2025-10-21
Il trucco dell’Ue: Ucraina membro di serie B
Bruxelles mira ad aggirare i veti dell’Ungheria. Csu bavarese contro i giovani rifugiati: «Rivadano al fronte».Dopo aver passato gli ultimi tre anni a dipingere sé stessa come un baluardo di democrazia, l’Unione europea sta pensando di creare un doppio status al proprio interno, con Paesi membri di serie A e nuovi entranti di serie B, dotati di meno poteri. In gioco c’è sempre il diritto di veto, che i Paesi del Nord e i big dell’Ue vogliono più che altro togliere all’Ungheria, accusata di bloccare l’ingresso di nuovi Stati come l’Ucraina e di indebolire il fronte contro la Russia. Allo stesso tempo, dalla Germania arriva una proposta non esattamente nello spirito dell’Europa solidale, ovvero bloccare i giovani ucraini in patria affinché possano fare il militare e difendere il confine orientale. Per la serie: vi facciamo entrare nell’Ue come soci di serie B e vi rimandiamo anche al fronte. A svelare l’ultima idea degli apprendisti stregoni comunitari è stato Politico, testata che spesso anticipa le mosse dei palazzi di Bruxelles. Il progetto, già discusso informalmente in questi giorni tra alcuni diplomatici e alti funzionari della Commissione, prevede di cambiare le regole di accesso all’Ue concedendo ai nuovi entranti minori di diritti di voto rispetto ai 27 membri attuali. Soprattutto, ai nuovi partner sarebbe inizialmente tolto il diritto di veto, grazie al quale un solo Stato, come sta facendo ad esempio l’Italia sul Mes, può bloccare una riforma che lede i suoi interessi. L’obiettivo di questa nuova Ue a eguaglianza differenziata, però, non è l’Italia, ma l’Ungheria di Viktor Orbán, che sta bloccando l’ingresso dell’Ucraina. Nella testa degli esperti che stanno preparando il doppio standard, Budapest dovrebbe gradire la novità perché impedirebbe a Kiev di mettere veti su decisioni future. Il problema è che non è assolutamente detto che uno come Orbán ci caschi e non colga la possibile trappola, ovvero far passare il concetto che si può togliere il diritto di veto ad alcune nazioni, tra cui, magari, un giorno, proprio l’Ungheria. Il problema è sempre lo stesso. Anche le nuove norme andrebbero approvate dai membri esistenti all’unanimità e dopo il solito, lungo, negoziato. Il progetto di riforma andrebbe quindi presentato in maniera un po’ sfumata, sotto il cappello di un processo di inserimento dei nuovi Paesi che sarebbe graduale e che comprenderebbe anche una riforma complessiva del funzionamento di Bruxelles. Ma il punto terminale, come spiega il retroscena di Politico, è il solito: «Rendere sempre più difficile ai singoli Stati mettere il veto». Non solo, ma senza alcuna ironia, la stessa testata riporta che questo gioco di prestigio dell’Ue con membri discriminati sul diritto di voto avrebbe lo scopo di «contrastare l’espansionismo russo». Insomma, visto che Vladimir Putin marcia sull’Europa, noi rispondiamo allargando (espandendo?) l’Ue con l’escamotage di partner di serie A e partner di serie B. Gran bella lezione di democrazia e ottima dimostrazione di amore per le regole, sempre sulla scia delle recenti intromissioni di Bruxelles sul voto interno di alcuni stati. A oltre dieci anni dall’ingresso della Croazia, in effetti, l’Unione è sempre ferma a quota 27 con le candidature di Ucraina, Modavia e Montenegro che non fanno passi avanti. L’Ungheria sta mettendo ostacoli all’Ucraina in modo diretto ed evidente, lamentando il fatto che la minoranza ungherese in Ucraina non sarebbe particolarmente tutelata da Kiev, ma in realtà anche altri Paesi sono perplessi sull’eventualità di bruciare i tempi e nutrono dei dubbi sulla qualità della democrazia ucraina. E il veto su Kiev sta fermando anche il processo di entrata della Moldavia, Paese poverissimo e con standard ancora lontani dall’Ue. Solo che in questo caso non c’è alcun veto ungherese, il che conferma che è tutto un gioco di specchi. In generale, i veti non piacciono solo a Oráan, anche se a Bruxelles fa comodo accreditare questa spiegazione sulla paralisi del processo di allargamento. La Grecia avrebbe sicuramente piacere di avere a disposizione il voto di blocco in caso di candidatura della Turchia e lo stesso vale per la Croazia nei confronti della Serbia e per la Bulgaria rispetto alla Macedonia. E ieri, da una nazione raccontata sempre come estremamente aperta e dialogante come la Germania, è arrivata una proposta decisamente dura nei confronti dell’Ucraina. Markus Soederer, leader della Csu bavarese, ha reagito al crescente numero di giovani ucraini che chiedono la protezione in Germania con questa idea: «Visto che dobbiamo limitare questo accesso di massa anche qui, bisogna che questi giovani svolgano il servizio militare in Ucraina e proteggano il loro Paese». Insomma, intanto che l’Ue studia come accogliere l’Ucraina con minori diritti, i ragazzi verrebbero respinti e rimandati in trincea.
Laura Boldrini e Nancy Pelosi (Ansa)
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