2021-11-09
Tutti gli scivoloni dei talebani del vaccino
La retorica su Pfizer & c. come unica salvezza è usurata e Walter Ricciardi vola più basso: «I farmaci proteggeranno un po'». Gianni Riotta invece accusa i bimbi «figli di no vax»: «Mandano in terapia intensiva le nonne, per fortuna immunizzate». E se fossero state «sfortunate»?Non dev'essere facile giustificare l'emergenza in assenza di emergenza, tenere vivo il fuoco (e anzi addirittura tentare di attizzarlo) in carenza di legna da ardere, e montare la panna quando la materia prima scarseggia. E allora? Accade che anche i guidatori più accorti finiscano fuori strada, che anche penne e firme abituate a un millimetrico controllo delle parole sbaglino il dosaggio, con irresistibili (quanto involontari) effetti tragicomici.Prendete Gianni Riotta, ad esempio, oggetto da un paio di giorni di una tempesta social per un infelicissimo tweet che gli ha procurato reazioni vibranti. Ecco il suo tweet in versione integrale: «Quarta ondata Covid con bambini figli di no vax che a scuola contagiano compagni che poi a loro volta mandano in terapia intensiva le nonne fragili e per fortuna vaccinate. È una dolorosa storia vera di cari amici e mi chiedo: fin quando tollereremo questi pericolosi intolleranti?».In attesa di capire cosa comporterà lo stop alla tolleranza, su Twitter ha lasciato tutti sgomenti il riferimento alle mitiche nonnine «per fortuna vaccinate». Di grazia, e se invece fossero state sfortunate, cosa sarebbe successo alle povere donne? E così in tanti hanno maramaldeggiato, fino allo strepitoso paradosso canzonatorio immaginato dall'account Twitter Paolo Savonarola (una parodia del ministro dell'Economia in pectore nel governo Lega-M5s, liquidato prima della nomina per volere del Colle): «Un mio conoscente si è ammalato di Covid e disgraziatamente è morto. Per fortuna era vaccinato, altrimenti sarebbe sicuramente morto».Per non essere da meno e per non sfigurare nella nobile corsa allo spargimento del panico, si è impegnato a fondo anche il leggendario Walter Ricciardi. Il consulente del ministro Roberto Speranza, l'uomo che durante la prima ondata riteneva sbagliato tamponare gli asintomatici, combatte su tutti i fronti. Da un lato spara a palle incatenate contro il Regno Unito (proprio lui che twittava: «Grazie Cina»). Dall'altro sembra costretto a un qualche ripiegamento rispetto alla potenza salvifica dei vaccini. Ecco il suo ragionamento: «Se non ampliamo il numero di vaccinati con la prima dose e se non somministriamo rapidamente la terza, avremo una risalita forte, più di quella che vediamo ora. Avverrà presumibilmente tra gennaio e febbraio». E fin qui il vaticinio, seguito da una conclusione sconcertante: «Di sicuro però la mortalità sarà più ridotta di quella delle prime grandi ondate proprio grazie ai vaccini, che comunque un po' proteggeranno». Avete letto bene: «Un po' proteggeranno». Ma i vaccini non ci avrebbero salvato? Vista l'aria di gara a chi la spara più grossa, non si è voluto sottrarre alla competizione anche un senatore di Forza Italia, Franco Dal Mas, lanciatissimo (deve essere una nuova teoria liberale…) verso il divieto generalizzato di manifestazione: «Visto il nesso causale, ormai acclarato, tra proteste no vax e aumento dei contagi, è arrivato il momento di prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di vietare nuove manifestazioni. I gridi di allarme non si contano più: dai poliziotti preoccupati per la loro incolumità, fino ai commercianti colpiti dal crollo delle vendite, passando ovviamente per i sanitari preoccupati per il crescente numero di contagi e ricoveri. Le decisioni non possono essere lasciate ai prefetti: il governo e in particolare il ministro dell'Interno devono prendersi la responsabilità di fare ciò che va fatto, per tutelare la salute, l'economia e l'incolumità degli agenti di pubblica sicurezza. Sul tema, se non arriveranno novità, interrogherò in Aula il ministro Luciana Lamorgese». Del resto, si tratta solo di abolire due o tre articoli della Costituzione: cosa volete che sia? Il senatore, peraltro, si era già lanciato in una proposta giuridicamente innovativa, lo scorso agost, quando tuonò: «No vax fuori dal Sistema sanitario nazionale».Gran finale con Franco Locatelli, coordinatore del Cts. Non pago delle gravissime inesattezze dette in conferenza stampa la scorsa settimana («Fino ai 59 anni di età nessuno dei vaccinati è stato ricoverato nelle terapie intensive»), smentite dal nostro giornale (in realtà, da giugno, secondo i dati Iss, ci sarebbero stati 44 vaccinati in terapia intensiva, 32 morti, e 899 ospedalizzazioni ordinarie), e ancora insoddisfatto della sua sortita contro la libertà di manifestare («Le manifestazioni dei no green pass sono difficilmente comprensibili, ai limiti dell'ingiustificabile»: ne deduciamo che protestare è inaccettabile, mentre dare cifre errate va benissimo…), il professore deve aver dimenticato di controllare cosa diceva un anno fa di questi tempi. A fronte di dati assai peggiori (ora abbiamo circa 400 persone in terapia intensiva, allora ce n'erano 700), il 18 ottobre 2020 Locatelli dichiarò: «Che ci sia stata un'accelerazione negli ultimi 10-15 giorni è indubitabile, però prima di parlare di crescita esponenziale ci andrei cauto […]. Non siamo in una situazione né di panico né di allarme». E invece un anno dopo, con una campagna vaccinale avanzatissima e molti meno ricoveri, i toni sono apocalittici. Per finire, dopo questi fuochi d'artificio, resta da segnalare un piccolo «dettaglio»: l'emergenza non c'è. Secondo i dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), aggiornati alle 17.35 dell'altro ieri, 7 novembre, il tasso di occupazione delle terapie intensive in Italia è solo al 4%. Di più: il tasso è rimasto lo stesso dal primo al 7 novembre, per tutta l'ultima settimana. E allora come si giustifica questa fiammata di panico politico e mediatico?
Angelina Jolie a Kherson (foto dai social)