2020-06-14
Un magistrato delle chat di Palamara dirigerà la pm che indaga su Conte
Maria Cristina Rota (Ansa)
Maria Cristina Rota, che ha sentito Giuseppi per tre ore, lascerà il suo ufficio al nuovo procuratore Angelo Antonio Chiappani. Il quale aveva difeso a spada tratta l'uomo dello scandalo nomine nel Csm.Non sappiamo se per il premier Giuseppe Conte sia meglio essere giudicato da un compagno di squadra (calcisticamente parlando) di Luca Palamara o da una sua fiera avversaria. Certo è che al vertice della Procura di Bergamo che sta indagando sui ritardi nella creazione di una zona rossa ad Alzano lombardo e Nembro si troveranno due magistrati che con il pm più discusso d'Italia avevano rapporti molto diversi. Venerdì il premier è stato sentito a Palazzo Chigi per tre ore da Maria Cristina Rota. Che è diventata procuratore aggiunto di Bergamo (attualmente svolge la funzione di procuratore pro tempore) con i voti di Area (il cartello delle toghe progressiste) e di Magistratura indipendente, la corrente che per molti anni, e in parte anche oggi, ha avuto come punto di riferimento il parlamentare di Italia viva Cosimo Ferri. L'unica corrente che sino all'ultimo cercò di sbarrarle la strada fu quella di Palamara, Unicost.La signora, a breve, però, lascerà il suo ufficio al nuovo procuratore Angelo Antonio Chiappani, nominato all'unanimità dal Csm procuratore di Bergamo il 13 maggio scorso. Un magistrato che il 29 maggio 2019, quando esplose sui giornali il caso Palamara, manifestò a quest'ultimo la propria solidarietà con un fantasioso latinismo: «Jus sputtanandi». Il diritto di sputtanare. In quel momento Chiappani era in corsa con altri colleghi per la poltrona di procuratore di Brescia, città che per lui, originario di Orzinuovi, era praticamente come tornare a casa.Nel famoso dopocena dell'hotel Champagne uno degli astanti, probabilmente Pierluigi Morlini, a proposito di quella nomina, disse: «Io vorrei fare Roma e magari ci metto Brescia perché dovrebbe essere più semplice Brescia visto che abbiamo il derby». Il derby era quello tra Chiappani e Francesco Prete, che a dicembre è risultato vincitore, entrambi di Unicost, la corrente di Palamara e Morlini. Ma Chiappani non è finito solo nelle chat di Palamara o nei discorsi dell'hotel Champagne. No, ha anche visto di persona il pm indagato mentre era sotto intercettazione e le sue parole potrebbero essere state captate dal trojan. L'occasione dell'incontro tra i due è stata una partita della Rappresentativa magistrati italiani contro quella degli attori allo stadio Ripamonti di Lecco, città di cui Chiappani era procuratore, nell'ambito di un evento sulla legalità nell'anniversario della morte di Giovanni Falcone. La sfida si tenne il 23 maggio 2019. In realtà il nuovo procuratore di Bergamo non era inserito nella distinta dei convocati inviata il giorno prima da Palamara, lista in cui comparivano magistrati lecchesi come Francesco Pelosi (di Md) e il giudice Dario Colasanti. La sera del 22 maggio, vigilia del match, la comitiva cenò in un istituto alberghiero (al torneo partecipava anche una selezione di insegnanti e amministrativi) e al tavolo sedeva pure Chiappani. Palamara, forse trovandoselo inaspettatamente di fronte, chiese, via messaggio, al collega di Unicost Massimo Forciniti: «Chiappani è quello che deve andare a Brescia?», ricevendo risposta affermativa. Il procuratore di Lecco venne cooptato per la partita e il giorno dopo giocò titolare. Nella foto di rito prima della partita si vede Palamara accosciato con la fascia di capitano e Chiappani in piedi sull'estrema sinistra. I magistrati dopo un buon esordio contro la formazione degli educatori, persero 2 a 0 contro i cantanti.Al termine dell'evento Chiappani scrive sulla chat di gruppo: «Grazie a tutti per questo 23 maggio vissuto a Lecco con una grande cornice di studenti e grazie a tutti di avermi dato l'occasione di rimettere le scarpette dopo più di trent'anni». Gli aveva dato il benvenuto Paolo Auriemma, procuratore di Viterbo, in strettissimi rapporti con Palamara: «Un caro saluto all'amico Antonio Chiappani». Risposta: «Caro Paolo ti sento con grande piacere».Il 29 maggio 2019 arriva, però, la notizia dell'inchiesta su Palamara. E sulla chat del calcio inizia la corsa a esprimere la propria solidarietà al sostituto procuratore sotto indagine. Un collega gli scrive: «Iniziative giornalistiche per condizionare le scelte del Csm. Luca si comprerà una bella barca con Repubblica e affini». Un altro magistrato rincara: «La tempistica la dice lunga: in vista delle imminenti nomine i soliti noti hanno messo in moto la scontata macchina del fango». Due minuti dopo Chiappani sfoggia il suo latinorum manzoniano: «Jus sputtanandi». Ma Palamara consiglia di abbassare i toni: «Per non mettere in difficoltà nessuno in questa lista di magistrati dedicata al calcio vi chiedo, proprio perché sono certo della stima di tanti, di evitare espressioni di solidarietà. Sono certo che saprò dimostrare che sono stato, sono e sarò degno della Vostra fiducia».Palamara non doveva invece godere della fiducia della Rota e/o viceversa. Infatti la nomina di quest'ultima a procuratore aggiunto di Bergamo è arrivata alla fine di una durissima battaglia al Csm che ha portato alla spaccatura tra Area e Unicost, dopo che per diversi mesi i due schieramenti avevano votato insieme interi pacchetti di nomine. Nell'occasione, il 12 settembre 2018, si è ricompattata la strana alleanza tra le toghe moderate di Magistratura indipendente e quelle progressiste. Uno schema che a inizio consiliatura, su iniziativa del consigliere di Mi Claudio Galoppi e della laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati, aveva portato a risultati importanti, come la nomina a procuratore di Bergamo di Walter Mapelli (poi prematuramente deceduto).Nel settembre 2018, a una manciata di giorni dalla scadenza del parlamentino, durante il primo scrutinio del plenum, la Rota (in quel momento pm nella città orobica) prese 11 preferenze: quelli dei sette consiglieri di Area, di Galoppi e di tre laici, due di centrosinistra e uno di centrodestra. Un solo voto in meno andò a Enrico Pavone (pubblico ministero a Milano, esponente della corrente di Unicost) che incamerò i sette voti di Unicost (tra cui quello di Palamara), due di Mi e quello della laica di centrosinistra Paola Balducci. Al ballottaggio finì 14 a 8, e sulla Rota confluirono altri due voti di Mi, quelli dei «ferriani» Lorenzo Pontecorvo e Luca Forteleoni (che lasciarono al suo destino Pavone) e quello di Aldo Morgigni di Autonomia e indipendenza che, da solo, aveva sostenuto Paolo Savio (sostituto procuratore di A&I a Brescia). Grazie a quelle preferenze la Rota è diventata procuratrice aggiunta ed è potuta sbarcare a Palazzo Chigi per interrogare Conte. Adesso la palla passa a Chiappani. E chissà se il compagno di squadra di Palamara avrà voglia di reindossare le scarpette e di fare gol nella porta difesa da Giuseppi e «Nereo» Rocco Casalino.
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