2023-02-08
Terremoto, la mania green della Ue impedirà di rendere le case sicure
Ciaràn Cuffe (Getty Images)
La direttiva che impone l’adeguamento energetico delle abitazioni sta per essere varata. Dopo il 2024 assorbirà tutti i fondi disponibili , liquidando di fatto il bonus sisma.Mentre a Bruxelles si getta acqua sul fuoco delle norme per la casa green, lasciando intendere che sarà concessa flessibilità ai Paesi, si apre il tema degli interventi antisismici. «Gli obblighi energetici», denuncia Confedilizia, «assorbiranno la totalità dei fondi. Solo briciole contro i veri rischi del patrimonio immobiliare». Quelli sismici. Giornata di discussione attorno alla direttiva Ue per trasformare le nostre abitazioni in centri di risparmio energetico. A costo di un grande impoverimento del patrimonio immobiliare. I prossimi passaggi normativi saranno affrontati domani alla commissione Itre dell’Europarlamento. Mentre ieri pomeriggio si è tenuta una conferenza, presso la Rappresentanza Italiana del Pe, aperta dal ministro Raffaele Fitto con speaker di spicco come Piero Benassi, ambasciatore permanente presso l’Ue, e Ciarán Cuffe, il Verde relatore per il Parlamento Ue. Presenti anche il ministro Adolfo Urso e quello dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin e i rappresentanti del nostro Demanio, a cominciare dalla direttrice Alessandra Dal Verme. Il messaggio complessivo uscito dal dibattito vuole essere rassicurante. «C’è stata molta disinformazione in Italia, si è detto che Bruxelles dirà agli Stati membri cosa fare, ma nulla è più lontano dalla realtà», ha tenuto a precisare Cuffe. Gli emendamenti adottati «lasciano ampia flessibilità ai Paesi nell’applicazione della norma», ha aggiunto in scia con le dichiarazione del ministro azzurro Pichetto. La direttiva sulle «case verdi va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni», ha dichiarato sempre ieri il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. «Il governo difenderà senza tentennamenti» questa linea «tutelando il valore degli immobili e non imponendo in tempi insostenibili onerosi lavori ai privati. Su questo non possono esserci dubbi», ha concluso Pichetto senza tuttavia sciogliere i nodi principali che restano due. La reale consistenza delle deroghe e il livello di imposizione che i singoli governi si troveranno a scaricare verso il basso. «Per raggiungere l’efficienza energetica delle case italiane bisogna aiutare e sostenere senza obbligare e senza penalizzare, perché altrimenti la direttiva che l’Europa vorrebbe imporre sulla testa delle famiglie italiane è una patrimoniale», ha a sua volta sintetizzato il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini parlando in una Milano che vive un vago senso di campagna elettorale. «Il tema della casa ci deve vedere protagonisti senza obblighi», ha sottolineato, «senza penalizzazioni e senza vincoli perché le famiglie italiane non hanno decine di migliaia di euro da spendere». Al di là delle dichiarazioni dei politici, le pressioni che l’Ue sta veicolando sono palpabili tanto più aumentano gli interventi che mirano a tranquillizzare e la propaganda mossa dai cosiddetti «competenti». Si tratta di taluni giornalisti e di economisti che abbracciano le posizioni europee in modo fideistico. Speriamo che ne abbiano un tornaconto personale altrimenti dovrebbero ammettere tutte le falle insite nel modello sovietico di transizione ecologica. Una transizione che si basa su innumerevoli piedistalli, uno dei quali è proprio la normativa green sulle case. Gli edifici pubblici e non residenziali dovranno raggiungere già entro il 2027 almeno la classe energetica F e, dopo tre anni, la classe E. Tre anni di tolleranza in più per gli immobili residenziali, che dovranno raggiungere almeno la classe energetica F entro il 2030, la classe E entro il 2033 e la classe D entro il 2040. Con l’assurdo obiettivo di classe A a zero emissioni per tutti gli edifici entro il 2050. Per ora non si parla in modo esplicito di divieto di vendita o affitto degli immobili più inquinanti e la scelta viene rimandata ai rispettivi Paesi. Solo l’ipotesi valica il concetto di proprietà privata. È chiaro in ogni caso -e basta rileggere le parole del ministro Pichetto Fratin - che il rischio è quello di scivolare in là con gli obblighi ma non abolirli. Solo questo elemento basterà a cambiare le logiche di mercato e distorcere i prezzi del mattone. Non solo. Fa notare il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che l’incrocio temporale tra la messa a terra del Pnrr e la ridotta possibilità per il governo attuale e il prossimo di reperire budget di spesa al di fuori del perimetro concordato con l’Ue impatteranno sulle vere necessità del patrimonio immobiliare. «Il rischio italiano», commenta Spaziani Testa, «non è climatico ma sismico. Eppure dopo il 2024 diventerà molto difficile reperire le risorse per gli interventi contro il rischio di terremoti. Le nuove normative Ue di fatto faranno in modo che tutte le risorse o la stragrande maggioranza di esse si spostino sugli interventi di ristrutturazione green e non resti nulla contro i sismi». L’obbligo di intervenire con cappotti termici o altre ristrutturazioni green trasformerà gli incentivi in sostegni, dai quali Palazzo Chigi non potrà sottrarsi. A oggi il Sismabonus si muove sulla base di fondi insufficienti, mentre ha goduto di una spinta grazie all’inserimento di ulteriori voci sotto la famiglia del Superbonus. «In futuro non sarà così», conclude il numero uno di Confedilizia, «eppure come dimostrano i continui fatti di cronaca il nostro Paese deve concentrarsi sulle problematiche infrastrutturali e non su interventi ideologici che in ogni caso non intaccherebbero il livello complessivo delle emissioni». Il riferimento è al costo degli interventi (circa 1.400 miliardi) a fronte di una riduzione dell’inquinamento di un misero 0,1%. La proporzione tra i due dati basta a spiegare che tipo di sforzo vuole imporre l’Ue.
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