2022-06-12
L’Ue blocca pure il Gpl ignorando ecologia e dettami della fisica
Il petrolio alimenta il 95% dei trasporti perché offre vantaggi unici. Ma si vogliono mettere al bando benzina, diesel e ibride.Il primo principio della termodinamica vi garantisce che se tenete una palla di gomma in mano e la lasciate cadere liberamente al suolo, essa non rimbalzerà a un punto più alto di quello da dove l’avete mollata. Il secondo principio della termodinamica vi garantisce, anzi, che, in realtà, essa rimbalzerà a un punto più in basso. Il significato di quanto appena detto è il seguente: è perfettamente inutile che spendiate energia e risorse e che vi lambicchiate il cervello sfoderando tutte le vostre conoscenze di chimica e di fisica nel tentativo di cercare un materiale gommoso col quale costruire una palla che rimbalzi più in alto, o anche solo alla stessa altezza, da dove l’avete mollata.I capolavori che poggiano il loro augusto popò sugli scranni di Bruxelles - quelli della Commissione, prima, e quelli del Parlamento, poi - hanno ben pensato di abolire i principi della termodinamica e decretare, per legge, che dal 2035 in poi tutte le palle prodotte dovranno rimbalzare più in alto del punto da dove son liberamente mollate, convinti che siffatta legge stimolerà la ricerca di quel meraviglioso materiale gommoso; e promuoverà l’innovazione tecnologica, con il risultato che tutti noi avremo una vita più felice. Per garantirci questa futura felicità son disposti a tutto: miliardi (delle nostre tasse) saranno devoluti al nobile scopo, i fabbricanti di quelle palle che si ostinano a rimbalzare più in basso falliranno, un considerevole numero di posti di lavoro saranno perduti, ma l’obiettivo è quello. Ed è - lo dicono essi stessi - ambizioso. I principi della termodinamica dicono che è impossibile? Niente paura, la soluzione c’è: si mettano ai voti ’sti fastidiosissimi princìpi. Ecco, l’hanno fatto: aboliti per legge.Ancora oggi, il petrolio fornisce il 95% della domanda di combustibile del settore trasporti. La cosa non è per qualche demoniaca cospirazione dei petrolieri, quanto piuttosto per i vantaggi - sostanzialmente unici - che offre il petrolio per far muovere un mezzo di trasporto, che sono la sua densità energetica (cioè l’energia che esso fornisce per unità di massa) e la facilità di essere, appunto, trasportato. Il sogno di poter a esso rinunciare è sempre rimasto tale. Nel 2003 il presidente George Bush aveva lanciato il Freedom car act col quale si proponeva di sostituire una considerevole frazione di auto a petrolio con auto a idrogeno. In quell’anno avevo modo di scrivere - sempre sotto la direzione di Maurizio Belpietro - articoli su quella che chiamavo utopia dell’economia a idrogeno. Rammento che ci fu anche una querelle col professor Carlo Rubbia, che dalle pagine del Corrierone scriveva articoli titolati «Energia dall’acqua!», perché è dall’acqua che si può produrre l’altrimenti inesistente idrogeno (anche se nessuno lo fa: il 90% dell’idrogeno si produce dai combustibili fossili, con produzione di CO2). Come fu come non fu, di auto a idrogeno, a oggi e dopo 20 anni, neanche l’ombra. Anzi, Barack Obama, appena diventato presidente, cestinò il Freedom car act.Barack Obama abbandonò, sì, l’idrogeno, ma non rimase inattivo: usando le tasse dei contribuenti, concesse alle fabbriche d’automobili che si fossero messe a produrre quelle elettriche incentivi per miliardi di dollari e 7.500 dollari a ogni privato che avesse acquistato una di codeste auto. L’obiettivo (che non venne neanche dichiarato ambizioso perché centrarlo era considerata cosa sicura) era di avere negli Usa un milione d’auto elettriche entro il 2015. Quando finalmente arrivò la fatidica data, alla fine del 2015 si dovette riscontrare che il numero d’auto elettriche era meno d’un terzo del previsto. Su un totale di 18 milioni d’auto vendute negli Usa nel 2015, le elettriche furono 114.000. Si riscontrò pure che 6 delle principali 11 case automobilistiche che avevano ricevuto gli incentivi o fallirono o smisero di produrre auto elettriche. Il limite fisico di queste auto è la tecnologia delle batterie, che è quasi come quello dei principi della termodinamica per la palla di gomma. Il fatto è che la performance di tali batterie è inversamente proporzionale alla massa dell’elemento attivo. Ma la tavola periodica degli elementi è nota, il più leggero di essi è l’idrogeno, poi viene l’elio e poi il litio. L’idrogeno ha alcuni problemi: non esiste sulla Terra e, inoltre, è gassoso e la sua molecola è la più piccola che c’è, cosicché è problematico anche il serbatoio che dovrebbe contenerlo. L’elio è inerte. Il litio è già usato nelle moderne batterie: ecco, siamo al limite della tecnologia prevedibile. Insomma, esattamente come oggi voliamo con aerei che non sono lo sviluppo della tecnologia che aveva in mente Leonardo da Vinci, se auto elettrica avrà da essere, essa non sarà come sviluppo della tecnologia esistente. La Commissione europea ha avanzato una proposta - e il Parlamento europeo l’ha approvata - che è in contrasto con le leggi della fisica e con la loro implementazione nel mondo reale: bando ai motori termici e promozione delle sole auto elettriche oppure a idrogeno con celle a combustibile, lasciando fuori anche le vetture ibride plug-in. E anche quelle metano o Gpl.Ad alcuni la cosa, forse, non dispiace, perché ricevono sussidi, o sulle auto o sulle colonnine di ricarica. Non solo elettriche, anche quelle di ricarica a idrogeno, perché il piano approvato prevede, ogni 150 km d’autostrada, una colonnina di ricarica a idrogeno, con buona pace del fallito Freedom car act di George Bush. Nel frattempo noi europei c’impoveriamo per scelte sulle quali non sembra abbiamo alcun potere neanche di sollevare critiche.