Bruxelles vuole adottare nuove misure contro Mosca: per la prima volta colpiranno le importazioni di Lng, in crescita nonostante il conflitto. Questa scelta segue quella degli Stati Uniti, che saranno i principali beneficiari dello stop europeo.
Bruxelles vuole adottare nuove misure contro Mosca: per la prima volta colpiranno le importazioni di Lng, in crescita nonostante il conflitto. Questa scelta segue quella degli Stati Uniti, che saranno i principali beneficiari dello stop europeo.Non è ancora ufficiale, ma quando una voce arriva da Bruxelles non è mai un caso. L’Unione europea adotterà un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il quattordicesimo, che questa volta colpirà anche il gas russo, almeno quello esportato in forma liquida (Lng). Sarebbe la prima volta, giacché nei precedenti tredici pacchetti l’Ue si è guardata bene dal colpire direttamente l’export di gas dalla Russia, in reazione all’invasione dell’Ucraina decisa dal presidente Vladimir Putin. Le nuove sanzioni dovrebbero essere annunciate verso la fine di questa settimana o l’inizio della prossima. Stando alle indiscrezioni, non vi sarebbe però un esplicito divieto di importazione di Lng russo, ma si colpirebbero le società e le persone coinvolte nello sviluppo e negli investimenti di tre progetti di terminali di esportazione in Russia (Arctic Lng 2, Ust luga e Murmansk). I progetti non sono ancora operativi e i primi due sono già stati colpiti da sanzioni da parte degli Stati Uniti. Due settimane fa, nel corso di una conferenza stampa, l’assistente segretario di Stato americano per l’energia, Geoffrey Pyatt, ha annunciato nuove sanzioni degli Usa contro il settore del Lng russo, mettendo nel mirino proprio l’impianto di Murmansk. Sinora, ha detto Pyatt, le sanzioni contro Arctic Lng 2 della Novatek hanno dato buoni risultati. Le sanzioni prendono infatti di mira anche le forniture di navi gasiere rompighiaccio, prodotte da pochissime aziende al mondo. Ben sei navi di questo tipo sono bloccate nei cantieri navali sudcoreani della Hanwha a causa delle sanzioni americane.Le sanzioni europee vieterebbero i trasbordi di Lng da una nave all’altra, attività che si svolge di solito in prossimità dei porti. È ancora da capire se il trasferimento del Lng ai terminali galleggianti di rigassificazione, di cui fa uso soprattutto la Germania, facciano parte di questa categoria.Sinora l’Ue ha vietato l’import di petrolio e di prodotti raffinati dalla Russia, mentre sul gas non aveva imposto divieti. Dall’inizio della guerra in Ucraina, sono diminuite le esportazioni di gas attraverso i gasdotti, considerato che gli unici due ancora operativi sono quelli che passano attraverso l’Ucraina (e da lì in Slovacchia, Austria e Italia) e il Turkstream, che passa attraverso la Turchia per arrivare in Bulgaria. Complessivamente, i due gasdotti forniscono ancora 25 miliardi di metri cubi all’anno, non poco. Ma la sorpresa è stata nel constatare che l’import di Lng dalla Russia, contemporaneamente, cresceva e nel 2023 ha toccato i 17,5 miliardi di metri cubi, Nel primo trimestre di quest’anno i volumi in importazione in Europa sono in aumento e sono pari a 5,8 miliardi di metri cubi. Al contempo, sono cresciute a dismisura le forniture americane di Lng, che da due anni sono superiori ai 5 miliardi di metri cubi al mese.Non sono mancate le reazioni di Mosca. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato che eventuali nuove restrizioni in Europa andrebbero a tutto vantaggio degli Stati Uniti e comporterebbero costi maggiori per l’industria europea.Il ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin, a fronte di questa ipotesi, ha detto che l’Italia «non ha motivo di opporsi a un processo di nuove sanzioni» sul Lng russo. «Abbiamo diversificato, abbiamo varie fonti e abbiamo i terminali di rigassificazione, quindi abbiamo un’offerta sufficiente per rilassarci», ha affermato il ministro.Anche la Germania sarebbe favorevole a un eventuale divieto di importare Lng dalla Russia in Unione europea e, come riferisce la testata Deutsche Welle, il vicecancelliere e ministro dell’Economia Robert Habeck sosterrà la relativa proposta di sanzioni in sede europea.«Se siamo riusciti a fare a meno del gas russo, possiamo aspettarci lo stesso anche da altri Paesi dell’Ue», ha detto Habeck, con una punta di polemica nei confronti dei partner europei. Infatti, mentre l’Italia e l’Austria in particolare importano ancora gas via gasdotto, Spagna, Francia e Belgio sono i Paesi di approdo del Lng russo. Se pure alcuni quantitativi di gas arrivano poi in Germania, il governo di Berlino sta lavorando intensamente per far funzionare i propri terminali di rigassificazione, grazie ai quali importa Lng principalmente dagli Sati Uniti. Attualmente, i terminali galleggianti avviati in Germania dopo la fine ingloriosa dei gasdotti Nord stream sono già operativi nei porti di Wilhelmshaven, Lubmin e Brunsbüttel, con un altro che presto inizierà a operare a Stade. L’ultimo terminale è nel porto di Mukran nel Mar Baltico, sull’isola di Rügen, celebre per le bianche scogliere di gesso ritratte due secoli fa dal pittore Caspar David Friedrich. Su questo rigassificatore grava l’incognita delle proteste degli ambientalisti, che affermano che il terminal minaccia di «trasformare la famosa isola di vacanza di Rügen in un parco energetico a combustibili fossili». Un mese fa il Parlamento europeo ha approvato una norma che consente ai singoli Stati membri di vietare alle società russe di prenotare capacità di utilizzo delle infrastrutture di rigassificazione in Europa. Francia, Spagna e Belgio hanno fatto sapere che non avrebbero applicato questa possibilità. Ora è da capire se le nuove pressioni da parte degli Stati Uniti sugli alleati europei sortiranno qualche effetto.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






