2023-07-17
«Usano Xanax e Serenase e poi fanno le recensioni su TikTok»
Nel riquadro, lo psicanalista Emilio Mordini (iStock)
Lo psicoanalista Emilio Mordini: «Si è affermata l’idea di benessere mentale come fitness. I ragazzi vogliono essere più performanti e migliorare la loro capacità di “godere” la vita».«Le chiedo soltanto la cortesia di non affrontare il tema dell’uso giovanile di psicofarmaci come indicatore del disagio dei tempi moderni, perché è una fesseria». È tranchant lo psicoanalista Emilio Mordini, già docente universitario di bioetica e di etica. «L’uso degli psicofarmaci non dipende dal fatto che i giovani soffrono di mancanza di prospettive».Da cosa, allora?«Facendo il ragionamento inverso, non è vero che chi non usa psicofarmaci sia più sano di mente. Chi ritiene che l’uso di psicofarmaci sia un indicatore della salute mentale della popolazione giovanile fa un’operazione grossolanamente scorretta dal punto di vista scientifico». Perché i giovani usano psicofarmaci?«Molto spesso per scopo ricreativo. Su TikTok le ragazzine recensiscono Xanax o Serenase con lo stesso spirito con cui parlerebbero di uno Château d’Yquem (pregiato vino francese, ndr)». Le famiglie non intervengono?«Oggi le famiglie si occupano dei figli soprattutto in termini medici».Nessuna educazione sentimentale?«L’unica cosa che le mobilita è l’emergenza medica. La famiglia e la scuola trasformano la loro incapacità di educare in un problema medico da scaricare sulle strutture sanitarie».Perché? «Viviamo in una società di cagnetti randagi. Anche se ufficialmente hanno una famiglia e una casa, i giovani oggi sono cuccioli abbandonati, nessuno si prende cura di loro in termini affettivi».Come si concretizza il disagio?«Nell’ampia disponibilità di questi farmaci. Alcuni medici di base li prescrivono in modo irresponsabile».L’uso dipende dalla disponibilità?«No, la disponibilità è solo la condizione predisponente». E allora da cosa dipende?«Dal fatto che negli ultimi anni si è affermata l’idea del benessere mentale come fitness, uno stato ideale di corpo e mente “ben funzionanti”».Non è così?«Sì, ma è una sciocchezza pensare che “salute” equivalga a “buon funzionamento”. L’uomo non è una macchina cui fare il tagliando». Dal 1948 l’Oms definisce la salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale».«È una definizione così vasta da non significare nulla, che inoltre dà alla medicina la responsabilità di stabilire cos’è bene per un essere umano. Follia! Molto meglio la precedente definizione, più umile e concreta: “Salute è assenza di malattia”».Perché una ragazza prima di andare in discoteca assume psicofarmaci?«Ai ragazzi viene proposto il modello di salute come “buon funzionamento”. Oggi “funzionare bene” significa essere un consumatore efficiente anziché - come è stato per secoli – un lavoratore produttivo. Un cittadino sano è un cittadino che consuma. Le adolescenti usano gli psicofarmaci per essere più performanti e migliorare la loro capacità di consumare i “godimenti”: ballare, divertirsi, flirtare».Perché parla al femminile? «Questo uso dello psicofarmaco nasce dalla cultura del wellness, creata per consumatori femminili». E i maschi?«Si femminilizzano nei loro gusti. Il consumo oggi si regge soprattutto sul piacere delle femmine».Soluzione?«Si può ridurre la disponibilità di psicofarmaci facendo sì che medici di base prescrivano meno antidepressivi inutili. Ma non è una vera soluzione». Non se ne esce?«A livello sistemico, no. Alle singole famiglie do tre consigli. Primo; insegnate con l’esempio. Se vivete come macchine che devono essere sempre in perfetta efficienza, come potete sperare di avere figli che non usino psicofarmaci per essere anch’essi “al massimo”? Secondo: non accettate i gusti e i valori estetici dei vostri ragazzi, solo perché “bisogna capire i giovani”. Esistono musiche belle o brutte, cibi buoni o disgustosi, modi di vestirsi gradevoli o volgari. Gli adulti hanno il dovere di fornire un’educazione estetica e sentimentale ai ragazzi. Terzo e più importante, ve lo chiedo come psicoanalista: smettete di leggere i libri di psicologia, di chiedere consigli agli psichiatri, di trasformare i problemi dei vostri figli in problemi medici. Siete voi i genitori. Per usare le parole di De Falco al comandante Schettino, “Tornate a bordo, cazzo!”».