2025-08-24
Un «cubo» sulla storia: che sfregio a Firenze
L’ex Teatro comunale si è trasformato in un complesso abitativo di lusso, un blocco bianconero che svetta tra i palazzi ottocenteschi. Ma ora che il caso è scoppiato, tutti si autoassolvono: «Una riqualificazione regolare». La capitale del Rinascimento è in svendita?Ho scoperchiato una pentola che improvvisamente ha preso a bollire e sta vomitando una colata di acqua rovente che scotta le mani di chi gestisce - diciamo così - il cambiamento di questa città. O meglio: di chi sta accompagnando il declino di Firenze. Ecco: mi sono accorto per caso, passeggiando lungo l’Arno, che nel quartiere più austero ed elegante - palazzi ottocenteschi che declinano verso il parco delle Cascine, una bella armonia architettonica - è spuntato un «fungo» nero, un insediamento costruito al posto dell’ex Teatro del Maggio fiorentino. Nessuno ci aveva ancora messo gli occhi sopra. Quel fungo, in realtà una torre, ha un impatto estetico orribile. Un vero obbrobrio che graffia lo skyline della città. Ho postato la foto su Facebook, e ho scatenato l’inferno. I social sono diventati uno sfogatoio, centinaia di fiorentini si sono svegliati, inorriditi: La Nazione per prima e poi gli altri giornali (Corriere Fiorentino e Repubblica) stanno da giorni dedicando pagine a questo nuovo caso che mortifica Firenze. Non ho meriti: vorrei solo sventare l’ennesimo sfregio alla città che stava passando sotto silenzio. Come tanti altri.Al posto dell’ex Teatro del Maggio sono sorti appartamenti di lusso, all’interno di un volgare cubo nero e bianco con rifiniture di alluminio. Questo insediamento si aggiunge a una certa presenza d’élite in alcune zone strategiche: gli Student Hotel che stanno nascendo come funghi sui viali di circonvallazione. A beneficio esclusivamente di un turismo ricco che pensa di acquisire un alloggio in un’area privilegiata. Ebbene, nessuno si era accorto di nulla. Ed è questa la cosa più grave. Che credo sia molto peggio dello stesso «omo nero» apparso sui tetti. Perché significa che a Firenze si può fare tutto, tanto la capitale del Rinascimento è in svendita.Ovviamente il «regime» della propaganda autoassolutoria, che avrebbe dovuto vigilare, e anche i proprietari dell’immobile, hanno fatto sapere che «sono state rispettate le regole». Ma che cosa dicono le regole? E soprattutto: chi ha controllato che, fino alla mia denuncia, il nuovo manufatto fosse davvero a norma? Mistero. Visto che ora tutti si chiedono: come è stato possibile? Per il Comune è tutto a posto. L’intervento fa parte di un programma di riqualificazione dell’intero isolato, con parcheggi, aree verdi e servizi. Il Pd è intervenuto d’ufficio, e con ingiustificata tracotanza, a sostegno dell’amministrazione comunale: il progetto ha passato tutte le commissioni tecniche previste, e dunque che avete da dire? Non si pone il dubbio, il Pd e insieme la sindaca Sara Funaro, che le numerose proteste dei cittadini avrebbero meritato una risposta più approfondita e meno sdegnata. Il Palazzo, ancora una volta, esibisce il suo distacco dalla città reale. Il Pd non ha trovato di meglio che attaccare l’opposizione, che, oltretutto, se ne era stata, anch’essa, inspiegabilmente silenziosa, come spesso succede. Il portavoce del centrodestra a Palazzo Vecchio, Eike Schmidt, peraltro ex direttore degli Uffizi, oggi medita un esposto all’Unesco di Parigi. Forse.Invece la Soprintendenza, che è una pesante parte in causa, si è addirittura dimenticata di aver approvato la realizzazione di un mostro del genere. Il soprintendente dell’epoca, dal 2016 al 2022, Andrea Pessina, è caduto dalle nuvole: «Io non mi ricordo. Ho firmato migliaia di atti durante il mio mandato…». L’architetto Fulvia Zauli, che era funzionaria della Soprintendenza ai tempi del via libera, invece qualcosa ricorda: «Ma come gli è saltato in mente?». E oggi ammette: «Questa struttura è orribile: dal disegno non sembrava che potesse essere realizzata così». Ora, si dà il caso che Firenze sia città patrimonio dell’umanità e che quindi ogni modifica al profilo urbano comporti un dovere di trasparenza, rigore e coerenza. Specialmente quando si tocca la parte sensibile di un corpo esteticamente prezioso.«Una volta si chiamava speculazione, oggi è diventata rigenerazione urbana», ha spiegato con sarcasmo la professoressa Mariella Zoppi, che è stata preside della facoltà di Architettura. Tanta gente, cittadini comuni, si è inferocita. Giustamente. È gente che per modificare un palchetto nel balcone di casa deve chiedere permessi e contro permessi, salvo poi vedersi respingere una banale modifica.La colpa? Attenti a non cadere nella trappola: questa volta non c’entra la solita città litigiosa, divisa fra guelfi e ghibellini, che non è mai d’accordo su nulla. Non è così. Capita che i fiorentini ragionino e qualche volta si affranchino dal pensiero unico del regime, che detta la linea e tutti la seguono perché sono abituati così. Quello che dice il partito si può anche non capire, o non condividere, ma bisogna adeguarsi. Si brontola sempre ma poi ci si accoda soprattutto nella cabina elettorale. Perché alla fine, va tutto bene: si soddisfano le proprie necessità e questo basta: non c’è motivo di cambiare.Ma poi, siamo onesti: anche volendo, cambiare per che cosa? Chi offre di meglio? Certo questo è un altro discorso, ma siccome a ottobre si vota per la Regione vale la pena chiedersi a quale santo votarsi per fermare il declino. Il centrodestra non propone niente di diverso. Anzi, non propone proprio niente. Pensate che le elezioni ci sono fra cinque settimane e non ha ancora un candidato. Poco più di un mese al voto! Ci sarebbe il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, che da un anno sostiene di essere in corsa, ma nessuno ancora (a Roma?) lo ha ufficializzato perché si fanno tutti la guerra per quei pochi seggi. Il centrodestra sa che perderà, come sempre da più di 50 anni.Eppure la Toscana sarebbe anche diventata «contendibile». Perché la sinistra non è quel monolite di un tempo: qui sono andate in scena le comiche divisioni nella cosiddetta alleanza che sosterrà il governatore uscente Eugenio Giani. Ma a nessuno evidentemente stanno a cuore i destini di una regione che considerano patrimonio di ciò che rimane della sinistra: a nessuno, neanche fra quelli che da generazioni votano il Pd e lo voteranno per sempre, importa che i neo alleati del Movimento 5 stelle abbiano un programma totalmente opposto a quello del governatore Giani: come faranno a governare insieme? Che ne faranno del reddito di cittadinanza e dell’annosa questione dell’ampliamento dell’aeroporto?E del resto a nessuno, o a pochi - credo di averlo spiegato - sta a cuore il destino di Firenze, patrimonio universale, che ormai è preda di una svendita al miglior offerente, cominciata una quindicina di anni fa. Qui imperversano gruppi di potere che investono su grandi alberghi, residenze di lusso, e sui ristoranti nel centro storico, quasi tutti gestiti da imprenditori provenienti da Paesi economicamente poveri. Chi doveva presidiare, cioè l’opposizione, ha taciuto per anni, praticamente assente e apatica davanti al declino. E il futuro, a fronte della crisi etica e culturale del mondo politico fiorentino, non promette niente di buono.
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