
La City rispolvera i rumor sulle nozze tra i due colossi bancari. Parigi e Milano smentiscono, ma la vigilanza Ue e la finanza cara a Bruxelles insistono per il consolidamento del settore. L'ipotesi è un banco di prova per il nuovo esecutivo sovranista.Per la seconda volta nell'arco di pochi mesi torna in auge la voglia di fondere Unicredit e Société générale per far nascere un colosso europeo con tre bandiere: oltre a quella italiana e francese anche la tedesca. I due istituti si sono affrettati a smentire. Molto più nettamente da parte francese e con toni più soft a Milano: «nessuna discussione in cda», fa sapere la banca guidata da Jean Pierre Mustier. Il progetto non è così innovativo. La prima volta se ne parlò nel 2006 quando la banca ora con sede in Piazza Gae Aulenti era guidata da Alessandro Profumo. Il manager all'epoca aveva manifestato la disponibilità del gruppo a valutare eventuali opportunità di crescita per linee esterne in Europa occidentale dopo l'acquisizione della tedesca Hvb. «A supporto della validità dell'operazione c'erano anche altri indizi: Unicredit aveva da poco annunciato la cessione di Banca 2S e di Splitska Banca, acquisite proprio dal colosso transalpino guidato in quel momento da Daniel Bouton», scriveva il Giornale. Ora, invece a riaccendere il motore dei rumor è stato il Financial Times dando l'operazione in via di definizione e in cantiere non prima di un anno. A spingere l'indiscrezione ieri è stata anche una notizia diffusa dalla stessa Soc gen. Il titolo dell'istituto francese è salito dell'1,7% in reazione agli accordi di principio raggiunti con il dipartimento di Giustizia Usa, con la commodity futures trading commission degli Stati Uniti e con Parquet national financier per risolvere le questioni aperte relative allo scandalo Libor e alle indagini sulle transazioni con controparti libiche. Già lo scorso anno Soc gen aveva accantonato all'incirca 800 milioni di euro soltanto per il secondo contenzioso e dunque la transazione non intaccherà in alcun modo i conti del 2018. Appare però interessante il fatto che sia stata messa la parole fine al contenzioso con Lia, il fondo sovrano libico, che nel 2009 aveva avviato una disputa su un pacchetto di trading da oltre 2 miliardi di dollari.Lia è anche socio di Unicredit (prima dell'aumento di capitale era all'1,2%) nonostante la quota sia ora minoritaria. La pace siglata potrebbe essere una leva a favore dell'operazione congiunta tra i due istituti. Senza dimenticare che dieci giorni fa in un'intervista al Sole 24 Ore Lorenzo Bini Smaghi, che è presidente della banca francese, pur non entrando nel merito delle indiscrezioni che già circolavano su Unicredit, aveva aperto alle ipotesi di merger sull'asse Italia-Francia anche nel settore bancario. E aveva elogiato il metodo Mustier nella rapida riduzione degli Npl. Ma aveva anche aggiunto che «i tempi per un'aggregazione paneuropea, che pure sarà un punto di arrivo, non sono ancora maturi. Inutile dire che la fusione tra due grandi banche dipenderà anche dal via libera dei rispettivi governi, che valuteranno il progetto anche in base alla localizzazione della sede legale e del quartiere generale del nuovo gruppo». Un'eventuale contrarietà del «governo francese potrebbe far muovere Bnp Paribas», aggiungeva il quotidiano di Confindustria. Né è chiaro che orientamento avrà sull'operazione il nascente governo a trazione gialloblù. Alcuni osservatori ieri suggerivano alla Verità di valutare anche l'opzione che tali rumor siano ancor più utili a una compagine sovranista che potrà nelle prossime settimane intervenire a gamba tesa un progetto che nella pratica non è partito e non è in alcun modo detto che parta. Lega e 5 stelle se ne prenderebbero il merito. La fusione tra i due istituti avrebbe un senso dal punto di vista industriale, gli analisti stentano però a vedere alcun tipo di sinergie salvo il fatto che l'operazione risponderebbe alle continue pressioni che provengono dai vertici europei. La vigilanza e pure Bruxelles non nascondono le richieste di consolidamento del comparto. E poi c'è anche un tema politico. L'unione bancaria che verrà discussa il prossimo 28 giugno in sede di Consiglio Ue spinge per un ridotto numero di istituti e per la creazione di colossi bancari. Quello tra Unicredit e Soc gen sarebbe l'esempio perfetto di sincrono tra Italia, Francia e Germania. Una volta nato il bancone transeuropeo sarebbe difficile tornare indietro e favorire le spinte autonomistiche delle singole nazioni. È difficile dunque dire chi spinge esattamente per la fusione, l'ad Mustier si limita a ripetere sempre che vuole crescere solo per via organica.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
- La Corte d’appello di Bologna ha disposto la consegna di Sehrii Kuznietsov, l’ucraino accusato di aver danneggiato il gasdotto nel 2022. Crosetto: «Disponibili su Samp-T e aerei radar». M5s e Calenda esortano il governo al confronto in Aula su «Sentinella Est».
- Invasione nazista, Berlino secca: «Soldi alla Polonia? Storia chiusa». Merz: «Ma siamo al fianco di Varsavia». Presto possibile vertice Trump-Zelensky.
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Ansa
- Massiccia invasione via terra e raid con droni ed elicotteri. Crosetto: «Decisione sbagliata». Il Papa chiama il parroco Romanelli: «Preoccupato». Ira dei parenti degli ostaggi: «Così Netanyahu li uccide».
- Mobilitazione indetta per venerdì. Liti nella Flotilla, Greta lascia il direttivo e cambia imbarcazione. Il dem Scotto, in navigazione: «Sempre in contatto con la Farnesina».
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13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
Schierati da poco in Estonia, gli F-35 italiani hanno avuto una parte importante nell’intercettazione di velivoli russi e nel pattugliamento in seguito allo sconfinamento dei droni di Mosca in territorio polacco. Da agosto l’Aeronautica italiana è al comando della Baltic Air Policing.
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La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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