2022-10-04
L’Ue è un problema. Anche per l’Eni
Claudio Descalzi (Imagoeconomica)
Non basta che la Germania si faccia il suo scudo miliardario in barba agli altri Paesi. Bruxelles pretende anche che l’Italia, che ha completato gli stoccaggi, fornisca gas a chi ne farà richiesta. Claudio Descalzi: «Situazione precaria, difficile essere fiduciosi per l’inverno».Nel passato Germania e Olanda hanno già dimostrato che cosa intendano quando parlano di Europa unita e solidale. Infatti, durante la pandemia, mentre tutta la Ue si dava pena per trovare il siero anti Covid da offrire alla popolazione dell’intero continente, Berlino decise di acquistare i vaccini senza aspettare Bruxelles. Alla politica comunitaria, i tedeschi preferirono quella solitaria, comprando ciò che bastava per le loro esigenze e chi si è visto si è visto, alla faccia di tutti i buoni propositi. Dunque, quando l’altro giorno il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato che il suo governo avrebbe messo a disposizione 200 miliardi di euro per abbassare i prezzi delle bollette, non ci siamo stupiti. Così come non ha destato in noi grande sorpresa scoprire che i Paesi Bassi stavano facendo affari d’oro con il Ttf di Amsterdam, ossia con il mercato in cui si trattano le forniture di gas, stabilendone il prezzo sull’andamento della domanda e l’offerta. Che tedeschi e olandesi abbiano più a cuore gli interessi dei rispettivi Paesi lo davamo per scontato fin dall’inizio, sennò non si sarebbero spiegati gli atteggiamenti tenuti dagli uni e dagli altri durante la crisi che travolse la Grecia. Tredici anni fa, quando Atene rivelò di aver truccato i conti chiedendo aiuto ai partner europei, si ritrovò con una porta in faccia. Altro che solidarietà, condivisione, fronte comune e tutte quelle altre belle favole che si raccontano quando si vuole celebrare lo spirito comunitario. Con la prima crisi mondiale del debito, gli alleati si girarono dall’altra parte e poco importa che questo abbia significato ridurre alla fame un Paese e nemmeno lasciare senza reddito e senza pensione centinaia di migliaia di persone. Sì, insomma, l’Europa è unita e i Paesi che la compongono hanno giurato fra loro di essere solidali, ma fino a che non li si tocca nel portafogli.Tutti per uno e uno per tutti, il motto dei tre moschettieri, val bene per gli allocchi, non certo per governanti abituati a trarre profitto a favore del proprio Paese ogni volta che se ne presenti l’occasione. Tutti per uno va bene se favorisce la Germania, e infatti nel corso degli anni gli alleati hanno chinato il capo quando c’era da non vedere il surplus commerciale tedesco o quando si trattava di chiudere un occhio e anche due sugli aiuti di Stato alle banche della Repubblica federale. Ma poi uno per tutti non c’è, nel senso che Berlino e i Paesi satellite che le ruotano attorno fanno da soli, ignorando le richieste dei partner.Fin qui, ribadiamo, nulla di nuovo. Con la crisi energetica non ci aspettavamo certo che Germania e Olanda cambiassero schema di gioco, rientrando nei ranghi dopo anni in cui hanno dimostrato che preferivano starne fuori. Tuttavia neppure ci attendevamo che le pretese di Bruxelles diventassero così spregiudicate da far ritenere che l’Italia sia un Paese guidato da una banda di fessi. Mi spiego. Passi il fatto che in passato i nostri esecutivi si siano adattati ad assecondare qualsiasi richiesta comunitaria, anche quando questa era assurda. Ma, mentre la Ue china la testa di fronte alla Germania, lasciando che la principale economia dell’Unione faccia da sé risolvendo i propri problemi energetici a scapito degli alleati, ovvero facendo concorrenza ai partner grazie al massiccio ricorso del debito pubblico e dei tanto vituperati aiuti di Stato, poi pretende che il resto d’Europa si dichiari solidale e rinunci alle proprie scorte di gas. A mettere il dito nella piaga ci ha pensato ieri l’amministratore delegato dell’Eni. Il numero uno del colosso energetico, in un intervento al Quirinale, ha spiegato che le azioni messe in campo hanno consentito all’ente petrolifero di spuntare un prezzo più favorevole rispetto a quello trattato sul mercato Ttf di Amsterdam: 140 euro a chilowattora contro i 190-200 richiesti nelle contrattazioni alla borsa olandese. Tutto bene, dunque? Sì, ma a patto, ha detto Claudio Descalzi, che la «solidarietà» Ue non ci costringa a usare i nostri stoccaggi a favore di altri. Già, dover far scorrere il metano verso il resto d’Europa potrebbe, dice il capo di Eni, «rendere la situazione più precaria». Tradotto in parole comprensibili anche ai lettori più disattenti, sul gas potremmo ritrovarci cornuti e mazziati, ovvero con prezzi alti senza il sostegno dei nostri partner e pure a corto di metano. In altre parole, invece di aiutarci Bruxelles potrebbe chiedere di condividere le nostre risorse e dunque penalizzarci. Con il risultato che ad oggi, secondo Descalzi è difficile essere fiduciosi per l’inverno. Quando Giorgia Meloni in campagna elettorale disse che in Europa doveva finire la pacchia, ma anche quando l’altroieri ha sostenuto che l’Unione va bene, ma se non penalizza gli interessi nazionali, forse intendeva questo. O, per lo meno, è ciò che noi ci auguriamo. L’Europa è bella e siamo contenti di farne parte, ma la solidarietà non può essere a senso unico come si rivelò con i migranti, quando tutta la Ue pagò la Turchia per frenare i flussi di extracomunitari verso la Germania, senza però che i Paesi del Nord poi si rendessero disponibili a pagare il conto della nostra invasione. Una fregatura basta e avanza.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)