2018-09-12
Un renziano verso la vicepresidenza del Csm. I grillini d'accordo
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Il 26 e 27 settembre si insedia il nuovo organo di autogoverno della magistratura. A palazzo dei Marescialli volano le quotazioni di Filippo Donati, eletto con i 5 Stelle, amico dell'avvocato Guido Alpa, maestro del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E soprattutto sostenitore del Sì al referendum del 4 dicembre 2016 e vicino a Giovanni Legnini, esponente pd del parlamentino, e Cosimo Ferri, già sottosegretario del precedente governo.Entrano nel vivo le trattative per la composizione del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura. Il 26 e 27 settembre a palazzo dei Marescialli ci sarà il cambio della guardia. Si insedierà il nuovo organo di autogoverno delle toghe dove spicca l'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo. Appena insediati, i 27 membri dovranno eleggere il vicepresidente, una carica molto importante, in quanto il numero due del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che presiede i lavori. Le trattative sono andate avanti tutta l'estate. E a quanto pare la componente gialla del governo di Giuseppe Conte sarebbe orientata nel nominare Filippo Donati, professore di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Firenze, nato a Montevarchi in provincia di Arezzo, già consulente Consip e molto vicino al professore Guido Alpa, maestro giuridico del presidente del Consiglio. A palazzo dei Marescialli sono convinti che Donati potrebbe dare continuità al lavoro di Giovanni Legnini, esponente del Pd, protagonista dell'ultima stagione dem, contrassegnata soprattutto dall'influenza dell'esecutivo di Matteo Renzi. Per questo motivo Donati in questo momento avrebbe l'appoggio non solo di Conte e Alpa, ma anche del ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede. Non solo. Nel dietro le quinte si muove anche Cosimo Ferri, già segretario generale della corrente di Magistratura Indipendente, sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia del ministro Andrea Orlando, sconfitto nel collegio uninominale di Massa Carrara alle ultime elezioni politiche ma eletto grazie al paracadute del listino bloccato nel collegio di Arezzo-Siena in cui era capolista.In sostanza Donati potrebbe rappresentare quello che è stata la nomina di Lorenzo Guerini al Copasir, un perfetto garante per l'ex premier Renzi come di altri mandarini inseriti durante la stagione renziana nei vari gangli dello Stato. Del resto il professore aretino fa parte di quella lunga schiera di giuristi che governa da anni l'Italia. Arrivano tutti dall'Università fiorentina, allievi di Enzo Cheli e Paolo Barile, due luminari del diritto che hanno avuto come studenti anche Ugo De Siervo, ex presidente della Corte Costituzionale. Ma con Barile e Cheli ha studiato anche tutto il giglio magico di Renzi, dall'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti al sindaco di Firenze Dario Nardella fino all'ex ministro dei Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi: nello stesso ateneo ha studiato anche il presidente del Consiglio Conte. In sostanza il nome di Donati metterebbe d'accordo un po' tutti. In primis il Quirinale. Per di più Donati è stato tra i più impegnati sostenitori del Sì al referendum renziano del 4 dicembre del 2016, ma nonostante questo è risultato tra i più votato tra i grillini in parlamento il 9 luglio scorso. Nei corridori di Camera e Senato si narra che a dare una mano al professore che lavora per Consip, come il presidente della Fondazione Open di Renzi avvocato Alberto Bianchi, ci sia pure l'ex senatore azzurro Denis Verdini. Un nuovo patto del Nazareno camuffato? In realtà i due membri laici più vicini a Forza Italia sono Alessio Lanzi e Michele Cerabona, che hanno seguito negli anni alcuni processi a carico del leader Silvio Berlusconi, da David Mills fino a quelli di Napoli sulla compravendita dei senatori durante l'ultimo governo Prodi. Per esperienza Lanzi sarebbe un ottimo candidato, nato a Genova il 25 agosto 1949, è avvocato cassazionista, presso l'Ordine degli avvocati di Milano ed è coordinatore della sezione di diritto privato dell'economia del Dipartimento di scienze economico aziendali e diritto per l'economia dell'Università degli Studi di Milano Bicocca. Ma la convergenza tra Pd e 5 Stelle su Donati avrebbe anche un altro obiettivo, ovvero ostacolare sul nascere le speranze del membro laico eletto dalla Lega, ovvero Stefano Cavanna, dello studio legale Archè di Genova. Si tratta dello studio che segue il Carroccio nel processo a carico dell'ex tesoriere Francesco Belsito e il fondatore Umberto Bossi. Conosce a mena dito la vicenda relativa alla richiesta di sequestro dei 49 milioni di euro che sta creando non pochi malumori tra il leader leghista Matteo Salvini e la magistratura. A quanto pare Cavanna non avrebbe alcuna possibilità di raggiungere lo scranno più alto del Csm. Ma è evidente che come in ogni stagione politica l'assetto dell'organo di autogoverno della magistratura stabilirà i tempi delle inchieste che toccheranno esponenti e partiti politici. Negli scorsi anni ci fu lo scandalo Banca Etruria, con fascicoli aperti sul procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi. Spesso sono vicende che finiscono sepolte nei corridoi di palazzo Marescialli. Ora al centro del dibattito politico c'è l'inchiesta sui soldi della Lega e quella sul sequestro della Diciotti, con le accuse da parte di Magistratura Democratica e dell'Anm al ministro dell'Interno Salvini di voler interferire sulle indagini. Al Csm si preannuncia una stagione molto calda e il vicepresidente dovrà metabolizzare la situazione incandescente nei prossimi cinque anni.