2022-08-11
L’Ue ci chiude la valvola del metano. Non abbiamo un piano di emergenza
Entra in vigore il razionamento: all’inizio sarà su base volontaria, ma presto potrebbe diventare obbligatorio. Gli stoccaggi nazionali di combustibile non saranno sufficienti a evitare il pericolo di un black out in autunno.Entra in vigore il piano europeo di risparmio del 15% sui consumi di gas. Il regolamento, pubblicato in Gazzetta europea, ha valenza retroattiva dal primo agosto e dovrebbe terminare a marzo dell’anno prossimo.Pensato per un eventuale stop alle forniture da parte di Mosca, per ora non deve essere considerato come un’imposizione, si adotta infatti su base volontaria. Il taglio del 15% deve riferirsi alla media dei consumi nazionali degli ultimi 5 anni, l’obiettivo è quello di risparmiare fra i 30 e i 45 miliardi di metri cubi di gas.Dunque, per ora, il regolamento non è obbligatorio, ma potrebbe diventarlo per i Paesi membri nel caso in cui il Consiglio Ue decreti l’allerta energetica. Sono previste una serie di deroghe: attualmente all’Italia è concesso che tagli solo il 7% dei consumi che tradotto vuol dire 4 miliardi di metri cubi di gas in meno sui 55 annui. Questo in attesa di vedere come evolveranno le cose.Molti Stati membri si stanno già preparando per soddisfare il piano dei tagli Ue, ma l’Italia invece sembra essere ferma. Il decreto bollette impone che l’aria condizionata negli uffici pubblici non scenda al di sotto dei 27 gradi d’estate e il riscaldamento non superi i 19 gradi d’inverno. Per ora questo sembra essere l’unico piano previsto dal ministero della Transizione ecologica.Le regole valgono per gli uffici pubblici ma escludono ospedali, case di cura e tutti gli edifici della sanità pubblica. Sono previste anche delle sanzioni per chi sgarra ma non è chiaro chi dovrà controllare. Potrebbero occuparsene gli ispettori del lavoro, ma non è stato precisato. In ogni caso le multe andranno dai 500 ai 3.000 euro e saranno indirizzate alle amministrazioni pubbliche. Insomma, messe così, sembrano poco più che delle raccomandazioni. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto durante la conferenza stampa sul decreto Aiuti-bis che: «Gli stoccaggi nazionali di gas sono arrivati attorno al 74%, quindi abbiamo ripristinato il trend che ci deve portare al 90% a fine anno. I numeri sul gas non richiedono misure draconiane di razionamento. C’è un quadro instabile a livello internazionale, speriamo che non ci siano peggioramenti. Con i numeri che abbiamo, con gli stoccaggi, con il nostro piano di risparmio e con le diversificazioni, non dovrebbe esserci ragione di fare un razionamento, come probabilmente ci sarà in altri Paesi». L’idea di non avere un piano per il razionamento insomma è proprio una scelta voluta: secondo Cingolani è un pericolo scongiurato, ma il ministro, a fine mandato anche lui, non ha previsto un piano b, nel caso in cui le cose dovessero precipitare.«Fa rumore la pubblicità che invita i cittadini a consumi attenti, ma c’è da chiedersi se ne avessero bisogno dopo un anno di raddoppio delle bollette», scrive Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, sul Sole 24 ore. E aggiunge: «Servirebbero subito dei piani con nome e cognome di quei consumatori che potrebbero essere tagliati, per fare degli esercizi, ovviamente sperando poi che tale evenienza non si verifichi. L’Italia continua ad adagiarsi sul buon andamento delle scorte, ci mancherebbe altro, con gli oltre 4 miliardi stanziati per riempirle attraverso Snam e il Gestore dei servizi energetici. Arriveremo a inizio ottobre ad averle piene al 90%, ma questa è condizione necessaria, ma non sufficiente per evitare problemi. Tutti gli anni si arriva all’inizio di ottobre con scorte piene». Insomma avere le scorte piene potrebbe non bastare a scongiurare i razionamenti e non avere un piano che indichi come muoversi in caso di necessità rischia di far precipitare la situazione nel prossimo autunno inverno. Anche la rivista europea Politico considera assurdo il fatto che l’Italia non abbia adottato un piano.Nel resto d’Europa invece gli altri Paesi si stanno già muovendo. I francesi hanno deciso di tenere le luci spente nei negozi durante la notte e si impone di tenere le porte chiuse di giorno quando è attivo un impianto di riscaldamento o condizionamento. Gli uffici governativi potranno accendere l’aria condizionata solo se la temperatura interna supera i 26 gradi.In Germania anche si muovono, se pur in ordine sparso: a fine luglio Hannover ha deciso di togliere l’acqua calda da tutti gli edifici pubblici, compresi palazzetti dello sport e piscine. Chiuse le fontane e spente le luci notturne dei monumenti pubblici. Vietato anche accendere il riscaldamento tra aprile e settembre. Durante le vacanze, l’acqua calda sarà chiusa in tutte le scuole e l’illuminazione degli edifici comunali sarà spenta.La Spagna ha raccomandato agli uomini di non mettere più la cravatta (misura che fa un po’ ridere) per sentire meno caldo e consentire ai condizionatori di lavorare meno. Poi ha varato un decreto per fissare un tetto alle temperature per i condizionatori d’estate (non sotto i 27 gradi) e ai riscaldamenti d’inverno (non oltre i 19). Anche lì le luci dei negozi dovranno spegnersi alle 10 di sera. In Grecia gli impiegati, a fine giornata, devono spegnere i computer invece di lasciarli in stand-by e modalità risparmio energetico.Insomma male e in ordine sparso, ma tutti hanno già cominciato a razionare tranne noi.