2024-11-28
Ursula-bis è debolissima: mai così pochi voti
Ursula von der Leyen (Ansa)
La seconda Commissione Von der Leyen raccatta appena 370 consensi: è la maggioranza più risicata della storia. Un dato figlio dei tanti «no» dei Popolari spagnoli per il caso-Ribera. Non proprio il massimo per andare a trattare sui dazi con Donald Trump.Con 370 sì, 282 no e 36 astensioni ieri si è dato il via ufficialmente alla Commissione Von der Leyen II. La più debole per consensi da che esiste l’Unione europea. Già da luglio a oggi sono più di 30 i consensi persi. Infatti, lei sola, come presidente, ne ottenne 401. Non una buona notizia considerato il quadro geopolitico attuale. Dall’altra parte dell’oceano, l’elezione di Donald Trump, promette più isolazionismo e dazi quasi certi e, nell’ipotesi in cui si dovesse andare ad affrontare una guerra commerciale, un’Europa così debole rischia di essere schiacciata.Nonostante Ursula von der Leyen abbia affermato, dopo lo scrutinio, «è un bel giorno per l’Europa», questo è il risultato peggiore, in termini numerici, che sia mai stato registrato. Un disastro se si paragona alla Commissione di Romano Prodi nel 1999 (510 voti su 626) o a quella di José Manuel Barroso nel 2004 (478 su 732). Il Barroso II, per paragonare due mandati consecutivi, ripartì con ancora più consensi nel 2010: 488 su 736. Il Von de Leyen II ha perso 21 voti nel Ppe (soprattutto tra gli spagnoli, a causa della commissaria socialista Teresa Ribera), 25 tra i socialisti (soprattutto francesi e belgi, compresi i due indipendenti italiani eletti col Pd, Cecilia Strada e Marco Tarquinio, e 18 astenuti). Nell’altro gruppo della vecchia «maggioranza Ursula», quello dei liberali di Renew, hanno votato quasi tutti a favore, salvo sei astenuti (irlandesi e belgi). Tra i Verdi, come era stato annunciato lunedì sera, in 27 hanno deciso di sostenere Von der Leyen, mentre in 19 hanno votato contro (compresi gli italiani Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi) in sei si sono astenuti.Tra le file dei conservatori del gruppo Ecr, che aveva lasciato libertà di scelta ai suoi membri, i voti a favore sono stati 33 (tra cui tutti gli italiani di Fdi), mentre i contrari sono stati 40 (tra cui i polacchi del Pis), e gli astenuti quattro. Hanno votato compatti contro la fiducia tutti gli eurodeputati del gruppo della Sinistra, compresi gli italiani Mimmo Lucano e Ilaria Salis (Sinistra italiana) e gli otto eletti del M5S: Antoci, Della Valle, Furore, Morace, Palmisano, Pedullà, Tamburrano e Tridico. Compatti contro la fiducia anche i due gruppi di estrema destra, i Patrioti per l’Europa (compresi tutti gli eurodeputati della Lega) e i sovranisti del gruppo Esn (Europa delle nazioni sovrane).C’è una buona notizia ed è l’operazione straordinaria riuscita da Giorgia Meloni, ovvero inserire nell’esecutivo un commissario italiano esterno alla maggioranza che aveva rieletto Von der Leyen. Raffaele Fitto è il nuovo commissario europeo con l’importante delega di vicepresidente esecutivo.Ma è un esecutivo che parte con molte difficoltà. Ne è consapevole Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia: «La vera sfida politica che ci accompagnerà per tutta questa legislatura sarà capire come la Commissione europea si troverà rispetto a dei numeri che sono diversi da quelli della scorsa legislatura, che tipo di provvedimento varerà su ogni materia, che numeri avrà qui dentro e, in questo terzo aspetto, state sicuri che noi giocheremo la nostra partita su ogni singolo dossier. Faremo sentire dalla voce di Fratelli d’Italia, la voce dei conservatori europei su ogni partita, perché sappiamo che qui dentro i numeri sono cambiati». Sulla stessa linea il co-presidente del gruppo Ecr in Parlamento, Nicola Procaccini: «Oggi sono cambiati gli equilibri politici al Parlamento europeo, in generale anche nel Consiglio europeo e quindi, inevitabilmente, anche nella Commissione europea. Va dato atto che il detonatore di questi cambiamenti sia Giorgia Meloni che è riuscita a essere nello stesso tempo coerente con la propria visione, come dimostra il voto contrario quest’estate, ma nello stesso tempo oggi, a valle, abbiamo difeso l’idea originale di Unione europea come sia confederazione di nazioni».Il risultato di oggi non arriva completamente a sorpresa. Già dalla fine dello scorso mandato a Bruxelles l’aria era cambiata. I dossier venivano dibattuti con più veemenza e ciò che sembrava un dogma, come il Green deal, aveva smesso di esserlo. Ora i numeri sono cambiati, ma non bastano per stravolgere le politiche degli ultimi anni, si dovrà combattere su ogni singolo dossier e le cose si complicano, considerato che le decisioni più importanti andranno prese con l’approvazione del Trilogo: ovvero l’insieme di Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. Un Consiglio che sta virando decisamente a destra e che non potrà che farlo ancora di più, considerando il prossimo voto in Germania.Si profila, quindi, un disallineamento tra Commissione, ancora piuttosto spostata a sinistra, e Consiglio. Difficile governare così. La preoccupazione è forte in un momento in cui le decisioni andrebbero prese in fretta. Non si può titubare o rinviare i dossier per mancanza di numeri quando, negli Stati Uniti, c’è un presidente disposto a tutto per risollevare l’economia statunitense. Oggi in Europa raccogliamo i frutti di politiche che hanno messo in ginocchio le nostre economie e, per invertire la rotta, servirebbe un timone deciso, un timone che in questo momento, però, continua a essere strattonato da sinistra a destra.