2025-10-09
Tod’s, lusso e ombre. I pm: «C’è caporalato»
Milano, la maison dei Della Valle accusata di beneficiare di una filiera produttiva basata sullo sfruttamento per abbattere i costi. Abiti e scarpe venduti a prezzi stellari ma realizzati da cinesi per pochi euro. La società: «Amareggiati, noi rispettosi delle leggi».La moda del lusso italiana continua a fare i conti con la sua ombra. L’ultima a finire sotto la lente della Procura di Milano è Tod’s, la maison dei fratelli Diego e Andrea Della Valle, simbolo del made in Italy nel mondo, accusata di aver tratto beneficio - anche solo per omissione di controllo - da una filiera produttiva costruita sullo sfruttamento. Il ricorso in Cassazione, firmato dalla Direzione distrettuale antimafia e depositato a dicembre, chiede per il gruppo marchigiano una misura di prevenzione ai sensi dell’articolo 34 del codice antimafia: un provvedimento che potrebbe tradursi in una forma di amministrazione giudiziaria, come già avvenuto per Armani, Dior, Loro Piana e Valentino Bags. Al centro del fascicolo, più che singoli episodi, ci sarebbe un sistema.Secondo gli inquirenti, la produzione dei capi Tod’s destinati alle boutique di tutto il mondo passava attraverso una catena di appalti e subappalti che, nel tentativo di ridurre i costi, finiva nei laboratori cinesi della periferia milanese e pavese. A Baranzate e Vigevano i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro hanno trovato operai irregolari, in alcuni casi clandestini, che dormivano nei capannoni e lavoravano fino a dodici ore al giorno per pochi euro l’ora. In due di questi stabilimenti - la Zen Confezioni srls e l’impresa individuale Lin Qingdong - erano in lavorazione giacche e pantaloni Tod’s con l’etichetta «Made in Romania», formula che, secondo la Procura, celava la reale origine italiana e configurava una frode in commercio. Le carte dell’inchiesta mostrano margini abissali: giacche confezionate a 80 euro rivendute a oltre 900, pantaloni da 600 e mocassini «Gommino» da 690 euro prodotti con manodopera pagata meno di 30 euro a paio.Dai laboratori i capi passavano alla Maurel Srl di Robbio, fornitrice di varie griffe, che lavorava per conto della Ritaglio Magico di Mario Farioli, piccola impresa priva di personale ma formalmente fornitore diretto di Tod’s, autorizzata a servirsi di subfornitori. Le indagini hanno rivelato un sistema parallelo di produzione, con documenti falsi e istruzioni scritte a mano come «non mettere etichetta made in Italy, mettere etichetta speciale», dove «speciale» significava appunto «Made in Romania».Per la Procura si tratta di una «politica d’impresa illecita», radicata e normalizzata, che ha trasformato la compressione dei costi in prassi aziendale. Il modello di business adottato - scrivono i magistrati - ha reso strutturale la riduzione dei diritti e della dignità del lavoro, tollerata consapevolmente in cambio di un vantaggio competitivo. Tod’s, secondo gli atti, non avrebbe mai verificato la reale capacità produttiva dei propri fornitori, limitandosi a controlli di facciata.Nel 2023 Tod’s ha registrato ricavi per oltre 1,1 miliardi di euro, con utili e patrimonio netto sopra il miliardo. A guidare il gruppo restano Diego e Andrea Della Valle, con nel cda anche Chiara Ferragni fino al 2023. Una governance solida che, secondo la Dda, e come anche ricordato da Lapresse, non avrebbe però impedito la nascita di un sistema «sdoppiato»: da un lato codici etici e audit interni, dall’altro una filiera informale dove il profitto prevaleva sulla legalità. Nei propri documenti societari, Tod’s ribadisce di operare in piena autonomia rispetto alla holding Di.Vi. Finanziaria dei Della Valle, che detiene il controllo azionario ma non partecipa alle decisioni operative. È una distinzione giuridica che separa la responsabilità della società operativa da quella della capogruppo e tutela formalmente i vertici da un coinvolgimento diretto nell’inchiesta.Dalla sede di Sant’Elpidio a Mare, il gruppo ha diffuso una nota in cui «ribadisce di rispettare tutta la normativa vigente, ivi compresa quella che regola il mondo del lavoro, e che i propri ispettori eseguono controlli costanti nei confronti dei laboratori selezionati». I fornitori, precisa, «sottoscrivono accordi che tutelano la qualità dell’ambiente di lavoro e il rispetto dei contratti nazionali», mentre gli stabilimenti Tod’s «sono considerati un’eccellenza mondiale in fatto di tutela ambientale e servizi sociali». L’azienda parla di «molta amarezza» e aggiunge: «Se fossimo stati interpellati al momento opportuno avremmo potuto dare tutti i chiarimenti e spiegare la nostra organizzazione produttiva, da sempre rispettosa delle leggi».Sul sito ufficiale, il gruppo pubblica da anni un report di sostenibilità e un Codice etico in cui si impegna formalmente a contrastare ogni forma di sfruttamento, discriminazione e lavoro sommerso. «L’integrità - scrive l’azienda nel documento - è il valore che guida ogni nostra decisione». La misura richiesta dai magistrati non è una condanna ma un correttivo: una «messa alla prova aziendale» per costringere la maison a riformare la propria catena di fornitura, eliminando ogni connessione con chi sfrutta manodopera irregolare. Una forma di commissariamento che, nelle parole del pm Paolo Storari, serve a «liberare l’impresa dalle relazioni patologiche che la contaminano».
L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro (Ansa)