L'attestatore «imparziale» che dovrebbe vigilare sulla crisi aziendale di Astaldi, Corrado Gatti, siede nel Cda di Banca Intesa, creditrice del gruppo. L'Aduc: «Ha approvato un piano pro istituti di credito, si intervenga».Il concordato Astaldi è il più importante mai proposto in Italia. Riguarda un passivo di oltre 3 miliardi di euro (il concordato di Condotte da oltre 2 miliardi, quello di Atac da 1,5 miliardi) e per i commissari sono previsti compensi vicini ai 25 milioni di euro. Eppure pare che qualcosa non torni. In particolare nell'attestazione, l'atto più importante della procedura di concordato. Infatti sembra che nessuno sia stato avvertito del possibile conflitto d'interessi in capo all'attestatore, il commercialista Corrado Gatti, l'uomo che deve garantire la bontà della proposta e del piano. Insomma il professionista incaricato di fare il controllore. Peccato che la seconda attestazione, lunga 600 pagine, sia stata depositata a inizio estate e che lo stesso Gatti dal 30 aprile sieda sulla poltrona di consigliere d'amministrazione di Banca Intesa, uno dei principali creditori del gruppo Astaldi. Il piano di salvataggio è propedeutico alla nascita di Progetto Italia con cui il gruppo Salini Impregilo punta a inglobare varie realtà del settore delle costruzione con il sopporto di Cassa Depositi e Prestiti, permettendo alle banche di tutelare i propri investimenti.La storia è semplice: il 28 settembre 2018 Astaldi Spa chiede di ricorrere al concordato. Il 17 ottobre il Tribunale concede all'azienda 60 giorni, prorogabili, per la presentazione del piano e della proposta. A ottobre Gatti riceve l'incarico di asseveratore della procedura. Il 14 febbraio vengono presentati piano, proposta e attestazione. Il 19 aprile il Tribunale pronuncia un decreto con una quindicina di rilievi e richiede «ai fini di chiarezza e agevole intellegibilità» che «le integrazioni e i chiarimenti siano resi con una nuova redazione della proposta, del piano e dell'asseverazione». Il 30 aprile Gatti entra nel Cda di Intesa, come consigliere di minoranza. Nel verbale d'udienza del 19 giugno, Gatti presente, si registra il deposito «di una memoria contenente nuova proposta e in allegato un nuovo piano e nuova attestazione». A quella data quindi Gatti doveva avere i requisiti di terzietà richiesti dalla legge. «Non si tratta di un problema di merito vale a dire di valutare se l'attestazione fosse giusta o sbagliata o favorevole a Banca Intesa. È un problema di possesso dei requisiti soggettivi richiesti dalla legge» ci spiega Giuseppe D'Orta, responsabile per la tutela del risparmio di Aduc, l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. «Questa situazione ha dell'incredibile, al punto tale che per un pomeriggio intero ci siamo domandati se quel Corrado Gatti non fosse un omonimo nato pure nel medesimo giorno... davvero non si comprende come tutte le parti in causa abbiano potuto credere di poter far passare come se nulla fosse una cosa tanto mastodontica. Il rappresentante degli obbligazionisti davanti al Tribunale, il professor Tiziano Onesti, non potrà certo rimanere inerme». Soprattutto perché il piano è in gran parte sulle spalle di questi investitori che hanno sottoscritto 890 milioni di bond per sostenere la crescita del gruppo e adesso vedranno decimate le loro quote. Nel piano la società ha previsto che «i creditori chirografari divengano soci di Astaldi con una percentuale complessivamente pari al 28,5% del capitale», ma nelle note del piano, come ha notato Businessinsider, si legge che la quota «non riflette gli effetti derivanti dal possibile esercizio di warrant premiali da parte degli istituti finanziatori di Astaldi, né gli impatti derivanti dall'eventuale esercizio dei warrant anti-diluitivi da parte di Salini Impregilo». Insomma, se eserciteranno le loro opzioni, Salini e le banche potrebbero salire ancora nel capitale proteggendo le proprie quote a scapito degli obbligazionisti che verrebbero ulteriormente penalizzati.Aggiunge D'Orta: «Insomma Gatti avrebbe attestato un piano che, potenzialmente, favorisce le banche, compresa quella di cui è consigliere, a danno degli obbligazionisti. Mi risulta che, per questo, alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma siano un “tantinello" alterati e il concordato, adesso, è a serio rischio».Ma che cosa dice la legge? La proposta concordataria deve essere attestata da un professionista in possesso di particolari requisiti di indipendenza, cioè non deve essere «legato all'impresa e a coloro che hanno interesse all'operazione di risanamento da rapporti di natura personale o professionale». La sua attestazione costituisce la garanzia per i creditori di verifica e controllo su ciò che afferma il debitore nella proposta. Gatti ha fatto per Astaldi due attestazioni. La seconda è stata presentata dopo che il professionista aveva assunto la carica di componente del Cda di Intesa che ha «interesse all'operazione di risanamento» in quanto creditore. Chi doveva rilevare questa presunta incompatibilità, per come risulta dai pubblici registri della Camera di commercio? I tre commissari, Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi, i quali per il delicato incarico percepiranno 25 milioni di euro di emolumenti, oltre a un fondo spese da 21 milioni di euro. Secondo D'Orta, almeno uno dei tre non potrà non prendere provvedimenti: «Ambrosini è avvocato di altissimo spessore e ha partecipato personalmente ai lavori in commissione parlamentare per il decreto sviluppo (del 2012) con cui è stata introdotta la norma 67 della legge fallimentare sull'obbligo di indipendenza dell'attestatore e le relative sanzioni. Conosce a menadito la materia. Ma ora ha una brutta “Gatti" da pelare».Se riscontrasse irregolarità il commissario dovrebbe immediatamente informare il Tribunale che può emettere decreto di revoca dell'ammissione alla procedura in qualunque momento. In tal caso l'Astaldi sarebbe costretta a chiedere ai giudici l'ammissione all'amministrazione straordinaria davanti al Ministero dello sviluppo economico. L'adunanza dei creditori è prevista per febbraio. «Entro quella data qualcuno dovrebbe muoversi. Ma io conto molto prima» conclude D'Orta. E Gatti che dice? «Capisco le sue domande, ma il piano, la proposta e il mio giudizio non sono variati nei loro elementi essenziali tra febbraio e giugno. C'è stata una “nuova" versione solo per questioni di “intellegibilità". C'era sia febbraio che a giugno un'unica classe di creditori e la situazione di Banca Intesa è la stessa di tutti gli altri; sia a febbraio che a giugno era prevista per tutti la soddisfazione con azioni e strumenti finanziari partecipativi. Quindi non vedo nessun conflitto d'interessi». Anche perché Gatti ci tiene a evidenziare il suo incarico da consigliere di minoranza nel Cda di Intesa: «Una cosa che non è stata detta è che io sono componente del comitato di controllo sulla gestione che è equiparato al collegio sindacale. Io ho dei requisiti di indipendenza molto stringenti rispetto alla banca».
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