2023-07-15
Utero in affitto, Magi inchioda il Pd
Il segretario di +Europa presenta un emendamento per legalizzare la Gpa. E semina il panico tra i dem, obbligandoli a schierarsi. Minoranza in pressing su Elly Schlein.Un emendamento per legalizzare in Italia l’utero in affitto, va da sé, nella forma edulcorata di «gestazione per altri solidale». È la bomba estiva sganciata alla Camera da Riccardo Magi, segretario di +Europa, e che la prossima settimana sarà messa ai voti in Aula, facendo salire la colonnina di mercurio, politicamente parlando, più del previsto. L’occasione verrà nell’ambito della discussione prevista sul ddl che, invece, vorrebbe la maternità surrogata reato universale. Viceversa questo emendamento rema nella rotta opposta, stabilendo che, per consentire la pratica della «gestazione per altri solidale», la gestante debba «essere una donna che decide altruisticamente, non a fini commerciali, in maniera libera, autonoma e volontaria» e debba «altresì avere un reddito superiore a un certo limite minimo, al fine di evitare casi di sfruttamento». Si tratta insomma del solito tentativo di sdoganamento, che la prende alla larga per evitare di spaventare. Il fatto singolare, già rilevato perfino da Repubblica nel dare la notizia, è però che l’idea di Magi non spaventa affatto la maggioranza di governo, che sulla contrarietà ai figli su commissione - quale che sia la forma della stessa - non tentenna; spaventa invece i dem, messi non poco imbarazzo da tale emendamento. «Ci aspettiamo che altri gruppi progressisti votino il nostro emendamento», sono state le parole del segretario di +Europa, che pare consapevole della portata detonante della sua proposta: «Il Pd che farà? Voterà per legalizzare la gestazione per altri, solidale, in Italia?». Vallo a capire. I granellini di sabbia nella clessidra scendono ora dopo ora, ma in casa dem sulla linea da prendere regna l’incertezza. E non potrebbe che essere così, visti i precedenti che nei mesi scorsi avevano visto la stessa segretaria Elly Schlein evitare di dettar la linea. «Abbiamo vinto il Congresso sulla base di una mozione costruita raccogliendo diverse sensibilità», aveva per esempio dichiarato a fine aprile, aggiungendo: «Io da un lato ho sempre espresso di essere personalmente favorevole alla Gpa ma non l’abbiamo inserito nella mozione perché siamo disponibili al confronto». La Schlein aveva insomma cercato di non spaccare il partito, anche se era bastato quel suo «personalmente favorevole» a sollevare le polemiche, facendo schizzare di colpo in su la pressione ai cattodem; e non solo a loro. Lo stesso Carlo Cottarelli, lasciando il Pd (e il Senato) a maggio, aveva richiamato, tra gli altri, il tema dell’«utero in affitto» quale elemento di incompatibilità col nuovo corso del Nazareno. Consapevole di questo, il responsabile dei diritti della segreteria dem, Alessandro Zan - pur personalmente favorevole alla maternità surrogata - ha finora fatto in modo di evitare strappi, compattando il Pd in favore del matrimonio egualitario e delle trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali. La maternità surrogata legale era però stata tenuta fuori, proprio per scongiurare scossoni. L’emendamento Magi invece costringerà i dem a uscire allo scoperto. Lo sanno Schlein, Zan e anche la capogruppo Chiara Braga. Che fare, dunque? Questo è il dilemma. A meno di cambi di programma, fra martedì e mercoledì la questione finirà in Aula e il rischio di una frattura è alto. Ma non tanto e solo alla Camera, bensì nell’intero partito, se si pensa alle posizioni espresse nei mesi scorsi proprio sull’utero in affitto da gente del calibro di Stefano Bonaccini («Sono nettamente contrario»), Debora Serracchiani («Niente proposte che possano far pensare a una volontà di legalizzazione da parte nostra»), Alfredo Bazoli («Una grave violazione della dignità della donna»), Graziano Delrio («Io sono arci contrario»), Stefano Lepri («Come cattolici popolari abbiamo dichiarato contrarietà»), Valeria Valente («Tratta come prodotto il corpo delle donne»). Non è finita. Il Pd è quello stesso partito dove nel 2016 militava il senatore Gianpiero Della Zuanna, firmatario di un emendamento che prevedeva l’estensione della punibilità delle pratiche di maternità surrogata perpetrate all’estero: la stessa identica cosa oggi chiesta dal centrodestra. Certo, da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Ma non abbastanza da trasformare il grande partito progressista in un vero partito radicale di massa, per dirla con il filosofo Augusto Del Noce. E questo è senza dubbio un bel problema per Elly Schlein, che stavolta non potrà giocarsi alcuna carta del suo ricco repertorio contro «la destra». Diavolo d’un Magi.
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