- Renato Loiero, consigliere di Giorgia Meloni, alla «Verità» sul testo approvato in cdm: «Transizione in attesa del nuovo Patto di stabilità». Il taglio del cuneo sarà rinnovato nel 2025 così come le tre aliquote Irpef. Le truffe sui bonus edilizi ci sono costate 16 miliardi.
- Giancarlo Giorgetti: «Ci vuole il mercato unico dei capitali. Mps? Questo può essere l’anno buono».
Renato Loiero, consigliere di Giorgia Meloni, alla «Verità» sul testo approvato in cdm: «Transizione in attesa del nuovo Patto di stabilità». Il taglio del cuneo sarà rinnovato nel 2025 così come le tre aliquote Irpef. Le truffe sui bonus edilizi ci sono costate 16 miliardi.Giancarlo Giorgetti: «Ci vuole il mercato unico dei capitali. Mps? Questo può essere l’anno buono».Lo speciale contiene due articoli«L’Italia molto probabilmente non sarà l’unico Paese in Ue a presentare un Documento di economia e finanza senza un quadro programmatico». A dirlo è Renato Loiero, consigliere del premier Giorgia Meloni. «Trovandoci in una situazione di transizione, in attesa che entri in vigore il Patto di stabilità riformato (il voto è previsto nella plenaria di Aprile del Parlamento Ue, ndr)», è normale che il governo non si sia voluto impegnare in delle spese senza conoscere le nuove regole. Un alto funzionario dell’Ue, ieri ha inoltre sottolineato come «gli Stati membri possono decidere di non seguire le linee guida Ue nella redazione di Def e simili, poiché saranno chiamati allo sforzo di presentare nel prossimo settembre un piano di convergenza a medio termine, come previsto dal quadro riformato di governance economica che sta per entrare in vigore». «Dal 2025 la scadenza (per presentare il Def, ndr) sarà il 20 aprile, ma nell’attuale regime transitorio la scadenza è il 20 settembre», precisa Loiero ribadendo che «non c’è stata deroga a nessuna regola». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa ha infatti sottolineato come la volontà del governo è di presentare il Def prima della scadenza del 20 settembre, quando però «saranno disponibili i nuovi elementi, a partire dalla traiettoria tecnica, che dovrà essere resa disponibile nella seconda metà di giugno da parte dell’Ue». Le nuove regole giocheranno un ruolo fondamentale anche nella conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote. Progetti che il governo vorrebbe includere anche per il 2025: «Quando avremo il quadro sapremo anche dove andare a incidere e tagliare per creare le risorse da utilizzare per la decontribuzione», sottolinea Giorgetti. Sul progetto di alleggerire la pressione sul ceto medio il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha invece precisato che l’attuazione è legata al reperimento di nuove risorse, come quelle che potrebbero arrivare dal concordato preventivo biennale. Entrando nel dettaglio dei numeri del Def si prevede un tasso di disoccupazione in costante diminuzione, inflazione sotto al 2% (1,6% nel 2024 e 1,9% nel 2025 e 2026) e previsioni per la crescita economica riviste al ribasso rispetto alla Nadef (-0,2%). Passiamo infatti a una previsione di crescita del Pil dell’1% nel 2024, dell’1,2% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026. In merito alla crescita del 2024 per Loiero ci «sono elementi che indicano che questo obiettivo è conseguibile». Per quanto riguarda il quadro tendenziale l’indebitamento netto consolidato per il 2023 è al 7,2%, per il 2024 è stimato al 4,3%, per il 2025 e il 2026 rispettivamente al 3,7 e 3%. Dati che dovranno essere rispettati pena ulteriore strette sul Superbonus: «Voglio riportare esattamente gli obiettivi programmatici della Nadef, nella proiezione del 2025 e 2026: se necessario interverremo ulteriormente sul decreto legge oggi all’esame Parlamento», ha sottolineato Giorgetti aggiungendo che questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi sta già avendo ripercussioni sull’andamento del debito che si prevede in crescita fino al 2026 (dal 137,3% del 2023 al 139,8% del 2026). Da sottolineare poi che l’ultima mossa del governo sul Superbonus, da una parte ha messo la parola fine alla cessione del credito e allo sconto in fattura, ma dall’altra ha intensificato i controlli. Le operazioni di verifica sulla bontà dei crediti hanno portato a oggi a circa 16 miliardi di crediti annullati e sequestrati a vario titolo. Il cdm oltre ad approvare il Def ha anche dato il via al 12° schema di decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale che è intervenuto sull’imposta di registro, la successione, le donazioni e altri tributi indiretti. Gli aspetti principali del provvedimento riguardano «la semplificazione, la certezza del diritto e la razionalizzazione», spiega Leo aggiungendo che per quanto riguarda l’imposta sulle successioni e le donazioni, «sono state recepite e razionalizzate le disposizioni del dl 262 del 2006 su aliquote e franchigie». L’aspetto principale riguarda «i trust, il passaggio di aziende in ambito familiare, la dichiarazione di successione, la liquidazione dell’imposta e l’adeguamento della disciplina delle successioni alle donazioni». Sul trust è stato chiarito che «il momento impositivo si ha quando i beni vengono trasferiti direttamente al beneficiario. Da questo punto di vista si è data certezza a quella che era prassi e interpretazione». Il beneficio che deriva dalla «novità» è quello di «poter prevedere l’imposizione in un momento anticipato, quando il trustee presenta la dichiarazione di successione». Per quanto riguarda poi la dichiarazione stessa questa «sarà gestita con il meccanismo dell’autoliquidazione. Dovrà essere fatta entro 12 mesi dall’apertura della successione e poi il versamento nei successivi 90 giorni». Le novità «accelerano e semplificano» la norma ed eliminano l’imposta suppletiva. Quelle che rimangono sono quella principale, che deriva dall’autoliquidazione da parte del contribuente, e la complementare, che fa seguito ad accertamenti o avvisi di liquidazione. Da sottolineare inoltre come la presentazione della documentazione, tranne che per i residenti all’estero, sarà totalmente digitale e si ridurrà anche la documentazione che bisognerà allegare alla dichiarazione di successione. Novità anche per l’imposta di bollo, mentre «nulla avviene invece per il superbollo auto, che fa parte della delega fiscale, ma che verrà realizzato nel momento in cui si troveranno le risorse», ha voluto precisare Leo spiegando che l’intervento mira a semplificare il pagamento dell’imposta di bollo, con il versamento mediante modello F24. Resta ferma la possibilità, per i documenti analogici presentati per la registrazione in originale all’ufficio dell’Agenzia delle entrate, di continuare ad assolvere l’imposta di bollo mediante contrassegno telematico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/un-def-leggero-anche-per-gli-altri-paesi-2667732376.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="allue-non-bastano-fondi-pubblici-servira-pure-il-risparmio-privato" data-post-id="2667732376" data-published-at="1712689385" data-use-pagination="False"> «All’Ue non bastano fondi pubblici. Servirà pure il risparmio privato» «Gli Stati membri e l’Unione nel suo complesso non possono fare affidamento solo su risorse pubbliche», motivo per cui «serve incanalare il risparmio dei privati, rendendo pienamente effettiva la Capital market union». È questo il punto sottolineato ieri dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, davanti alla platea della 14° edizione del Salone del risparmio organizzato da Assogestioni, che quest’anno mira ad analizzare l’industria del risparmio gestito all’interno dei nuovi equilibri macroeconomici e geopolitici. Il ministro ha parlato di uno scenario frammentato per i mercati dei capitali «anche a causa di un quadro regolamentare disomogeneo». Ne consegue «che spesso il risparmio viene impiegato fuori dal mercato europeo». Per questo «è necessario completare l’unione del mercato dei capitali» e «incanalare il risparmio dei privati». Un’integrazione al centro del dibattito europeo, sebbene «non sempre le posizioni sono allineate». Poi Giorgetti ha ricordato che durante «l’ultimo Eurogruppo è stato trovato un compromesso, che ha lasciato insoddisfatti diversi Paesi, tra cui il nostro». Alla vigilia delle Europee l’auspicio è che «il percorso possa riprendere con maggiore attenzione», per far sì che l’Europa «torni attrattiva come polo finanziario internazionale». Di certo, però, per essere competitiva e colmare il gap rispetto alle economie globali l’Europa deve trovare ingenti risorse finanziarie: «Parliamo di 500 miliardi in continua crescita». Una cifra a cui «vanno aggiunti ulteriori fabbisogni necessari per la Difesa comune; un aspetto pressante alla luce delle crescenti situazioni geopolitiche». Ecco perché serve una piena collaborazione tra capitale pubblico e privato. Nel suo intervento il capo del Mef ha inoltre definito il risparmio gestito un comparto «sempre più vicino all’economia reale e allo sviluppo dei mercati italiani». Si tratta, però, di un risparmio che va sfruttato e regolamentato meglio. Il ministro Giorgetti ha ricordato il ddl Capitali, in cui «sono previste novità alla disciplina applicabile alle presentazioni delle liste da parte dei cda uscenti». Ma anche la riforma organica del Tuf, la cui delega rappresenta «il primo tassello di una riforma complessiva dell’ordinamento finanziario nazionale». Proprio sulla riforma del Tuf Giorgetti ha precisato che «i lavori sono stati avviati diverse settimane fa e seguiranno un calendario molto serrato». Si tratta dunque di «nuove regole» pensate per «ammodernare il nostro mercato dei capitali affinché diventi cinghia di trasmissione tra risparmio e crescita del Paese». Intanto, oltre 11 milioni di italiani oggi investono stabilmente in fondi comuni. Se a questo si aggiungono i fondi pensione e le casse di previdenza si arriva a un patrimonio di oltre 2.300 miliardi, una cifra che risulta essere superiore al Pil dell’Italia del 2023. Le cifre sono state evidenziate dal presidente di Assogestioni, Carlo Trabattoni, all’apertura del Salone. Ricordando anche che il 2023 è stato caratterizzato da «un andamento altalenante e in tale contesto il risparmio gestito ha mostrato tenuta, anche se la raccolta è stata negativa per 50 miliardi». Risultato collegato al deflusso dai fondi aperti e anche dalle gestioni di portafoglio per privilegiare gli investimenti in titoli di Stato, con tassi che non si vedevano da tempo. Il mondo della finanza guarda anche alle prossime mosse del risiko bancario. E sempre ieri, nella conferenza stampa che ha seguito il cdm, Giorgetti incalzato sulla ricerca di un partner per Mps ha risposto: «La scarpetta è pronta, credo che il 2024 credo possa essere l’anno buono».
Gertrude O'Brady.Il chiosco, s.d./LaM, Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut de Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq© Philip Bernard
Dal Cubismo all’Art Brut, a Palazzo Zabarella di Padova in mostra (sino al 25 gennaio 2026) oltre 60 opere di 30 diversi artisti delle avanguardie del primo e del secondo dopoguerra, tutti provenienti dal LaM di Lille. Fra capolavori noti e meno conosciuti, anche cinque dipinti di Pablo Picasso e sei straordinarie tele di Amedeo Modigliani.
Susanna Tamaro (Getty Images)
La scrittrice Susanna Tamaro: «La società dimentica che la vita non ci appartiene, ma la morte non si affronta con le carte bollate. La lotta con il destino è essenziale perché dalla fragilità dell’esistenza è impossibile scappare».
Il punto di vista di Susanna Tamaro sul tempo presente è sempre originale. Nell’ultimo saggio, intitolato La via del cuore. Per ritrovare senso nella vita (Solferino), sulla scorta dell’inventore dell’etologia, Konrad Lorenz, utilizza le osservazioni sulla natura e gli animali per studiare la società contemporanea. A ben guardare, però, questo memoir può essere letto anche come una lunga preghiera per lo stato del pianeta. «È così», ammette la scrittrice, «non condivido la tendenza all’angelicazione dell’uomo o a vederlo come frutto dell’evoluzione».
Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.
Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.
Nel periodo gennaio-settembre, il fabbisogno elettrico italiano si è attestato a 233,3 terawattora (TWh), di cui circa il 42,7% è stato coperto da fonti rinnovabili. Tale quota conferma la crescente integrazione delle fonti green nel panorama energetico nazionale, un processo sostenuto dal potenziamento infrastrutturale e dagli avanzamenti tecnologici portati avanti da Terna.
Sul fronte economico, i ricavi del gruppo hanno raggiunto quota 2,88 miliardi di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto agli stessi mesi del 2024. L’Ebitda, margine operativo lordo, ha superato i 2 miliardi (+7,1%), mentre l’utile netto si è attestato a 852,7 milioni di euro, in crescita del 4,9%. Risultati, questi, che illustrano non solo un miglioramento operativo, ma anche un’efficiente gestione finanziaria; il tutto, nonostante un lieve aumento degli oneri finanziari netti, transitati da 104,9 a 131,7 milioni di euro.
Elemento di rilievo sono gli investimenti, che hanno superato i 2 miliardi di euro (+22,9% rispetto ai primi nove mesi del 2024, quando il dato era di 1,7 miliardi), un impegno che riflette la volontà di Terna di rafforzare la rete di trasmissione e favorire l’efficienza e la sicurezza del sistema elettrico. Tra i principali progetti infrastrutturali si segnalano il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino tra Campania, Sicilia e Sardegna, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,7 miliardi di euro, il più esteso tra le opere in corso; l’Adriatic Link, elettrodotto sottomarino tra Marche e Abruzzo; e i lavori per la rete elettrica dedicata ai Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’attenzione ai nuovi sistemi di accumulo elettrico ha trovato un momento chiave nell’asta Macse, il Meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio, conclusosi con l’assegnazione totale della capacità richiesta, pari a 10 GWh, a prezzi molto più bassi del premio di riserva, un segnale di un mercato in forte crescita e di un interesse marcato verso le soluzioni di accumulo energetico che miglioreranno la sicurezza e contribuiranno alla riduzione della dipendenza da fonti fossili.
Sul piano organizzativo, Terna ha visto una crescita nel personale, con 6.922 dipendenti al 30 settembre (502 in più rispetto a fine 2024), necessari per sostenere la complessità delle attività e l’implementazione del Piano industriale 2024-2028. Inoltre, è stata perfezionata l’acquisizione di Rete 2 S.r.l. da Areti, che rafforza la presenza nella rete ad alta tensione dell’area metropolitana di Roma, ottimizzando l’integrazione e la gestione infrastrutturale.
Sotto il profilo finanziario, l’indebitamento netto è cresciuto a 11,67 miliardi di euro, per sostenere la spinta agli investimenti, ma è ben bilanciato da un patrimonio netto robusto di circa 7,77 miliardi di euro. Il consiglio ha confermato l’acconto sul dividendo 2025 pari a 11,92 centesimi di euro per azione, in linea con la politica di distribuzione che punta a coniugare remunerazione degli azionisti e sostenibilità finanziaria.
Da segnalare anche le iniziative di finanza sostenibile, con l’emissione di un Green Bond europeo da 750 milioni di euro, molto richiesto e con una cedola del 3%, che denuncia la forte attenzione agli investimenti a basso impatto ambientale. Terna ha inoltre sottoscritto accordi finanziari per 1,5 miliardi con istituzioni come la Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo a supporto dell’Adriatic Link e altri progetti chiave.
L’innovazione tecnologica rappresenta un altro pilastro della strategia di Terna, con l’apertura dell’hub Terna innovation zone Adriatico ad Ascoli Piceno, dedicato alla collaborazione con startup, università e partner industriali per sviluppare soluzioni avanzate a favore della transizione energetica e della digitalizzazione della rete.
La solidità del piano industriale e la continuità degli investimenti nelle infrastrutture critiche e nelle tecnologie innovative pongono Terna in una posizione di vantaggio nel garantire il sostentamento energetico italiano, supportando la sicurezza, la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico anche in contesti incerti, con potenziali tensioni commerciali e geopolitiche.
Il 2025 si chiuderà con previsioni di ricavi per oltre 4 miliardi di euro, Ebitda a 2,7 miliardi e utile netto superiore a un miliardo, fra conferme di leadership e rinnovate sfide da affrontare con competenza e visione strategica.
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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)
L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.
Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate di essere pronte ad un’eventuale invasione ed ha dispiegato oltre 200mila militari in tutti i luoghi chiave del suo paese. il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sta guidando personalmente questa mobilitazione generale orchestrata dalla Milizia Nazionale Bolivariana, i fedelissimi che stanno rastrellando Caracas e le principali città per arruolare nuove forze.
L’opposizione denuncia arruolamenti forzati anche fra i giovanissimi, soprattutto nelle baraccopoli intorno alla capitale, nel disperato tentativo di far credere che la cosiddetta «rivoluzione bolivariana», inventata dal predecessore di Maduro, Hugo Chavez, sia ancora in piedi. Proprio Maduro si è rivolto alla nazione dichiarando che il popolo venezuelano è pronto a combattere fino alla morte, ma allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di pace nel continente proprio a Donald Trump.
Il presidente del Parlamento ha parlato di effetti devastanti ed ha accusato Washington di perseguire la forma massima di aggressione nella «vana speranza di un cambio di governo, scelto e voluto di cittadini». Caracas tramite il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha inviato una lettera al Segretario Generale António Guterres per chiedere una condanna esplicita delle azioni provocatorie statunitensi e il ritiro immediato delle forze Usa dai Caraibi.
Diversi media statunitensi hanno rivelato che il Tycoon americano sta pensando ad un’escalation con una vera operazione militare in Venezuela e nei primi incontri con i vertici militari sarebbe stata stilata anche una lista dei principali target da colpire come porti e aeroporti, ma soprattutto le sedi delle forze militari più fedeli a Maduro. Dal Pentagono non è arrivata nessuna conferma ufficiale e sembra che questo attacco non sia imminente, ma intanto in Venezuela sono arrivati da Mosca alcuni cargo con materiale strategico per rafforzare i sistemi di difesa anti-aerea Pantsir-S1 e batterie missilistiche Buk-M2E.
Dalle immagini satellitari si vede che l’area della capitale e le regioni di Apure e Cojedes, sedi delle forze maduriste, sono state fortemente rinforzate dopo che il presidente ha promulgato la legge sul Comando per la difesa integrale della nazione per la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale. In uno dei tanti discorsi alla televisione nazionale il leader venezuelano ha spiegato che vuole che le forze armate proteggano tutte le infrastrutture essenziali.
Nel piano presentato dal suo fedelissimo ministro della Difesa l’esercito, la polizia ed anche i paramilitari dovranno essere pronti ad una resistenza prolungata, trasformando la guerra in guerriglia. Una forza di resistenza che dovrebbe rendere impossibile governare il paese colpendo tutti i suoi punti nevralgici e generando il caos.
Una prospettiva evidentemente propagandistica perché come racconta la leader dell’opposizione Delsa Solorzano «nessuno è disposto a combattere per Maduro, tranne i suoi complici nel crimine. Noi siamo pronti ad una transizione ordinata, pacifica e che riporti il Venezuela nel posto che merita, dopo anni di buio e terrore.»
Una resistenza in cui non sembra davvero credere nessuno perché Nicolas Maduro, la sua famiglia e diversi membri del suo governo, avrebbero un piano di fuga nella vicina Cuba per poi probabilmente raggiungere Mosca come ha già fatto l’ex presidente siriano Assad.
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso preoccupazione per i cittadini italiani detenuti nelle carceri del Paese, sottolineando l’impegno della Farnesina per scarcerarli al più presto, compreso Alberto Trentini, arrestato oltre un anno fa.
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