2019-11-07
Unicredit esce da Mediobanca. Parte il risiko su Piazzetta Cuccia
In vendita tutto l'8,4% del capitale. Interessata Luxottica. Attese le mosse di Intesa.L'addio di Unicredit (già Comit e Banco di Roma) a Mediobanca, oltre che rappresentare un passaggio storico nel sistema bancario italiano, innesca il risiko di piazzetta Cuccia, un capitolo nuovo, su cui il capitalismo italiano dovrà presto confrontarsi. Del resto l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier, «in linea con la strategia di cessione degli asset non strategici» come recita la nota, ha deciso di cedere l'intera quota (8,4%) sul mercato, approfittando del rialzo in borsa delle ultime settimane, dopo l'ingresso nel capitale del patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio. Le mosse del banchiere francese circolavano da alcuni mesi. Di fatto Unicredit potrebbe incassare dalla vendita della propria quota in Mediobanca una cifra intorno agli 800 milioni di euro, considerato l'andamento del titolo di piazzetta Cuccia delle ultime settimane. Ora, però, bisognerà capire chi prenderà in mano la quota di partecipazione più alta. In teoria Del Vecchio, arrivato ora al 7,52 % del capitale, avrebbe avuto il via libera da parte della Bce di salire fino al 20%, anche se la vigilanza Banca centrale europea si è riservata sino a 6 mesi per dare un parere in merito. Per di più l'operazione avviene in una fase di cambiamento al vertice a Francoforte, dove è da poco uscito Mario Draghi che ha lasciato il posto alla francese Christine Lagarde. Ora gli occhi sono tutti puntati sull'asse Italia-Francia, già sotto i riflettori per la fusione tra Peugeot e Fca. A questo si aggiunge la decisione presa martedì dai vertici di Mediaset e l'azionista Vivendi. Le parti hanno iniziato a dialogare per superare le tensioni emerse negli ultimi anni sulla governance dopo la scalata dei francesi nel 2016. Il tribunale di Milano ha rinviato tutto al prossimo 22 novembre, «per dare modo alle parti di verificare la possibilità di conciliazione della lite, disponendo a tal fine la provvisoria sospensione della delibera impugnata (da Vivendi) sino a detta udienza». Se si arrivasse a un accordo ci potrebbe essere una riappacificazione tra l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il gruppo di Vincent Bollorè. Il banchiere bretone è anche sotto indagine a Milano per aggiotaggio, proprio dopo un esposto del gruppo Fininvest. Ha anche diversi procedimenti giudiziari in corso a Parigi. Che la pace con Berlusconi sia siglata anche attraverso una cessione delle quote in piazzetta Cuccia? Bollorè possiede il 6,73% ma è già uscito dal patto di governo lo scorso anno, quando iniziò anche la partita su Generali. E se decidesse anche lui di vendere la sua quota? Il leone di Trieste è il convitato di pietra di tutte queste operazioni. Nei giorni scorsi si era ipotizzato che ci fosse un asse Del Vecchio con Mustier per una scalata a Generali che in caso di spezzatino di quest'ultima avrebbe favorito una discesa in Italia dei francesi di Axa. Ora però cambiano le carte in tavola. Nell'azionariato di Mediobanca c'è anche il gruppo Mediolanum di Ennio Doris (3,28%) anche lui impegnato nel settore assicurativo. Non bisogna poi dimenticare il ruolo di Intesa San Paolo, con il presidente emerito Giovanni Bazoli che ha avuto sempre nel mirino piazzetta Cuccia. Carlo Messina resterà a guardare? A leggerla in modo semplice forse Mustier potrebbe vendere proprio a Del Vecchio che diventerebbe così, tramite Mediobanca, il dominus di Generali. In questo modo si chiuderebbe anche la partita con l'amministratore delegato Alberto Nagel, da settimane sotto attacco. L'ipotesi è quindi che si firmi una grande pax che includa tutte le poste in gioco: Generali, Ieo, Mediaset e altro ancora. Del resto Nagel, spiegano alcuni analisti, da anni ha rinunciato alla storica centralità dell'istituto a favore dei risultati bilancio e, forse, di un certo disinteresse del sistema Paese.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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