2021-06-15
«Vaffa» alle capriole dell’equilibrista Conte
Nel disperato tentativo di tenere in piedi la sua leadership grillina, l'ex premier compie l'ennesimo trasformismo. Riabilita la parola «onorevole» e persino l'esperienza di chi è parlamentare, preludio all'abolizione dello stop dopo il secondo mandato.Contrordine compagni: dare dell'onorevole a qualcuno non è un insulto. Parola di Giuseppe Conte il quale, nel disperato tentativo di tenere in piedi i 5 stelle, ma soprattutto la sua traballante leadership, è pronto a qualsiasi capriola. La prima è linguistica: basta con la definizione di cittadini, di cui i grillini si facevano vanto per non confondersi con la marmaglia di deputati e senatori. In archivio pure l'appellativo di portavoce, che non era l'incarico esclusivo di Rocco Casalino, ma un modo per chiamare in maniera alternativa i rappresentanti del Popolo. Sì, l'ex premier comincia il proprio mandato ai vertici del Movimento cambiando le etichette invece dell'essenza. Lo ha fatto in diretta con Lucia Annunziata, usando la consumata abilità di cui ha dato prova durante il periodo a Palazzo Chigi. Da avvocato del popolo, Conte sa che tutto dipende dalla parola giusta infilata al posto giusto, grazie alla quale il senso di un contratto può cambiare e dunque anche la sentenza definitiva. Così si parte da un sostantivo con l'obiettivo di arrivare alla sostanza, che poi sarebbe l'operazione di trasformare in un partito normale un movimento che è nato con l'intenzione di distruggere i partiti normali.Perché se onorevole non è più una parolaccia e ci si può definire tali senza avere il timore di essere inseguiti dagli insulti dei militanti anti Casta, beh allora ne consegue che anche chi di professione fa l'onorevole non è da considerarsi una persona da detestare. Se fino a ieri chi ricopriva un incarico pubblico per più di un decennio era trattato alla stregua di un miserabile profittatore che campava sulle spalle degli italiani, ora che la definizione di onorevole è stata riabilitata, si può immaginare che un grillino possa rimanere in Parlamento o in un consiglio regionale per più di due mandati, consolidando la propria esperienza. Già, l'esperienza: se prima era un titolo di vanto l'inesperienza e dunque essere sconosciuto faceva curriculum, così come prendere una manciata di like alle parlamentarie quasi era una garanzia di estraneità a qualsiasi sistema di potere, ora la competenza torna ad avere un valore. A questo punto immaginiamo che tizi come Dario Franceschini e Pier Ferdinando Casini, due pezzi da museo di Montecitorio, dopo essere stati a lungo guardati con odio saranno salutati con rispetto e forse addirittura presi in considerazione per il Quirinale dove, come è noto, serve gente d'esperienza per districarsi nel delicato incarico di più alta carica dello Stato.Eh già, la trasformazione è linguistica, ma con quella lingua Giuseppe Conte può dire ciò che vuole, per esempio che un giorno è orgogliosamente populista, per poi dire il giorno dopo che è altrettanto orgogliosamente trasformista. Del resto, l'ex presidente del Consiglio è colui che a marzo del 2019 disse di non avere alcuna «prospettiva di lavorare per una nuova esperienza di governo. La mia esperienza di governo termina con questa». In realtà, pochi mesi dopo, invece di terminare con la Lega, il premier lavorava per la nuova esperienza con il Pd. E se Matteo Renzi non lo avesse messo alla porta in anticipo, insieme alla sua banda di Arcuri e ballerine, probabilmente lavorerebbe per un'altra esperienza ancora, questa volta non più di destra né di sinistra, ma equilibrista. Perché ciò che conta è rimanere in sella. Come diceva il Divo Giulio, ossia Andreotti, «il potere logora chi non ce l'ha» e, dopo tre mesi fuori da Palazzo Chigi, Conte si è accorto di essere già un po' logorato e dunque è necessario provvedere. Messe alle spalle le settimane di baruffe con Davide Casaleggio con la disputa sugli iscritti, l'ex presidente del Consiglio deve trovare il modo di riconquistare il potere. Operazione non facile, visto che Mario Draghi, dopo essersi giocato tutto, ma con rischio calcolato, su aperture e vaccinazioni non sembra traballare. Tuttavia, si dice che Conte lo aspetti al varco sulla giustizia, in particolare sulla prescrizione, pronto se necessario a sfilarsi dalla maggioranza di governo. Il problema però è che un buon numero di capi grillini è al secondo mandato e qualsiasi fibrillazione che rischi di far cadere il governo e di anticipare lo scioglimento della legislatura preoccupa più del Covid. Insomma, urge tranquillizzare i colonnelli, altrimenti nessun golpe è possibile. E allora, come ai gloriosi tempi della «caducazione della concessione», una trovata linguistica da dare in pasto al popolo indignato per il crollo del ponte Morandi, ecco la riabilitazione dell'onorevole, cittadino italiano prestato alla politica per i più alti scopi. Che poi il prestito sia senza scadenza e il tasso d'interesse consista in una carriera politica del medesimo cittadino o portavoce alle spalle dei contribuenti, naturalmente è un dettaglio. Così come è un dettaglio che un movimento nato contro il sistema, alla fine sia diventato parte del sistema. Per dirla con Grillo: «Vaffa…».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)