2018-07-31
Usa i neri per fare propaganda: è il Pd che istiga all’odio razziale
I progressisti parlano dell'Italia come se fosse l'Alabama segregazionista degli anni Cinquanta. Ma per ora non ci sono elementi a sostegno delle loro tesi. Piuttosto, i dati mostrano che i crimini degli stranieri crescono.L'Italia come l'Alabama o il Mississippi, gli Stati razzisti del profondo Sud degli Stati Uniti dove ancora fino alla metà del secolo scorso gli uomini di colore venivano inseguiti e linciati? Davvero stiamo diventando un Paese dove impera il Ku Klux Klan, come sembrerebbe a leggere certe dichiarazioni di alcuni esponenti politici di sinistra? No, l'Italia non è razzista né segregazionista come ci vorrebbero far credere. Tanto meno esistono ronde di incappucciati che vanno a caccia di neri.E però, ribatte chi ha scambiato il nostro Paese per la Louisiana o la Carolina del Sud, negli ultimi tempi gli atti di intolleranza si susseguono. Extracomunitari presi di mira da carabine ad aria compressa, un immigrato inseguito e ucciso, una ragazza di colore colpita all'occhio da un uovo lanciato da una macchina in corsa: se non è razzismo questo! No, questo non è razzismo, ma al massimo cronaca nera e vi spieghiamo perché, a cominciare dall'atleta azzurra che rischia di perdere l'occhio.Prima che la campionessa italiana fosse colpita mentre tornava a casa a Moncalieri, nella stessa zona erano già accaduti i seguenti fatti. Nella notte tra il 14 e il 15 luglio, un pensionato segnalò che qualcuno si era messo a lanciare uova contro casa sua. Il 25 luglio alle 23.30, invece, tre donne sono state colpite da uova lanciate da un'auto in corsa (presumibilmente la stessa), sempre a Moncalieri. Ovviamente nessuno di questi episodi è salito alla ribalta nazionale, perché sia il pensionato che le tre ragazze bersagliate con le uova non erano di colore. Che cosa succede invece domenica? A essere presa di mira è una ragazza nera, un'atleta, per giunta progressista perché iscritta al Pd, e allora monta la canea. C'è un suprematista bianco che si aggira in auto dando la caccia ai neri, twittano svelti i compagni, e il caso esce dalla cronaca per entrare nella politica. Anche perché la vittima, cioè la campionessa, dice che chi ha lanciato le uova cercava una donna di colore. In realtà ai carabinieri non risulta nulla di tutto ciò. Loro si basano sulla testimonianza resa dalla giovane, che non fa cenno ad alcuno sfondo razziale.Ma veniamo all'immigrato colpito da un pallino sparato da un fucile ad aria compressa. Un attacco razzista, strilla la solita compagnia di giro. Peccato che a sparare sia stato un altro immigrato, questa volta sudamericano, e che la stessa vittima assicuri nelle interviste ai giornali locali che il razzismo in questa faccenda non c'entri nulla, perché l'episodio ha semmai a che fare con la stupidità umana che spinge a premere il grilletto mentre sarebbe più opportuno premere l'interruttore dell'intelletto.Veniamo infine all'ultimo caso, cioè al linciaggio di un marocchino sorpreso in macchina da una ronda, non padana ma romana. È successo ad Aprilia, provincia di Latina, dove in tre si mettono all'inseguimento di un'auto sospetta. La vettura sgomma perché chi vi è a bordo fiuta che non è aria. Gli inseguitori non mollano la presa e alla fine l'utilitaria in fuga si schianta contro un muro. Uno dei due a bordo della macchina uscita di strada scende, forse ci scappa un pugno, forse un calcio. Risultato, l'uomo muore, ma nessuno sa dire se il decesso è dovuto alle percosse o all'incidente. Sta di fatto che anche qui parte la rumba: razzismo. E però si scopre che nell'auto c'erano arnesi da scasso e dunque il defunto, o per lo meno il suo complice, non era in gita di piacere alla ricerca del ponentino romano. Intendiamoci: se anche il tizio deceduto avesse avuto intenzione di svaligiare un'abitazione, nulla giustifica il linciaggio e neppure il pestaggio, ma al momento nessuno sa dire se ci sia stato un linciaggio o un pestaggio. Anzi, per ora fa fede il resoconto dei carabinieri, che escludono il massacro. Insomma, elementi per costruire la tesi di un'Italia trasformata in una specie di Missouri degli anni Cinquanta al momento non ci sono.C'è invece un dato di fatto e cioè che negli ultimi anni i furti, le rapine e gli stupri hanno per protagonisti gli immigrati. Non lo dice Matteo Salvini e nemmeno lo sostiene Radio padania. Lo spiega la Fondazione Hume, ovvero il centro di ricerca nato per volere di Luca Ricolfi, un sociologo di sinistra. Secondo uno studio recentemente pubblicato e reperibile sul sito della Fondazione, negli ultimi anni è cresciuta la percentuale di stranieri denunciati o arrestati per furto. Mentre calano gli italiani, gli immigrati raggiungono quote che oscillano fra il 35 e il 40 per cento. Lo stesso dicasi per le rapine e per gli stupri. I dati non hanno pregiudizi e non tifano per coloro che hanno la pelle bianca o sono nati in Italia. I dati sono oggettivi e dicono che il problema non è il razzismo, ma la delinquenza che abbiamo importato grazie ai governi dell'accoglienza, cioè della sinistra. Che è la sola vera responsabile e che continua ad alimentare una divisione che non c'è e se c'è non è dovuta alla razza ma al rispetto della legge. Da una parte chi non ruba e non stupra e dall'altra chi vive al di fuori dei confini del codice penale. Nero o bianco che sia.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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