2022-02-23
Un altro maxisbarco mentre la Lamorgese fa solo chiacchiere
Dalla Diciotti scendono 573 migranti. Sono già 4.702 gli arrivi in neanche due mesi, tra cui oltre 500 minori non accompagnati.E l’Italia paga per rottamare i relitti. Stefano Boeri pensa a un museo delle migrazioni a Lampedusa, da dove l’Agenzia delle dogane sta rimuovendo, con costi esorbitanti, oltre 500 imbarcazioni impiegate dai clandestini.Lo speciale comprende due articoli. Due malandati pescherecci la scorsa notte si sono trovati in balia delle onde a 70 miglia dalla costa italiana, a largo di Capo Spartivento, non distante da Lampedusa. Gli scafisti trafficanti di esseri umani erano riusciti ad accalcarci sopra 573 passeggeri, compresi 59 minorenni, molti dei quali non accompagnati. Le onde erano già alte e la Guardia costiera aveva previsto anche un veloce peggioramento delle condizioni meteo nella notte. Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo ha mandato sul posto tre motovedette della Guardia costiera già in mare a Siracusa, a Crotone e a Reggio Calabria. Ma per il trasbordo è stato necessario anche l’intervento della nave militare Diciotti. La stessa che nell’agosto 2018 rimase a largo di Lampedusa con 190 passeggeri a bordo su disposizione di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno (la decisione, però, è emerso nel corso del processo a carico di Salvini per lo stop in mare della nave Gregoretti, fu condivisa dal presidente del consiglio Giuseppe Conte e da altri esponenti del governo. Il Senato non concesse l’autorizzazione a procedere), per poi sbarcare a Catania. Questa volta il maxi sbarco dovrà assorbirlo Augusta, porto scelto per l’attracco della nave militare. A bordo di uno dei pescherecci gli uomini della Guardia costiera hanno recuperato anche un cadavere. L’uomo, la cui nazionalità non è stata resa nota, secondo i suoi compagni di viaggio, era morto già da alcuni giorni. Per un altro passeggero, invece, si è presentata subito la necessità di cure mediche ed è stato portato d’urgenza nel porto di Roccella Jonica, in Calabria, da una delle motovedette. Con il maxi sbarco della Diciotti sono 4.701 gli immigrati che hanno raggiunto l’Italia dall’inizio dell’anno: 3.035 a gennaio e 1.666 a febbraio. Dati che provano la totale disattenzione del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che è riuscito a fare peggio anche rispetto al 2021, quando, al mese di febbraio, gli sbarcati avevano raggiunto quota 4.151. E con l’arrivo della bella stagione andranno di certo a moltiplicarsi. Nello stesso mese del 2020, quando erano ancora in vigore i Decreti sicurezza ma il governo era già giallorosso, gli sbarchi si erano fermati a 2.065. Al primo posto tra le nazionalità degli immigrati sbarcati c’è il Bangladesh, che ha già riversato in Italia 1.194 persone. Seguito dall’Egitto con 888 e dalla Tunisia con 596. I minori non accompagnati, con lo sbarco di ieri, hanno già sfondato quota 500. L’intervento dell’altra notte si è reso necessario, ha spiegato la Guardia costiera, perché i pescherecci erano già in balia delle onde e si era «in presenza di condizioni meteo sfavorevoli», per le quali era anche «previsto un peggioramento sensibile nelle ore successive». Gli sbarcati verranno sottoposti alle verifiche anti Covid 19. Ma tra le autorità c’è non poca preoccupazione, visto che a Pozzallo qualche giorno fa è approdata la Ocean Viking con a bordo 338 migranti, 35 dei quali risultati positivi e fatti salire a bordo della nave quarantena Azzurra ferma in rada. «Altri 573 clandestini in arrivo, in aggiunta agli oltre 4.000 da inizio anno. Io subisco un processo perché ho fermato gli sbarchi, l’attuale ministro non muove un dito. Perché?». Matteo Salvini torna così a scagliarsi contro Lamorgese sul suo profilo Twitter. Nel frattempo Lamorgese continua a chiacchierare con i suoi omologhi di Francia, Spagna e Germania. Ieri li ha ricevuti al Viminale «per un incontro di lavoro a quattro», fanno sapere dal ministero, «sul nuovo Patto europeo per la migrazione e l’asilo». Quello di ieri è stato propagandato come «un altro proficuo confronto sul futuro delle politiche migratorie dell’Unione europea e sul metodo di lavoro da seguire, che prevede un approccio graduale e parallelo sia sugli aspetti legati alla responsabilità sia a quelli connessi alla solidarietà». Allo stato, però, l’Italia continua a sbracarsi sull’accoglienza senza che gli altri Paesi Ue facciano alcun cenno alla redistribuzione.Ora, però, c’è una stretta per le Organizzazioni non governative. Che arriva dalla Corte di giustizia europea. L’avvocato generale ha valutato che anche le navi delle Organizzazioni non governative che svolgono, più o meno consapevolmente, servizio di taxi del mare, fiancheggiando di fatto gli scafisti, sono soggette ai controlli dello Stato di approdo. «Finalmente», ha commentato Andrea Delmastro, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Esteri, «si riafferma il diritto sovrano degli Stati al controllo delle zone marittime di pertinenza, alla difesa dei confini, della sicurezza e della legalità. Finalmente viene ripristinata la legalità e la sovranità degli Stati sui deliri immigrazionisti di certa sinistra». Poi, però, si è chiesto se «il Governo ne prenderà atto» e se «difenderà sovranità, legalità e confini nel mediterraneo» o se «fingerà di non sapere per tenere unita la sua dilaniata maggioranza a detrimento degli interessi dell’Italia». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/un-altro-maxisbarco-mentre-la-lamorgese-fa-solo-chiacchiere-2656770732.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-litalia-paga-per-rottamare-i-relitti" data-post-id="2656770732" data-published-at="1645562130" data-use-pagination="False"> E l’Italia paga per rottamare i relitti Mentre a Lampedusa si inventano il museo delle migrazioni, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha fatto sapere che smaltirà finalmente i barconi affondati entre le 12 miglia marittime o spiaggiati sulle coste italiane. Dall’isola di Lampedusa, come aveva svelato Panorama, verranno rimosse oltre 500 imbarcazioni, finora ammassate in veri e propri cimiteri navali che deturpavano il paesaggio di calette ritenute di interesse turistico. Per cinque unità dal peso che supera le cento tonnellate e per le stazze proibitive per le capacità delle infrastrutture locali, l’Agenzia è dovuta ricorrere all’impiego di un pontone di circa 2.000 metri quadri attrezzato con una gru di 200 tonnellate. I costi, ovviamente, saranno esorbitanti. Le imbarcazioni, inoltre, hanno perso detriti, olio e carburante, inquinando i fondali. Ma sull’isola si sfregano le mani per un progetto che intende trasformare l’ex base militare Loran, situata nella zona di Capo Ponente, «in un Centro studi in grado di coinvolgere istituzioni e associazioni internazionali, le reti del volontariato, gli istituti di ricerca sulla geopolitica, il mondo dell’arte e della cultura internazionale, e destinato anche a ospitare grandi eventi». Gli slogan sono già pronti: «Trasformare un simbolo di guerra come un’ex base militare, in un simbolo di pace, è un’iniziativa di grande valore che esprime coraggio e fiducia in un mondo migliore», ha commentato il sindaco Totò Martello, tra i grandi promotori dell’iniziativa. Il Comune, riporta la stampa locale, sembra aver già affidato il progetto all’architetto Stefano Boeri. Che si è affacciato a Lampedusa, accompagnato dal suo team e da altri consulenti (Emanuel Ingrao di Shifton e Silvia Basta della Fondazione Maimeri). I sopralluoghi sono già cominciati, sia nella ex base Loran che negli altri luoghi da destinare al progetto. «Quando a Lampedusa parliamo di migrazione», ha detto Boeri, «parliamo di vite in movimento, di storie, dì identità che nei secoli si sono incontrate lasciando su quest’isola, al centro del Mediterraneo, tracce culturali e sociali profonde. L’idea di un museo delle migrazioni non può che partire dalla raccolta dì queste storie, spesso disperate e difficili che bisogna saper intercettare e porre al centro del più grande archivio di vite del mondo contemporaneo». E anche lui si è già inventato uno slogan: «Se è vero che le identità si costruiscono nel rapporto con l’altro, Lampedusa, l’isola delle storie, può diventare l’epicentro planetario dì una riflessione sui destini dell’umanità». L’isola delle storie deve aver conquistato le istituzioni, visto che è già stata sottoscritta una lettera di intenti con la Regione Siciliana. «È un progetto di grandissima valenza, non solo simbolica ma soprattutto strategica, che il governo regionale ha accolto sin da subito con entusiasmo», ha commentato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, secondo il quale «l’istituzione di un Centro studi che diventi punto di riferimento internazionale e luogo d’incontro per gli studiosi del fenomeno migratorio offrirà l’opportunità di esaltare la vocazione all’accoglienza di Lampedusa e, per di più, consentirà di trasformare in patrimonio collettivo e condiviso l’esperienza di cui l’arcipelago è culla». L’isola delle storie, insomma, sembra puntare esclusivamente sull’accoglienza. Visto che oltre al Centro studi internazionale prevede la nascita di un auditorium, di un museo dotato di un archivio digitale che potrà ospitare non solo opere ma anche atti performativi e narrazioni, ovviamente sul tema dei grandi flussi migratori, di un sistema di laboratori e di luoghi di studio e residenza per studiosi, ricercatori, artisti e testimoni del fenomeno delle migrazioni da ricavare nei fortini militari dismessi che perimetrano l’isola.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)