Uno studio del consorzio Navigant svela che immettendo nella rete energetica 270 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile e di carbonio, i prezzi dell'energia scenderebbero da 90 euro per megawatt a 50.
Uno studio del consorzio Navigant svela che immettendo nella rete energetica 270 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile e di carbonio, i prezzi dell'energia scenderebbero da 90 euro per megawatt a 50.Eliminare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 e risparmiare 217 miliardi di euro l'anno. Sembra una chimera e invece è la conclusione di uno studio commissionato a Navigant dal consorzio Gas for Climate, nato nel 2017 che riunisce sette aziende europee nel trasporto gas (Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e Teréga) e due associazioni attive nel settore del gas rinnovabile. Secondo lo studio, l'immissione di 270 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile (biometano e idrogeno) nelle infrastrutture già esistenti e la produzione di elettricità prodotta da fonti ecosotenibili rappresenterebbero il mix perfetto per traghettare l'Europa in modo meno costoso possibile verso l'abbattimento delle emissione di Co2. Detto in parole povere, questo importante obiettivo si potrebbe raggiungere sfruttando le unità di stoccaggio di gas già esistenti che poterebbero essere riutilizzate senza troppi sforzi per immagazzinare biometano e idrogeno (lo studio si riferisce a una rete europea costituita da 260.000 chilometri di tubi ad alta pressione e da 1,4 milioni di chilometri di tubi a media o bassa pressione). Una soluzione che potrebbe avere un ruolo chiave nel riscaldamento domestico, nei processi industriali, nella produzione di energia elettrica e nei trasporti pesanti. Secondo gli esperti di Navigant, oltre al biometano prodotto da rifiuti urbani e scarti agricoli e agroindustriali, larga parte del gas rinnovabile in Europa sarà inizialmente costituita dal cosiddetto idrogeno «blu», ossia l'idrogeno non inquinante prodotto da gas naturale tramite la cattura e lo stoccaggio del carbonio. A partire dal 2050, inoltre, l'idrogeno blu sarà gradualmente rimpiazzato da quello «verde», ossia prodotto tramite eolico e solare, realizzando un mix energetico totalmente rinnovabile.«Questo studio», spiega Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, «mostra il prezioso contributo che biometano e idrogeno possono dare al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici in Europa e al tempo stesso sottolinea l'importanza delle infrastrutture esistenti nel favorire una totale decarbonizzazione a costi accessibili in un orizzonte che va ben oltre il 2050».«Il report», spiega invece Piero Gattoni, presidente del Cib-Consorzio Italiano Biogas, «è un'ulteriore evidenza dell'apporto essenziale che il biometano può dare alla realizzazione di un futuro energetico sostenibile e totalmente rinnovabile in Europa».Non si tratta, dunque, solo di ecologia, ma anche di economia. In effetti, come spiega lo studio, grazie al metano si possono produrre fino a 1.170 terawattora di energia (su un totale mondiale di oltre 25.000 twh). Di questi, 1.010 twh possono arrivare dal biometano e 160 dal metano. L'idrogeno, invece, potrebbe essere come energia per 1.710 twh, mentre la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si aggira intorno ai 4460 twh.Tutta questa produzione da fonti rinnovabili, a tendere, dovrebbe servire per ridurre le emissioni inquinanti generate dal riscaldamento dei palazzi (230 twh), dai processi industriali (700 twh), dall'utilizzo di energia elettrica (1.105 twh) e dai trasporti (845 twh). Secondo Navigant, dunque, le emissioni inquinanti prodotte nel mondo potrebbero essere compensate con la produzione di gas rinnovabile. Un processo che dovrebbe portare entro il 2050 a ridurre di molto i costi di produzione dagli attuali 70-90 euro per megawattora di media a circa 47-57 euro per mwh. Su scala europea questo potrebbe tradursi in un risparmio per la produzione di energia nell'ordine di 217 miliardi di euro l'anno. Il risparmio maggiore, secondo lo studio, si vedrà sui costi di produzione di energia necessaria per riscaldare i palazzi (al momento superiori ai 250 euro per mwh). Il ricorso a gas rinnovabili abbatterà anche i costi di produzione di energia per le aziende (circa 100 euro per mwh), seguiti da quelli per la distribuzione di energia e da quelli per il trasporto. Se tutte le previsioni di Navigant si dovessero avverare, il gas rinnovabile potrebbe quindi rappresentare la chiave di volta che ci permetterà di spendere meno e, soprattutto, di respirare meglio.
Luca Palamara (Ansa)
La gip che fece spiare Palamara per accuse risultate infondate parla di «gogna» se pubblichiamo messaggi messi agli atti.
I magistrati si fanno la guerra e poi accusano i giornali. Il 10 novembre abbiamo intervistato l’ex avvocato Piero Amara e lui ci ha rivelato che un pm, Mario Formisano, nel giugno del 2019, gli avrebbe chiesto, «in ginocchio» e «scherzosamente», di fargli «fare l’inchiesta della vita su Luca Palamara», in quel momento accusato di corruzione dalla Procura di Perugia. Non basta. Da alcune chat sequestrate in un procedimento per accesso abusivo ai danni di un ex cancelliere della Procura, emergeva anche che Formisano con altri colleghi si era adoperato per far trapelare sui media notizie che riguardavano l’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, in quel momento indagata per corruzione. Una gogna mediatica che oggi la giunta della sezione perugina dell’Associazione nazionale magistrati prova a contestare a chi, come noi, si è limitato a registrare delle notizie.
Ecco #DimmiLaVerità del 19 novembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico commentiamo lo scoop sul Quirinale e tutti gli sviluppi.
Nel riquadro Lorenzo Greco, amministratore delegato di Cegeka Italia (iStock)
Cegeka ha presentato oggi a Milano la piattaforma TPRM (Third Party Risk Management) che aiuta le aziende a gestire meglio i rischi dei fornitori, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e controlli continui. «Non ci limitiamo a rispondere alle normative» - spiega Lorenzo Greco, ad di Cegeka Italia - «Trasformiamo la gestione del rischio in un vantaggio competitivo che rafforza trasparenza e velocità decisionale».
Milano, il luogo dell'investimento mortale di Cecilia de Astis, nel riquadro (Ansa)
La sinistra giustifica i minorenni alla guida che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, solo per dare la colpa ai fascisti che non li fanno integrare. Mentre condanna la famiglia che vive nei boschi perché quella storia è priva di spunti per attaccare i suoi nemici.
Ci sono una serie di meccanismi mentali che ci rendono ciechi di fronte a cose evidenti, sordi in presenza di suoni simili e praticamente insensibili alle cose che possono mettere in crisi le convinzioni politiche più radicate. Ecco dunque che, pressoché negli stessi giorni, sui media sono comparse due storie così vicine nei significati ma così lontane nel modo di presentarle: a proposito della vicenda che vide la morte di Cecilia De Astis, investita a Milano da un’auto sulla quale erano presenti quattro minorenni di etnia rom, è emerso che i genitori della più giovane dei bambini, quella di undici anni, risultino irreperibili come esito finale di quella che il Tribunale dei minori ha definito una condizione «senza punti di riferimento genitoriali». Dopo l’incidente la bambina è stata affidata a una nonna ma è stato recentemente riportato che la minore sarebbe in fuga proprio con la nonna e che il possibile motivo delle fughe dei vari parenti potrebbe essere l’intenzione di sottrarsi al risarcimento in capo ad essi, stante la non imputabilità dell'undicenne.






