Le fashion victim le chiamano «it bag». Sono quelle borse create da grandi case di moda, diventano pezzi iconici in vendita a cifre a 3 (e più) zeri. Si chiamano Kelly, Birkin, Falabella. Ma anche Miss Sicily, Boy, Muse e Hobo. E da qualche tempo non sono solo pezzi desideratissimi dalle influencer come Chiara Ferragni o Kim Kardashian. Le it bag sono infatti diventate la chiave per convincere ragazze più o meno giovani a diventare mamme surrogate.
Le fashion victim le chiamano «it bag». Sono quelle borse create da grandi case di moda, diventano pezzi iconici in vendita a cifre a 3 (e più) zeri. Si chiamano Kelly, Birkin, Falabella. Ma anche Miss Sicily, Boy, Muse e Hobo. E da qualche tempo non sono solo pezzi desideratissimi dalle influencer come Chiara Ferragni o Kim Kardashian. Le it bag sono infatti diventate la chiave per convincere ragazze più o meno giovani a diventare mamme surrogate. Succede in Cina dove, come raccontato dalla tv locale Shandong, allontanandosi dai grandi centri urbani e addentrandosi nella Cina più rurale, si scopre l'esistenza di interi villaggi in cui le donne si dedicano alla maternità surrogata in cambio di quegli spiccioli necessari per vivere bene per almeno un anno. Dal 2001 la maternità surrogata in Cina è illegale per i medici ma non esiste una legge che la proibisca. Per questo motivo, il business dell'utero in affitto prolifera lontano dalla grandi città, in strutture create da piccole-medie imprese private che spesso sono in contatto con le strutture mediche pubbliche cinesi o i loro operatori. Si stima che ogni anno siano oltre 10.000 le nascite connesse alla pratica dell'utero in affitto e che nonostante la pratica sia vista ancora oggi come qualcosa di disonorevole per una donna, spesso siano le stesse surrogate «made in China» a offrirsi alle coppie come portatrici in cambio di una bella borsa o di un vestito come quello indossato dalla loro attrice preferita durante l'ultimo red carpet. Così, un business lucroso come quello dell'utero in affitto in Cina si è trasformato nella via più facile per raggiungere un apparente benessere e ostentare, almeno per qualche tempo, una vita di lusso. Tra le aree più note per questo nuovo tipo di maternità surrogata ci sono i villaggi rurali situati nella provincia di Hubei, nella Cina centrale. In questi luoghi, da generazioni, gli uomini e le donne vivono in piccolissimi villaggi coltivando la terra e vendendo ai vicini i prodotti dei campi. La ragazze più giovani, però, crescono con il sogno di diventare ricche. E non potendosi allontanare dalla loro famiglia cercano spesso vie alternative per ottenere almeno parte del benessere tanto sognato. Ecco quindi entrare in gioco la maternità surrogata. «Per un bambino le donne guadagnano circa 150.000 yuan in totale (circa 20.000 euro, ndr.)» hanno raccontato alla tv locale Shandong alcuni abitanti del villaggio Qili, uno dei tanti della provincia di Hubei «la cifra corrisponde a oltre quindici volte uno stipendio annuale in queste zone. Poco importa che a livello di contanti le donne portino a casa al massimo 38.000 yuan (circa 5.000 euro). A loro interessano le borse firmate con cui vengono ripagate e i bei vestiti, come quelli che vedono indossati da modelle e attrici, da sfoggiare a Wuhan (la capitale della provincia di Hubei)». Alla stessa tv locale, una giovane incinta ha spiegato senza mezzi termini che, «essere incinte è senza dubbio meglio che lavorare nei campi o in una fabbrica in città». «Il guadagno è anche superiore» si è giustificata «e invece che passare le giornate la lavoro posso stare a casa con la mia famiglia». Nei villaggi dello Hubei la pratica dell'utero in affitto si è così diffusa che, lo scorso anno, 100 donne nella provincia sono rimaste incinte contemporaneamente. «Madri e figlie incinte allo stesso tempo, e magari anche la cognata» hanno raccontato alcuni uomini del villaggio, gli unici a condannare fermamente la pratica «non solo è vergognoso, ma è immorale e pericoloso per le stesse donne. Lo scorso anno mia figlia e mia cognata sono rimaste incinte contemporaneamente a 40 e 46 anni, un'età in cui le gravidanze sono ad altissimo rischio, e il tutto per una manciata di yuan e qualche accessorio di lusso. Il tariffario imposto è folle, ma per una borsa questo e altro». A confermare che «esiste un vero e proprio tariffario» per la surrogazione di maternità sono le stesse giovani del villaggio Qili che spiegano come, nelle prime settimane di gravidanza, prima che si abbia conferma del battito del bambino, alla mamma surrogata viene pagata una somma simbolica di 2.000 yuan (circa 250 euro). Il tutto, ovviamente, avviene in nero. Lontano da ospedali, cliniche private con suite da milioni di dollari o da strutture un minimo competenti e in grado di intervenire in caso di problemi. «La borsa di solito arriva al momento della nascita del bambino» raccontano entusiaste le giovani donne che spiegano come quello sia, senza dubbio, «il momento più bello della gravidanza».
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Fattah al Sisi (Ansa)
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