nomina Paola Concia, sostenitrice della teoria gender. Sono questi i conservatori?». Pure Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & famiglia, parla apertamente di un «tradimento dell’elettorato», stroncando sia il progetto del ministro, sia la nomina dell’ex piddina: «La visione politica di Concia sui temi della famiglia, della filiazione e della libertà educativa dei genitori è radicalmente incompatibile coi valori» di chi ha votato i partiti del governo Meloni. Del resto, spiega Coghe, «fu proprio la Lega, partito di riferimento di Valditara, a inserire nel programma elettorale il contrasto esplicito all’ideologia gender nelle scuole. Concia, invece, era favorevole alla maternità surrogata e al ddl Zan, che prevedeva l’introduzione nelle scuole di corsi e progetti fondati sull’ideologia gender: nel ruolo affidatole dal ministro Valditara avrà mano libera nel raggiungere lo stesso scopo». Per spingere il ministro a revocare l’incarico alla Concia, Pro vita ha incalzato il segretario Matteo Salvini sui social («Basta compromessi coi radical chic») e ha persino lanciato una petizione online che, nel giro di poche ore, ha raccolto oltre 12.000 firme.Come se non bastasse, sono arrivate pure le critiche del Moige, l’associazione dei genitori italiani: il direttore Antonio Affinita, infatti, ha lamentato che Valditara, per il suo programma sull’educazione affettiva, avrebbe mancato di coinvolgere i genitori degli studenti «non solo sui contenuti, ma anche nell’organizzazione progettuale».Nel frattempo, se Valditara tace, hanno invece preso la parola le tre coordinatrici del progetto: «Ci sono temi che dovrebbero unire tutti senza distinzioni di colore politico o appartenenza culturale», hanno ribadito Concia, Alfieri e Zerman. «Uno di questi è la lotta alla violenza contro le donne. Purtroppo anche su questo tema si è assistito troppo spesso a polemiche strumentali e divisive che non servono alla causa». Il messaggio è chiaro, per carità, ma le perplessità restano. Le obiezioni pure. E il ministro non può non tenerne conto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)