2024-11-06
L’Ue festeggia il calo delle emissioni. Ma è «merito» della crisi industriale
Secondo un report, sono scese dell’8% nel 2023. Però è soltanto propaganda. Il taglio, legato anche a inverni miti, dipende soprattutto dal rallentamento dell’economia. E da ripresa di idroelettrico e nucleare.La Commissione europea celebra il calo delle emissioni di CO2, ma non c’è da festeggiare. Nel Climate Action Progress Report per il 2023, Bruxelles segnala il più grande calo annuale delle emissioni da decenni. Una riduzione dell’8% delle emissioni rispetto al 2022, pari a -261 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. La produzione di energia elettrica da sola ha fatto registrare un calo di 167 milioni di tonnellate di emissioni, a causa del minore uso di gas e carbone per la generazione elettrica.Nell’industria il calo delle emissioni è del 6%, con gli energivori che hanno fatto registrare un -8,4%. Il rapporto spiega che questi cali sono dovuti all’aumento della produzione elettrica da fonte rinnovabile e ai guadagni di efficienza. Trascura però di dire che, semplicemente, nel 2023 l’Unione ha consumato meno energia rispetto al 2022. Infatti, secondo i dati Acer, il consumo di gas nell’Ue è sceso dell’8%, pari a circa 60 miliardi di metri cubi, equivalenti a un calo della domanda di 642 miliardi di kilowattora (Twh). Sembra una buona notizia per le emissioni, se ci fosse una parità complessiva nei consumi energetici. Invece, il consumo di energia elettrica nell’Ue nel 2023 è a sua volta sceso del 3,4% rispetto al 2022 (-41 terawattora, Twh). Di questo, circa il 40% è dovuto a minori consumi dell’industria. La produzione di energia idroelettrica è cresciuta nel 2023 di 52 Twh, dopo un 2022 disastroso per via della siccità, attestandosi su livelli normali. Sicché l’aumento della produzione da fonte rinnovabile in Ue è costituito da 54 Twh di eolico e 30 Twh di fotovoltaico. Cresce dunque l’incidenza delle fonti rinnovabili, ma a fronte di minori consumi. Vi è anche una ripresa netta dell’energia nucleare, soprattutto a causa della ripartenza del nucleare francese, che nel 2022 aveva zoppicato molto.In Italia, secondo i dati di Snam, il calo dei consumi di gas nel 2023 è stato del 10,1%, con un totale di 59 miliardi di metri cubi, il minimo dal 2003. I consumi industriali italiani hanno fatto segnare un -4% a 11,44 miliardi di metri cubi (-14,9% rispetto alla media degli ultimi dieci anni). Anche il settore civile cala del 7,4% a 26,6 miliardi di metri cubi (-15,6% rispetto alla media decennale). Anche in questo caso, a fronte di questi cali nei consumi di gas, a parità di consumi energetici dovrebbe verificarsi un aumento dei consumi elettrici. Invece no, nel 2023 l’Italia ha consumato 306 Twh, ovvero -9 Twh, pari al 2,8% in meno rispetto al 2022. La produzione elettrica a gas è calata del 20% a 168 Twh, mentre è aumentata la produzione di eolico (23,3 Twh, +14,7%) e solare (24,2 Twh, +10,5%). Ma la parte del leone è dell’idroelettrico, che ha fatto segnare 40 Twh con un aumento rispetto al 2022 del 35,8%. Per l’Italia ha giocato anche moltissimo l’aumento delle importazioni, salite a 51 Twh (+19,2%).Che il calo dei consumi di gas, dunque delle emissioni, sia dovuto in gran parte alla crisi industriale è certificato anche dall’andamento della produzione delle aziende energivore industriali in Germania. Secondo l’ufficio di statistica tedesco Destatis, l’indice della produzione industriale delle aziende energivore è sceso da 86,7 di gennaio a 78,9 del dicembre 2023. L’indice generale tedesco della produzione industriale è sceso da 99 di gennaio a 92,8 di dicembre 2023. L’output manifatturiero è in calo ovunque in Europa.Insomma, calo delle emissioni sì, ma per quali cause e a che prezzo? Le cause sono solo in parte legate alla sostituzione della produzione elettrica con fonti rinnovabili, che pure vi è stata. Ma le variabili in gioco sono moltissime e l’attribuzione sic et simpliciter del calo delle emissioni agli investimenti nella transizione appare fuorviante.La gran parte del calo delle emissioni è in realtà legato a un ritorno a livelli normali della produzione idroelettrica e nucleare e a un calo generalizzato dei consumi energetici, dovuto alla crisi industriale. In questo ha giocato anche molto il clima: i primi tre mesi del 2023 in Europa hanno fatto registrare temperature superiori di 1,5-2 gradi rispetto allo stesso periodo del 2022, secondo i dati Copernicus climate change service. Dunque i consumi energetici legati al riscaldamento sono stati inferiori.C’è un ulteriore elemento da considerare, ovvero che sta diminuendo l’intensità energetica del Pil. Cioè scende il contenuto di energia di un euro di Prodotto interno lordo. Questo significa che la composizione del Pil europeo è sempre più fatta di servizi e sempre meno di manifattura. I guadagni di efficienza energetica nella manifattura non appaiono tali da giustificare il calo dell’intensità energetica del Pil.Il prezzo della decarbonizzazione sin qui appare essere una deindustrializzazione sempre più evidente, che sta mettendo in crisi l’Europa intera. Intanto, avverte il rapporto BloombergNef, nel 2023 complessivamente l’Unione europea, tra pubblico e privato, ha investito 341 miliardi nella transizione. Nessuno però sa dire di quanto scenderanno le emissioni per ogni miliardo di euro investito: si naviga a vista.