2022-09-23
Un report inchioda la stampa italiana. Pechino la sfrutta per farsi gli spot
L’Ong Freedom House svela le strategie della propaganda cinese nello Stivale: una rete di bilaterali con nostre agenzie e testate. Coinvolta pure la Rai: «Ha dato agli aiuti Covid di Xi il triplo dello spazio concesso agli Usa».L’Italia è un Paese vulnerabile all’influenza dei media globali di Pechino. A rivelarlo, uno studio di Freedom House, un’organizzazione non governativa internazionale che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Il report, che si intitola L’influenza dei media globali di Pechino 2022. Espansione autoritaria e potere della resilienza democratica, spiega come il governo cinese abbia ampliato la sua impronta mediatica globale. L’intensità degli sforzi di influenza dei media di Pechino è stata designata come alta o molto alta in 16 dei 30 Paesi esaminati in questo studio, che copre il periodo da gennaio 2019 a dicembre 2021. Il Partito comunista cinese sta usando tattiche molto sofisticate e coercitive per plasmare le narrazioni dei media e sopprimere i resoconti critici. La distribuzione di massa di contenuti sostenuti da Pechino tramite i media mainstream, le intimidazioni nei confronti delle testate che pubblicano notizie o opinioni sfavorite dal governo cinese e l’uso di cyberbullismo, account di social media falsi e campagne di disinformazione mirate sono tra le tattiche impiegate più ampiamente dal 2019.L’Italia come già anticipato, risulta uno dei Paesi più plasmati fra quelli analizzati designato con un rischio alto. In particolare, gli sforzi di influenza dei media del governo cinese si sono intensificati durante il periodo analizzato (2019- 2021), soprattutto nel contesto della pandemia di Covid-19. Dopo la visita in Italia di Xi Jinping, nel marzo 2019, e la successiva firma da parte dell’Italia di un Memorandum of understanding per la Belt and road initiative (nello specifico, del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante il primo governo Conte), gli accordi di cooperazione con i media e la condivisione di contenuti sono proliferati. Proprio durante i primi giorni della pandemia infatti, quando qualcuno osò dire che bisognava chiudere i voli con la Cina perché il virus arrivava da lì, si alzò un grande muro di proteste, sorrette da quasi tutti i mezzi di informazione. Diverse testate italiane in quel periodo, che è lo stesso analizzato da Freedom House, avevano accordi di cooperazione con i media statali cinesi. L’Ansa, ad esempio, aveva un accordo di condivisione dei contenuti con l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua, che prevedeva di consentire ai contenuti dei media statali cinesi di apparire nell’ampia varietà di testate che si affidano al telegiornale dell’Ansa. La partnership è iniziata nel 2016 con un accordo per incoraggiare la cooperazione tra le due società. Nel marzo del 2019 è stato firmato un altro accordo «per la diffusione in Italia di un servizio di notizie in lingua italiana Xinhua». In un articolo di Repubblica si osservava come in un determinato giorno di settembre 2020, 10 degli 11 articoli relativi alla Cina sul sito web dell’Ansa fossero stati scritti da, o in collaborazione con, Xinhua. Il rapporto tra le due agenzie si sarebbe risolto nell’agosto del 2022. Secondo Freedom House anche Adnkronos aveva chiuso un accordo simile con Xinhua. Class Editori, che pubblica il quotidiano Milano Finanza, ha la maggior quota di collaborazioni con i media statali cinesi tra queste Xinhua e China media group (Cmg). Dal 2010, Class Editori e Xinhua hanno collaborato in attività come scambi di notizie e corsi di formazione online. Nel 2019 hanno lanciato insieme Classxhsilkroad.it, una piattaforma che fornisce alle aziende informazioni sulle opportunità legate alla Nuova via della seta. Nel 2021, sempre insieme, hanno ospitato un webinar sulla Nuova via della seta trasmesso in diretta streaming sul sito di Milano Finanza, con la partecipazione dell’ambasciatore italiano in Cina, Luca Ferrari. L’accordo di Class Editori con Cmg prevedeva la creazione congiunta della rubrica «Focus Cinitalia», pubblicata su Milano Finanza; la co-organizzazione di programmi televisivi; e condivisione delle risorse. A dicembre 2020 Class Editori e Cmg hanno coprodotto un documentario che celebra cinque decenni di relazioni diplomatiche Italia-Cina, trasmesso su diversi canali cinesi e italiani. Anche Il Sole 24 Ore ha chiuso collaborazioni con media cinesi, firmando, a marzo 2019, una partnership con l’Economic Daily, testata statale cinese. L’accordo era finalizzato allo «sviluppo di prodotti editoriali su misura al mondo degli affari dei due Paesi». Il giorno dopo la firma dell’accordo, Il Sole 24 Ore pubblica 17 articoli pro Pechino, tra cui traduzioni dirette dall’Economic Daily e una raccolta di citazioni di Xi Jinping sulla Nuova via della seta.Fra le televisioni italiane anche la Rai, l’emittente pubblica italiana (va ricordato) ha firmato un accordo con China media group nel 2019, ampliando di fatto una collaborazione che era iniziata già nel 2016. La Rai ha trasmesso porzioni di un documentario di 100 episodi prodotto da Cmg nel 2020, ma soprattutto, durante la pandemia, ha fornito una copertura degli aiuti cinesi contro il coronavirus di almeno tre volte superiore a quella fornita per gli aiuti statunitensi, che avevano impegnato 100 milioni di dollari nel nostro Paese. Insomma, oggi, con la Russia, si scopre che in Italia esistono le infiltrazioni dei Paesi stranieri, ma questo studio dimostra come esso, purtroppo, sia da tempo vittima di ascendenze straniere e tentativi di manipolazione. Oggi si decide politicamente di concentrarsi su Vladimir Putin, ma è bene guardarsi intorno per rendersi conto che i russi non sono i primi e non saranno neanche gli ultimi.
Jose Mourinho (Getty Images)