2021-10-15
Universitari beffati: in dad anche con la card
Nemmeno il possesso del pass dà diritto all'ingresso nelle aule. Gli atenei vanno infatti in ordine sparso: in alcuni la capienza è tornata al 100%, ma solo previa prenotazione. In altri si va a rotazione: metà degli studenti costretta ancora alle lezioni onlineLa maggioranza delle assistenti è priva di certificato. Famiglie e anziani senza risposteLo speciale contiene due articoliL'anno accademico 2021/2022 è iniziato da due settimane per qualcuno e per altri da un mese, ma di università si è sentito parlare solo dopo la lezione sospesa a Bologna per la studentessa senza green pass. Sugli atenei si alza il chiacchiericcio quando montano le polemiche, quando qualche lista occupa delle aule, quando ci sono delle proteste, ma degli studenti universitari non si vocifera granché. Anche loro, come i colleghi di superiori e medie, hanno vissuto il dramma della dad, che è però è passato in sordina. Forse perché più grandi e maturi, forse perché più responsabili, resta il fatto che per molti di loro la didattica a distanza è ancora una realtà presente, e non solo quando un compagno di corso risulta positivo al Covid-19. Nel decreto legge del 6 agosto 2021, approvato il 23 settembre in seconda lettura al Senato, inerente alle «Misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti» viene ribadito il principio dello svolgimento prioritariamente in presenza delle attività didattiche e curriculari. Ma attenzione, prioritariamente. La situazione è più articolata rispetto alla scuola, perché ogni ateneo è autonomo nell'imposizione di regole più o meno stringenti rispetto alla presenza a lezione, nelle biblioteche e nelle aule studio. Quindi quel «prioritariamente», lascia intendere che non per tutti i ragazzi ci sia la possibilità di assistere alla totalità delle lezioni in aula. Per accedere alle strutture degli atenei è obbligatorio possedere il certificato verde sia per docenti e personale tecnico-amministrativo, sia per gli studenti, grande differenza rispetto alla scuola. La verifica del lasciapassare viene effettuata nella maggior parte delle università a campione, come all'Università di Bologna o all'Università Statale di Milano, mentre in altre è richiesto all'entrata dei campus, è il caso dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano o dell'Università di Salerno. Il punto di diversificazione più grande tra tutti gli atenei rimane la presenza degli studenti in aula durante le lezioni. Ogni plesso ha infatti la sua storia e le sue difficoltà a livello di spazi. Non è certamente un segreto il fatto che, in molte facoltà, il malcapitato ritardatario, solamente due anni fa, non trovando posti disponibili, si sarebbe dovuto sedere per terra o sugli scalini delle aule a gradoni. Proprio per questo motivo, dunque, non tutte le università possono permettersi di ospitare in aula tutti gli iscritti al corso, garantendo la possibilità di seguire da casa. Fa riflettere il fatto che dall'undici ottobre, muniti di passaporto verde, la capienza consentita per cinema, teatri e altri luoghi di cultura sia del 100%, misura che di fatto abolisce la distanza interpersonale di un metro; mentre molti studenti, appartenenti al luogo di cultura per eccellenza, l'università, si vedono ancora costretti a seguire spesso le lezioni a distanza. Dopo due anni. Statale, Cattolica, Bocconi, Politecnico e Bicocca, che hanno tutte la propria sede a Milano, presentano cinque soluzioni differenti. All'Università Statale da oggi la capienza delle aule raggiungerà il 100%, con la necessità di prenotarsi e la possibilità di seguirle a distanza e recuperarle entro 48 ore. Anche gli studenti del Politecnico, a partire dalla prossima settimana, potranno rivedersi tutti finalmente dal vivo, dopo che aver riempito le aule prima al 50 e poi al 70 percento. L'Università Cattolica del Sacro Cuore e l'Università degli Studi di Milano Bicocca hanno ancora una capienza ridotta al 50%, con obbligo di prenotazione e nel caso della Bicocca la chance di prenotarsi last minute nelle ultime 24 ore, nel caso siano rimasti dei posti liberi. In Bocconi il sistema è particolare: ogni corso è iniziato suddividendo la classe in due gruppi, matricole pari e dispari, e di settimana in settimana i due gruppi hanno intercambiato la presenza o l'online. Dopo qualche settimana di lezione grazie a dei calcoli statistici per i corsi meno popolosi è stata reintrodotta la capienza al 100%. A Venezia, alla Ca' Foscari, solo il 75% degli universitari può andare in presenza, previa prenotazione, i restanti online. In Emilia-Romagna, a Parma e Bologna tutti i posti in aula sono occupabili. All'Unibo le lezioni vengono trasmesse anche in streaming, mentre a Parma i docenti sono obbligati a fornire un supporto online aggiuntivo rispetto alla presenza. A Roma, Sapienza e Luiss hanno ancora il tetto massimo del 75%. In Toscana a Siena, si va ad esaurimento posti, senza il bisogno di prenotarsi, mentre a Salerno vige ancora il 50%, con obbligo di prenotazione. Vivere quotidianamente l'università ha un valore aggiunto. È un luogo di incontro e di dialogo con l'altro, con il diverso, che tempra e porta degli adolescenti a diventare uomini e donne pronti a prendere in mano la propria vita. Prendere una laurea non è ottenere un titolo, ma fare un'esperienza di vita, esperienza che nonostante green pass, mascherine, temperatura e sanificazioni non a tutti oggi è consentita allo stesso modo, nonostante i proclami dessero per finito l'incubo dad. Eppure, il green pass è sempre stato venduto come strumento di libertà e di ritorno alla normalità. Nemmeno possederlo, però, garantisce agli studenti la possibilità di fare lezione in presenza. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/universitari-beffati-in-dad-anche-con-la-card-2655300403.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="particle-1" data-post-id="2655300403" data-published-at="1634249453" data-use-pagination="False"> E venne il giorno del green pass obbligatorio per lavorare. E avendo sottovalutato le contraddizioni segnalate da sempre dell'autocertificazione tutta italiana, il governo si ritrova con il rischio paralisi del Paese non avendo sciolto nodi fondamentali: dai 60.000 ancora non vaccinati nell'ambito delle forze dell'ordine ai lavoratori dell'autotrasporto, del settore agricolo, dell'edilizia, ma anche colf e badanti. Ma se camalli e camionisti preoccupano il governo e tra un tavolo e un vertice i sindacati provano a risolvere la grana, delle badanti nessuno parla, mentre la delicatezza del tipo di lavoro e le caratteristiche del datore di lavoro privato, quasi sempre un anziano o disabile bisognoso di assistenza, meriterebbero una grande attenzione. Molte badanti e colf provengono da Stati come la Romania, che ha solo il 25% della popolazione vaccinata o l'Ucraina con l'11%, e quindi o non sono vaccinate oppure sono immunizzate con vaccini non riconosciuti, come il russo Sputnik e quindi non possono ottenere il green pass. Per l'associazione datoriale Domina i lavoratori domestici non ancora vaccinati sono circa 600.000, mentre per Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), la cifre sono ancora più alte: la platea dei non vaccinati potrebbe corrispondere al 50% del totale, circa 2 milioni tra regolari e irregolari presenti nel nostro Paese che «valgono» circa 20 miliardi di euro l'anno, valore che potrebbe raddoppiare entro 2030 visto l'invecchiamento progressivo della popolazione. Le associazioni già nei mesi scorsi avevano lanciato l'allarme chiedendo al governo di intervenire prima per facilitare l'accesso alla vaccinazione di badanti, colf e baby sitter, e poi per introdurre anche per loro l'obbligo come previsto per operatori sanitari e delle Rsa. A sollevare il problema delle ricadute sulle famiglie è Chiara Pazzaglia, presidente provinciale delle Acli di Bologna: «Nei nostri uffici seguiamo circa 3.300 contratti l'anno. Negli ultimi giorni, siamo alle prese con le richieste da parte dei datori di lavoro, familiari e amministratori di sostegno di questi, abbiamo risposto a un centinaio tra chiamate ed email solo nell'ultima settimana, soprattutto sulle modalità di controllo del documento e delle possibili conseguenze per le lavoratrici che non rispettano l'obbligo. Sui controlli, spiega Andrea Zini, vicepresidente Assindatcolf: «Abbiamo già detto alle famiglie di verificare se il lavoratore ha il Gp, chiedendogli di firmare una lettera. Ci sono almeno 400.000 lavoratori che non hanno il green pass e a cui le famiglie non lo chiederanno mai per non perdere il rapporto di fiducia o perché non hanno altri cui rivolgersi e temono di restare senza aiuto. Altre 200.000 persone potrebbero perdere il lavoro, perché le famiglie non vogliono rischiare». Inoltre molti lavoratori e lavoratrici hanno più datori di lavoro ed è difficile che per poche ore venga controllato il documento: «Ecco perché, ribadisce Zini, «avevamo chiesto una procedura semplificata con la verifica del cartaceo». Anche perché, molti anziani soli non hanno lo smartphone e sono dunque impossibilitati a capire se la propria collaboratrice rispetti il requisito. L'obbligo del green pass diventa poi pioggia sul bagnato per un settore che, come spiega Pazzaglia «è già stato messo in crisi dall'introduzione del Reddito di Cittadinanza; infatti, alcune assistenti familiari straniere che hanno titolo per richiederlo, essendo in Italia regolarmente da più di 10 anni, preferiscono questo sussidio al contratto di lavoro in regola, per pochi euro di differenza».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)