2022-08-19
Il vaccino fa cilecca pure col vaiolo: «Non basta a impedire il contagio»
Il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus (Ansa)
L’Oms registra infezioni nonostante la profilassi. E ammette: «Sapevamo dall’inizio che il farmaco non poteva soddisfare tutte le aspettative». Ma intanto, con gli ordini alle stelle, la casa produttrice prevede grandi incassi.La storia si ripete; se come tragedia o come farsa, stabilitelo voi. L’Oms lo ha dovuto ammettere: il vaccino contro il vaiolo delle scimmie funzionicchia. Sì, tipo quello anti Covid: protegge dalle conseguenze gravi della malattia (che sono già rare, almeno nei Paesi occidentali e sugli individui sani), ma non sempre blocca il contagio. «Stiamo iniziando a vedere infezioni postvaccinazione», ha annunciato infatti Rosamund Lewis, l’esperta dell’agenzia in materia di monkeypox. «È un’informazione importante, perché ci dice che il vaccino non è efficace al 100%». E, stando ai tecnici, non lo è né se viene somministrato prima né se viene somministrato in seguito all’esposizione al virus. Per carità, in natura l’assoluto non esiste. Ma fa un po’ specie ascoltare un funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità che, dopo l’ennesima tornata di martellante propaganda mediatica planetaria, utile a spingere i soggetti a rischio a farsi inoculare il farmaco, farfuglia: «Sapevamo dall’inizio che questo vaccino non sarebbe stato un proiettile d’argento, che non avrebbe soddisfatto tutte le aspettative che erano state riposte in esso». Non l’avevamo già sentita?Il copione sembra lo stesso della pandemia. La dea siringata promette mirabilia e, alla fine, consegna sòle. Vi ricordate com’è andata a finire con il coronavirus? A marzo 2021, Ilaria Capua suonava la carica: «Il vaccino fa miracoli. Dobbiamo resistere due mesi», poi ne saremo fuori. Una trentina di giorni dopo, s’iniziò a parlare, addirittura, della possibilità di eliminare le mascherine in contesti frequentati da gente che aveva diligentemente offerto il braccio alla patria. Dopodiché, le nebbie oniriche della pozione a Rna presero a diradarsi. La realtà fece capolino. E si scoprì che gli «immuni», immuni, non lo erano affatto. Con la comparsa di Omicron, addirittura, l’ultimo inverno è trascorso sotto un deprimente lockdown di fatto: città spettrali, locali vuoti, un esercito di positivi in quarantena. Altro che battaglia vinta. Il verbo, diffuso dal ministro Roberto Speranza, ormai era mutato: il virus non è debellato, bisogna tenere alta la guardia, mantenere la prudenza, indossare la Ffp2 ed esibire il green pass.E cos’è che vanno raccontando, adesso, i cervelloni dell’Oms? Leggete: «Ogni persona che desideri abbassare il proprio livello di rischio», a parte vaccinarsi, può «ridurre il numero di partner sessuali, evitare il sesso di gruppo o casuale e, quando riceve il vaccino, aspettare che esso abbia avuto il tempo di produrre la massima risposta immunitaria». Insomma, questi poveracci suscettibili al contagio - soprattutto maschi omosessuali - si stavano fiondando nei centri vaccinali proprio per continuare a far baldoria senza preoccupazioni; e, invece, è partito il contrordine: scusateci, il vaccino non basta. Sarebbe meglio un po’ di castità. Il distanziamento sociale. A questo punto, perché non la mascherina? Due piccioni con una fava: si neutralizzano al contempo il Covid e il monkeypox. Non crediate, però, che la scienza abbia toppato. I dotti, per ammissione della rappresentante Oms, sapevano. Se lo avessero anche detto - se la Food and drug administration non avesse autorizzato in fretta e furia il preparato Jynneos - magari gli Stati non avrebbero fatto incetta di dosi. Fino al punto di congestionare la ditta produttrice, la danese Bavarian Nordic, che giorni fa spiegava di non essere in grado di fabbricare abbastanza fiale. Guarda caso, a giugno, l’azienda aveva felicemente rialzato (per la terza volta nel giro di un mese) le proprie prospettive finanziarie, trascinata da una commessa proveniente dal governo americano. Prima prevedeva di incassare, al massimo, 215 milioni di euro nel 2022; ora spera di arrivare a circa 270. Il problema è che il medicinale brevettato dalla società scandinava - immesso in commercio nell’Ue sotto il nome di Imvanex, negli Stati Uniti come Jynneos - era stato progettato per contrastare il vaiolo umano. È un preparato di terza generazione, però è stato testato sugli animali, essendo la malattia eradicata dal 1977 nell’uomo - peraltro, grazie a una eccezionale campagna di vaccinazione globale, partita nel 1958. Pure l’authority europea, il Comitato per i medicinali per uso umano, ignora quali sarebbero i livelli di anticorpi e la durata della protezione da essi offerta, in caso di epidemia di smallpox. Lo scenario diventa ancora più incerto se si tratta di impiegare quel farmaco per un ceppo virale diverso. Come si legge in un comunicato dell’Aifa, risalente allo scorso 22 luglio, «si è ritenuto» che Imvanex «potesse essere anche usato come vaccino contro il vaiolo delle scimmie, data la somiglianza tra il virus del vaiolo delle scimmie e il virus del vaiolo». Ma «per confermare l’efficacia del vaccino contro la malattia, Bavarian Nordic A/S raccoglierà i dati di uno studio osservazionale che sarà condotto durante l’epidemia di vaiolo delle scimmie in corso nell’Ue». Covid, capitolo secondo: in mancanza di alternative, pratichiamo le iniezioni. Domani vedremo se funzionano. A complicare il quadro - e a renderlo ancor più simile a quello della pandemia di Sars-Cov-2 - ci si è messa una scoperta francese: secondo l’Hôpital Bichat-Claude Bernard di Parigi, infatti, alcuni pazienti potrebbero essere infettivi, benché asintomatici. L’Oms, dal canto suo, sta costruendo un’emergenza sanitaria sulla base di circa 35.000 casi in 92 Paesi, sebbene aumentati del 20% in una settimana, e di dodici - dodici! - morti. Ormai, per completare il bis del Covid, manca solo un tassello: la moltiplicazione delle punture. Imvanex prevede la somministrazione di due dosi, ma meno si rivelasse efficace, più si potrebbe convincere la gente che servono richiami. Sapete come va, no? Se un vaccino non ci salva, è sempre perché non ce ne hanno dato abbastanza.