2023-03-28
La Ue lumaca rivede i contratti per i vaccini
La Commissione si decide a rinegoziare le forniture, ma i tempi si preannunciano lunghi e sui contenuti rimane la totale opacità. Intanto Pfizer minaccia il Canada: «Se i vostri parlamentari leggono le carte con gli accordi segreti, nessuno farà più affari con voi».Fate con calma, eh. Intanto le dosi si accumulano. Scadono. E noi paghiamo. Se non stessimo parlando dell’elefantiaca Europa, dovremmo scrivere: finalmente, la Commissione s’è decisa a rinegoziare i contratti per i vaccini Covid con Pfizer e le altre ditte produttrici. Ma siccome ci sono di mezzo un Leviatano burocratico e una serie di multinazionali abilissime nello scucire agli Stati condizioni favorevoli, siamo autorizzati a temere una soluzione sui tempi lunghi. Anche perché, come ha appreso Euractiv da una portavoce dell’esecutivo comunitario, la pratica è stata affidata a un «team congiunto», composto dalla Commissione stessa e da diversi rappresentanti delle singole nazioni (quali, non si sa) e incaricato della stipula di un «accordo preliminare», che andrà poi discusso nell’ambito di un «comitato direttivo», costituito invece da delegati di tutti gli Stati membri e da Ursula von der Leyen. Aspetta e spera. Le trattative, informano comunque da Bruxelles, «sono in corso». Manco a dirlo, c’è massimo riserbo sui contenuti del dialogo con le case farmaceutiche. La solita trasparenza targata Ue. Per far svegliare gli eurocrati sono serviti mesi di tribolazioni. Già da aprile 2022, la Polonia, investita dall’ondata di ucraini in fuga dalla guerra, aveva chiesto di tagliare le forniture di vaccini per dirottare le risorse sull’accoglienza dei profughi. Il via libera dell’Unione è arrivato poche settimane fa, ma è da dicembre che il commissario per la Salute, Stella Kyriakides, riceve le rimostranze dei Paesi, secondo i quali sarebbe urgente interrompere o rimodulare la consegna delle fiale. Ad aprire le danze era stato proprio il nostro ministro, Orazio Schillaci, auspicando che la responsabilità di relazionarsi con Pfizer & c. tornasse in capo alle capitali. Dopodiché, l’ex rettore di Tor Vergata, persona seria ma non temeraria, è parso rimettere la testa sotto la sabbia. Ultimamente, a dare manforte a Varsavia sono state Bulgaria, Lituania e Ungheria: in una lettera alla Commissione, i rispettivi ministri della Salute si sono scagliati contro l’ipotesi di intesa con il colosso dei medicinali, in virtù della quale l’azienda di Albert Bourla si sarebbe impegnata a tagliare del 40% le consegne, purché le fossero versati i compensi anche per le dosi non fabbricate. Ma pure la Germania, tramite il titolare del dicastero, Karl Lauterbach, ha fatto sapere che i vaccini ordinati per il 2023-2024 non servono più, mentre l’Austria ha spinto la Commissione ad accrescere il pressing sui produttori. La Spagna ha finora dovuto distruggere 6 milioni di dosi scadute. La Kyriakides sottolinea che gli antidoti «hanno salvato milioni di vite e hanno aiutato a mitigare l’impatto della pandemia»; insiste sul fatto che «continuano a essere la nostra migliore assicurazione in caso emergano nuove varianti e per proteggere i nostri cittadini vulnerabili»; ma ammette che «la situazione epidemiologica è migliorata» e che «ora stiamo lavorando con le compagnie per cercare soluzioni che permettano di allineare meglio la fornitura di vaccini con i bisogni degli Stati membri». Ormai, soltanto la Francia di Emmanuel Macron si rifiuta di intaccare gli interessi di Pfizer e affini. Al contrario, la multinazionale non si fa nessuno scrupolo a intimidire i Paesi sovrani e i loro rappresentanti eletti. È quello che è accaduto in Canada, dove la commissione parlamentare sui conti pubblici ha preteso che i deputati consultassero i contratti siglati con Big pharma. I dirigenti di Pfizer non l’hanno presa bene e hanno minacciato la nazione nordamericana, avvisandola che questa mossa avrebbe provocato un crollo nella sua «reputazione». Najah Sampson, presidente della sezione canadese del colosso, ha sostenuto che la «rivelazione del nostro accordo riservato integrerebbe un uso dell’autorità al di fuori dell’ordinario». E ciò «trasmetterebbe un messaggio forte ai partner in affari e alle compagnie che cercano di investire qui». Capito? Invocare chiarezza è un abuso. E se date fastidio a Pfizer, nessuno vorrà più fare business con voi. Eppure, solamente 11 selezionatissimi onorevoli dovrebbero consultare le carte segrete, chiusi in una stanza, senza fotocamere, senza smartphone e senza nemmeno la possibilità di prendere appunti. Esattamente com’era successo agli eurodeputati, ai quali, peraltro, furono sottoposte versioni debitamente sbianchettate dei contratti. Lo stesso copione previsto in Canada: ciò che è confidenziale resta tale. Ad ogni modo, i parlamentari tengono duro: «Abbiamo diritto di accedere a queste informazioni». Anche perché i cittadini hanno speso 5 miliardi di dollari. Le grandi industrie sono in ansia: la fine della pandemia, che l’Oms è prossima a decretare, significa 60 miliardi di fatturato in meno. Ma prima o poi doveva succedere. Ora è tempo che i re Mida dell’Rna messaggero abbassino un pochino la cresta.