2025-10-09
La Ue usa la salute per fumarsi i tabaccai
In vista della Cop11 di Ginevra, la Commissione propone di limitare le rivendite di prodotti legati alla nicotina e perfino di levare il filtro dalle sigarette in nome del green, tornando così indietro di 70 anni. Il tutto senza chiedere il permesso ai governi. Anzi...Con la scusa della salute, si sta portando avanti un progetto europeo che porterebbe allo smantellamento di una delle filiere italiane più efficienti del Vecchio Continente: quella legata al mondo del fumo. Un piano che mette a rischio migliaia di piccole imprese, agricoltori, produttori, rivenditori e fornitori, compromettendo non solo l’economia reale ma pure i conti pubblici visto il gettito che genera la filiera legale. Un colpo basso, ideologico, che toglierebbe ulteriormente potere decisionale agli Stati membri della Ue. Di cosa stiamo parlando? Della bozza di mandato preparata dalla Commissione europea in vista della prossima Conferenza delle parti (la famosa Cop11) sulla Convenzione quadro dell’Oms per il controllo del tabacco, che si terrà a Ginevra dal 17 al 22 novembre. Il documento ufficiale prevede misure estreme, con le quali Bruxelles intende utilizzare gli esiti della Cop11 per vincolare le future decisioni europee in materia di accise e regolamentazione dei prodotti del tabacco, alla faccia del confronto con il Parlamento europeo e con i governi nazionali. Se passasse questo documento si creerebbe un precedente pericoloso, ovvero l’uso di organismi internazionali come strumenti di pressione normativa, svuotando il dibattito pubblico e istituzionale.Fra le misure inserite nella bozza della Commissione Ue c’è la riduzione del numero di punti vendita: un attacco frontale a migliaia di tabaccai italiani, spesso piccole imprese a conduzione familiare che operano con licenza e svolgono anche un servizio pubblico. Imponendo limiti arbitrari e non motivati, si rischia di condannare queste attività alla chiusura, con effetti a catena sull’occupazione e sul gettito fiscale. Paradossalmente, colpire i canali legali di distribuzione significa poi spianare la strada al mercato illecito e, con esso, alla criminalità organizzata.Altra «perla» è la proposta di vietare i filtri nei prodotti del tabacco. Una misura presentata come «ambientalista», ma che rischia di ottenere l’effetto opposto in termini di salute pubblica. I filtri, pur non eliminando la pericolosità del fumo, ne riducono però la concentrazione di sostanze nocive. Eliminarli significherebbe un ritorno indietro di settant’anni, ignorando l’attuale quadro normativo europeo, che già disciplina la gestione dei filtri attraverso regimi di responsabilità estesa del produttore e campagne di sensibilizzazione. La misura più inquietante, però, è il cosiddetto divieto generazionale: l’idea di proibire l’acquisto di prodotti del tabacco a chi è nato dopo una certa data, creando così una discriminazione permanente tra cittadini adulti. Questo approccio, già sperimentato e abbandonato in Nuova Zelanda, si è rivelato inefficace e dannoso. Infatti a trarne vantaggio sono stati esclusivamente i circuiti del mercato nero, mentre i danni sono ricaduti sulle rivendite legali, sui piccoli commercianti e sulle finanze pubbliche. Dal punto di vista giuridico, una norma di questo tipo rischia di violare principi fondamentali del diritto europeo e nazionale, introducendo disparità arbitrarie e difficilmente gestibili. Il risultato sarebbe una normativa inapplicabile, fonte di confusione e inefficienza, che aprirebbe varchi enormi per l’illegalità.«Queste ipotesi regolatorie sono gravemente lesive non solo della potestà normativa dei singoli Stati dell’Unione sulla definizione dei sistemi di vendita e distribuzione, ma anche della libertà individuale dei cittadini e della libertà d’impresa», commenta il presidente della Federazione Italiana Tabaccai, Mario Antonelli. «Non vogliamo rischiare la destrutturazione del comparto e del mercato legale a favore del contrabbando, con la scomparsa di centinaia di migliaia di posti di lavoro per iniziative demagogiche prive di ogni fondamento tecnico e scientifico. Non siamo disposti», aggiunge, «a farci rinchiudere nelle riserve indiane in attesa di estinguerci, perché siamo concessionari dello Stato, radicati nel tessuto sociale in cui eroghiamo anche servizi di interesse pubblico, che contribuiscono in modo importante alla riscossione delle imposte indirette». In ballo «qui non c’è solo la tutela di categorie economiche, ma direi anche la tutela della sovranità nazionale, che sembra voler essere pian piano smantellata da Oms e Commissione europea», prosegue il presidente dei tabaccai italiani. «Perciò», conclude Antonelli, «chiediamo al governo di opporsi con forza».Già, perché oggi nel mirino c’è il mondo del tabacco, ma se passerà l’idea che regolamentazioni così invasive possano essere introdotte senza un confronto e senza trasparenza, nessun settore allora sarà al sicuro.
Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore del M5s (Imagoeconomica). Nel riquadro Anna Gallucci, pubblico ministero e già presidente dell’Anm a Rimini
Tra realtà e ipotesi fantasiosa, l’impresa aerea tra le più folli degli ultimi 50 anni dimostrò una cosa: la difesa dell’Unione Sovietica non era così potente e organizzata come molti pensavano.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (Imagoeconomica)