2021-05-19
Vacanze e richiami: il fiasco è dietro l’angolo
I governatori, da Luca Zaia a Michele Emiliano, vogliono offrire l'immunizzazione agli ospiti per rilanciare il turismo. Il commissario dice no: «Si prenotano le ferie in base al proprio appuntamento». L'Aifa estende fino a 90 giorni l'intervallo tra le iniezioni dei vaccini mRna.Approvato il calendario delle riaperture, la partita tra Regioni e governo si gioca ora sui tempi della campagna vaccinale. La posta in gioco è altissima, poiché si tratta di recuperare in fretta tempo, vite e denaro perduti a causa della pandemia e di una politica estremamente (e in qualche modo inutilmente) severa nella gestione delle chiusure e del coprifuoco. La scommessa principale di questa corsa alla normalità, sarà quella di evitare che la campagna vaccinale, il cui numero giornaliero di somministrazioni è ora in linea con gli obiettivi inizialmente prefissati, non costituisca un ostacolo al pieno successo di una stagione turistica che si prospetta come fondamentale per la ripresa. Il problema, infatti, potrebbe risiedere nel possibile disincentivo all'iniziare un ciclo vaccinale, qualora questo dovesse concludersi, con la seconda somministrazione nel pieno del periodo vacanziero, quando difficilmente le persone si trovano nella propria Regione di residenza. Parimenti, questo potrebbe scoraggiare i milioni di turisti stranieri che stanno pensando di prenotare (o di recuperare) un viaggio da tempo pianificato in Italia, impossibilitati a vaccinarsi al di fuori della propria nazione. Una questione non da poco, dalla cui soluzione potrebbe dipendere un minore o maggiore introito proprio a beneficio di quelle categorie di lavoratori che hanno pagato il prezzo delle chiusure e ottenuto indennizzi ben lontani dal necessario.E il problema, non a caso, è ora al centro del dibattito sulla campagna vaccinale e non è mancato, nelle ultime ore, un confronto serrato tra chi sta spingendo per mettere a punto un sistema di vaccinazione «formato vacanza» e aperto quindi anche a chi è di passaggio in alcuni territori, e chi sta mettendo in rilievo la complessità di un obiettivo di questo tipo. Una contrapposizione per ora netta, che se non risolta potrebbe portare a uno stallo e al caos, proprio nel momento cruciale. Dalla parte di chi spinge ci sono i governatori, che hanno rappresentato a Roma, per tutti i mesi del lockdown le istanze di chi pativa l'orientamento rigorista dell'esecutivo e ora vorrebbero un scatto in avanti del governo. Tra questi, il più convinto sembra il governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale ha prima fatto presente che «tra i veneti uno su tre sono vaccinati, mentre per quanto riguarda gli over 80 e gli over 70 sono scomparsi dagli ospedali» e che la sua Regione «è la prima in Italia per vaccinazioni», per poi avanzare la propria proposta: «Se non ci sono impedimenti burocratici nazionali», ha affermato, «noi siamo pronti a dare questo servizio ai turisti, sia italiani che stranieri. Ho detto ai miei di essere pronti, vogliamo dare questo servizio a chi viene a trascorrere le vacanze nella nostra Regione». Gli ha fatto eco l'omologo pugliese Michele Emiliano, per il quale la Regione da lui governata «non ha nessun problema a vaccinare altri o gente in vacanza. Tecnicamente è possibile, se questo aiuta il turismo è anche meglio». Per il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, quella di somministrare il vaccino a chi è in vacanza «deve essere una decisione nazionale», perché vuol dire far dialogare «il sistema delle prenotazioni e dei vaccini e il database che certifica il ciclo di vaccinazione di ogni persona in modo che si possano parlare tra Regioni». Per la Liguria, Giovanni Toti vede una sorta di via di mezzo, con la possibilità di vaccinare i turisti di lunga permanenza, nelle seconde case, ed è ben disposto verso le somministrazioni in vacanza anche il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che però aggiunge la necessità di un «coordinamento nazionale di dosi», ma soprattutto di un «confronto nei prossimi giorni».Peccato però che dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l'emergenza, sia arrivato uno stop ruvido a questa ipotesi: «È bene», ha detto Figliuolo, che ha parlato anche di «propaganda» delle Regioni, «che chi va in ferie regoli le proprie vacanze in funzione dell'appuntamento vaccinale. Sono aperto a qualsiasi proposta che le Regioni vorranno farmi; ovviamente a tutto c'è un limite che è il pragmatismo, se facciamo voli pindarici e invenzioni, io non ci sto». Il tutto, mentre sul fronte scientifico giungono notizie che rafforzano l'ipotesi di un intervallo più lungo tra prima e seconda dose dei vaccini a mRna Pfizer e Moderna (fino a 90 giorni) proprio nel momento in cui le stesse Regioni sembrano andare in ordine sparso tra il periodo raccomandato dalle case produttrici (21 e 28 giorni) e una dilazione a 35 o 42 giorni. Sia il presidente del Css, Franco Locatelli, che quello dell'Aifa, Giorgio Palù, hanno citato numerosi studi degli ultimi giorni che dimostrano la bontà della scelta di ritardare fino a 90 giorni la seconda dose, ma questo sta determinando un quadro fortemente disomogeneo sul territorio nazionale. La dilazione, in ogni caso «libererebbe» un numero cospicuo di dosi per la prima somministrazione. dando un'ulteriore spinta a una campagna che ieri ha superato quota 28 milioni di somministrazioni, attestandosi a quota 28.074.383, di cui 19.153.355 vaccinati con la prima dose e 8.921.028 completamente immunizzati.
Francesca Albanese (Ansa)
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