2024-11-19
Il patriarcato non esiste. Valditara la dice giusta sull’omicidio Cecchettin
Giuseppe Valditara (Ansa)
Difficile dare torto al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a proposito del delitto di Giulia Cecchettin. Per quanto a sinistra l’omicidio della giovane sia stato strumentalizzato ai fini di istruire un processo a carico del maschio italiano, inteso come soggetto politico tendenzialmente autoritario e dunque per definizione di centrodestra, la cultura patriarcale non c’entra nulla e men che meno c’entrano le persone di sesso maschile. A uccidere Giulia è stato un giovane uomo, ma non per questo tutti gli uomini possono essere messi sul banco degli imputati, come ha provato a fare la solita compagnia di giro, ossia quella sinistra che dal 22 ottobre di due anni fa è in cerca di una rivincita dopo la sconfitta alle elezioni politiche. A colpire la studentessa di Padova è stato il fidanzato, Filippo Turetta, non il sistema e neppure il substrato maschilista che si vorrebbe responsabile di qualsiasi reato. Il Codice penale stabilisce che la responsabilità è di chi commette un reato e non della società, altrimenti dovremmo trasformare i tribunali in istituti di sociopsicologia, che invece di giudicare criminali e assassini indagano nei risvolti della psiche e del condizionamento sociale per identificare le cause di un delitto. Ma non credo che sia questo il compito dei giudici. Anzi, penso che di questo passo, invece di affidare alla magistratura il compito di perseguire gli assassini, offriremmo alle toghe la scappatoia per concedere a ogni omicida le attenuanti, con il risultato di istruire processi contro i fantasmi della responsabilità collettiva. Non c’è un patriarcato che si macchia di orrendi delitti: ci sono dei criminali che non esitano a sporcarsi le mani del sangue della persona che dicono di amare alla follia. Punto. Tuttavia, c’è un altro elemento nel discorso di Valditara che merita di essere affrontato ed è l’aumento delle violenze contro la donna per effetto dell’immigrazione. Lo so che questo argomento fa storcere il naso a molti, soprattutto a sinistra, ma i dati non lasciano scampo a interpretazioni sociologiche. Molti stupri sono commessi dagli stranieri e per averne prova è sufficiente dare un’occhiata alle condanne, ma soprattutto alla popolazione carceraria e alle motivazioni che hanno portato all’arresto. Se oltre un terzo delle violenze ha per protagonisti dei migranti, senza che questi rappresentino un terzo dei residenti, è evidente che esiste una correlazione tra incremento di tali reati e nuovi venuti e chi non la vede a quanto pare chiude gli occhi per ragioni ideologiche. Non voglio spingermi a fare grossolane analisi del fenomeno, ma se proprio si vogliono istruire processi non li si devono fare al patriarcato, bensì alla concezione che molti stranieri hanno della donna, perché questo sì spesso fa la differenza. Con ciò vogliamo dire che il problema delle violenze contro le donne sia esclusivamente limitato a chi è extracomunitario? Assolutamente no. Ci sono italiani stupratori, così come esistono migranti stupratori. Ma fatta questa debita osservazione ne conseguono altre due, assolutamente legate. La prima è che la percentuale di chi aggredisce e a volte uccide una donna, se rapportata alla popolazione maschile di origini italiane, è più bassa rispetto a quella della popolazione straniera. La seconda: il fatto che anche i nativi delinquano non può essere una giustificazione da usare per importare extracomunitari che pure aumentano la criminalità. So che quanto sto per dire ad alcuni non piacerà: ma di questo tipo di profughi non sentiamo la mancanza. Bastano e avanzano i violenti che già abbiamo, senza bisogno di farne arrivare altri.