2023-11-30
Il tuttologo Parisi cambia la storia per attaccare ancora il patriarcato
Giorgio Parisi (Imagoeconomica)
Il premio Nobel si lancia in un’apologia di Ipazia, filosofa greca uccisa «come Giulia», dice lui, mentendo. Il fisico, sponsor di ogni tesi mainstream, riesce a essere meno anticonformista della sua beniamina antica.Apprendiamo con grande piacere che Giorgio Parisi - scienziato premio Nobel per la fisica e, da qualche tempo, anche per il presenzialismo - è un grande ammiratore di Ipazia, matematica e studiosa degli astri vissuta ad Alessandria d’Egitto tra IV e V secolo dopo Cristo. Anzi, stando a Repubblica, egli le è addirittura «affezionato». Curiosamente, però, fa di tutto tranne seguirne l’esempio. Nella versione semplificata della storia per le masse, Ipazia è divenuta il simbolo del genio femminile ostracizzato dall’ottusità della religione; della scienziata perseguitata e uccisa dai cristiani in virtù della sua «libertà di pensiero». Secondo lo stesso Parisi, ella «era una donna che non stava al sui posto: aveva una vita pubblica, insegnava e non temeva di prendere posizione». Dunque la si può presentare quale eroina dell’indipendenza femminile e «vittima del patriarcato uccisa come Giulia». Meraviglioso, no? E sarebbe ancor più bello se gli odierni uomini di scienza - di cui Parisi è illustre rappresentante - fossero a loro volta intellettuali che non temono di aprire bocca con libertà, che rifiutano di «stare al loro posto». Cioè l’esatto contrario di ciò che accade nella stragrande maggioranza dei casi, a partire proprio da quello dell’illustre fisico.Una volta ritirato il Nobel per via dei suoi illuminati studi, il caro San Giorgio patrono della Scienza non ha perso tempo e si è messo a sposare tutte le cause più sponsorizzate dal pensiero prevalente. Mai una volta che abbia preso una posizione controcorrente, mai una volta che non si sia allineato alla narrazione dominante, mai una volta che abbia rifiutato di sostenere una tesi precotta su un argomento estraneo alle sue competenze. Ha nei fatti approvato l’autoritarismo sanitario, si è prestato a ribadire le semplificazioni sul riscaldamento globale, adesso s’affanna a discettare sul patriarcato e nell’intervista a Repubblica snocciola perfino valutazioni sul sistema elettorale, addentrandosi in argomenti che con tutta evidenza non maneggia granché.Notiamo anche un altro particolare. Il Parisi che celebra la libertà di Ipazia è lo stesso che ha insegnato per una vita alla Sapienza di Roma, contribuendo a escluderne Benedetto XVI, a cui fu impedito di parlare da illustri luminari. Non solo: egli è attualmente vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, che ha dedicato un bellissimo convegno a Ipazia (in corso fino a ieri), ma ha cortesemente rifiutato di ospitare un confronto sul clima fra i sostenitori della transizione green e i cosiddetti scettici. Per la serie: evviva le posizioni scomode, ma solo se a prenderle sono donne morte secoli fa.A proposito delle quali, per giunta, ci sarebbero da avanzare alcune osservazioni. Proprio chi rivendica il primato della scienza dovrebbe esercitare la cautela e sfumare il più possibile le affermazioni, tenendo conto della complessità degli eventi, passati e presenti. La vicenda di Ipazia è lungi dall’essere la favoletta cinematografica che piace narrare a coloro che cercano emblemi di un protofemminismo antico. Di sicuro v’è che fu uccisa (durante un tumulto da un gruppo di esaltati monaci parabolani) e che il delitto rimase impunito. Ma sulle ragioni di quell’assassinio si potrebbe ragionare molto.Ipazia si trovò nel bel mezzo di uno scontro politico fra il vescovo cristiano Cirillo e Oreste, prefetto d’Egitto a cui era legata. Secondo alcune fonti - ovviamente parziali - era lei a consigliare a Oreste di scontrarsi a muso duro con il massimo rappresentante del potere religioso locale, e per questo fu colpita. Cambia poco forse, ma resta che questa donna si trovò al centro di un conflitto epocale fra potere temporale e spirituale, e di una intricata trama politica.Non è tutto. Come conferma l’autorevole Silvia Ronchey (che pure accredita la tesi di una Ipazia uccisa in quanto «donna libera»), la matematica e astronoma era anche, con tutta probabilità, una sacerdotessa e non si può tralasciare il «carattere iniziatico e esoterico del suo insegnamento». Questo particolare è fondamentale per almeno due motivi. Il primo è che le sue «arti magiche» potrebbero aver influito più del suo sesso sulla sua tragica fine. Il secondo motivo riguarda l’ancora oscuro rapporto tra scienza e magia. Benché una montagna di studi - dai più datati di Frances Yates fino agli scritti più recenti di Carlo Rovelli - mostrino che tra la conoscenza esoterica e quella scientifica ci sia sempre stato un confine labilissimo, nella modernità è prevalsa una concezione razionalistica tendente allo scientismo, che tende a presentare gli esperti, i tecnici e i rappresentanti della Scienza alla stregua di oracoli (ricadendo involontariamente, per altro, nel pensiero magico), e a combattere con ferocia tutto ciò che esuli dal perimetro del razionalismo sconfinando non soltanto nel confuso terreno dello «spirituale», ma pure in quello totalmente laico del dubbio. La Scienza, per come si è manifestata negli ultimi anni, ha chiaramente enfatizzato le sue tentazioni apodittiche ed escludenti. Si è rifugiata in un culto del progresso che ripudia ogni tradizione e anzi troppo spesso gode nel demolirla. In generale nel corso della modernità, ma specialmente negli ultimi tempi, gli scienziati hanno fatto larga esibizione delle «stesse convinzioni che diventarono i principali strumenti ideologici dei sistemi totalitari del ventesimo secolo» (così il filosofo Paul Virilio).Più o meno consapevolmente, è a questa visione della scienza come dogma razionale che Parisi aderisce quando si prodiga per le campagne politicamente corrette. Egli, in questo modo, sanziona il dubbio e sceglie in concreto la propaganda, confonde la ragione con il razionalismo e accredita la caricatura scientista della scienza che attualmente va per la maggiore.In tutto ciò, manco a dirlo, si annida un clamoroso paradosso. Presentare il pensiero scientifico come unica fonte di verità, la sola rimasta, ha trasformato gli scienziati in autorità anche indiscutibili (pure sul piano politico), in fondo non dissimili dai «sapienti» dell’elitarismo esoterico. Dopo tutto, questo aspetto è l’unico ad avvicinare parzialmente Giorgio Parisi alla mitica Ipazia. Anche lui sta dalla parte degli stregoni, i quali però non sono perseguitati, ma sono al potere e perseguitano.