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Tutte le balle sul green pass

Tutte le balle sul green pass
Ansa
  • Il lasciapassare è una misura politica, non sanitaria, ma chi protesta viene bollato come uno squadrista o un no vax. Anche se il farmaco non impedisce i contagi.
  • In Francia probabile accordo: «passaporto» per i minori soltanto dal 30 settembre. Da noi invece Francesco Paolo Figliuolo vuole correre: «Vaccino agli over 12 per la scuola in presenza».

Lo speciale contiene due articoli.

In effetti era da qualche settimana che non sentivamo parlare di ritorno del fascismo e di minacce nere assortite. Ora ci possiamo rincuorare: le squadracce facinorose sono tornate, e ovviamente guidano le sommosse no vax. Come noto, sabato ci sono state manifestazioni contro il green pass in varie città italiane, e ieri abbiamo appreso dai giornali che a scendere in piazza sono stati pericolosi sovversivi, comandati - come ha titolato Repubblica in prima pagina - dalla «estrema destra. Chiaro: la regia occulta non poteva che essere fascista. Attenti però, perché esiste pure la regia occulta della regia occulta, e infatti non v'è quotidiano di regime che non sveli l'orrido piano: a incendiare gli animi contro il vaccino sono stati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i quali - nemmeno troppo segretamente - spalleggiano i no vax per trarne profitto elettorale. Ci sarebbero in ballo addirittura - dice Repubblica - 6 milioni di voti.

Qualcosa però non torna: gli stessi quotidiani che gridano al fascio di ritorno ci informano che in piazza c'erano anche militanti dei centri sociali, movimenti di sinistra, esponenti della borghesia progressista torinese, studiosi di storia con tanto di laurea e specializzazione, un ex sottosegretario del governo Prodi... Che significa? Beh, che forse la platea del dissenso è leggermente più ampia di quanto i cari progressisti siano disposti ad ammettere. Questo dissenso merita di essere ascoltato, indagato. E, comunque lo si valuti, va in ogni caso rispettato. Invece assistiamo a una criminalizzazione costante che talvolta si manifesta con toni da autocrazia.

Massimo Giannini, sulla Stampa, parla di «piazze anarcoidi e destrorse» (concetti che in teoria si escludono a vicenda), invita a reprime la «velenosa demagogia negazionista». Il suo giornale titola: «Nelle piazze il virus dei No pass». Prima Roberto Burioni dà dei «sorci» ai presunti no vax; poi Piergiorgio Odifreddi scrive che chi protesta è «senza cervello»; ora siamo alla riduzione del nemico politico a parassita. Appena più morbido, su Repubblica, Maurizio Molinari, che si limita a prendersela con i «populisti che aggrediscono la scienza». Ed è proprio questo il punto più interessante. I cantori della medicalizzazione, non potendo cancellare la contestazione, la riducono a somaresco raglio no vax. Eppure chi è sceso in piazza lo ha fatto, a essere precisi, per rifiutare il green pass. Ed è contro il green pass che si sono espressi Giorgia Meloni e pure Matteo Salvini. Quindi, a ben vedere, le critiche non sono mosse alla «scienza», che pure è passibile di discussione, ma a una misura tutta politica.

Come facciamo a dire che sia politica? Ci basiamo su ciò che ci dicono gli scienziati. Ieri Il Messaggero ha riportato dati diffusi dall'Istituto superiore di sanità riguardanti le terapie intensive. Fra i ricoverati, l'85% non è vaccinato, il 10,6% ha avuto una sola dose, il 4,3% due dosi. Che dobbiamo dedurne? Primo: anche i vaccinati si contagiano. Secondo: anche i vaccinati con due dosi - sebbene in casi molto molto rari - possono ammalarsi gravemente. Terzo: chi ha due dosi è più protetto di chi ha fatto una dose sola. Eppure, ai fini dell'ottenimento del green pass (almeno per ora, fortunatamente) non si fanno distinzioni fra chi ha avuto una dose e chi due. Per quale motivo? Perché il lasciapassare verde è il frutto di una mediazione politica. E se una misura è politica, opporsi è, per lo meno, legittimo.

Ai sinceri democratici nostrani, tuttavia, l'opposizione non pare essere molto gradita. Dunque si prodigano per silenziarla e infamarla a costo, pensate un po', di manipolare… la scienza! Volete un esempio? Il Corriere della Sera ha affidato allo scrittore-scienziato Paolo Giordano il compito di smentire le «false credenze» dei «no green pass». Scrive Giordano: «La diceria che i vaccini non proteggano dall'infezione sta diventando il carburante preferito dell'esitazione vaccinale. Peccato che si basi su una falsità». La frase viene ripresa a caratteri molto visibili anche nella titolazione. Dunque al Corriere sono sicuri: non è vero che il vaccino non protegge dall'infezione. Eppure, nella tabella piuttosto confusa pubblicata proprio nella stessa pagina dell'articolo di Giordano, e basata su dati del Financial Times e dell'Iss, si legge che un non vaccinato e un vaccinato hanno la stessa probabilità (2%) di prendere il Covid con sintomi. Lo stesso Giordano, poi, spiega che, probabilmente, il vaccino abbatte meno la trasmissione della variante Delta rispetto alla Alfa. Ma allora che i vaccini non proteggano dall'infezione non è «una diceria», bensì un'evidenza. Chiaro: finora è evidente anche che i vaccini riducano notevolmente le probabilità di avere sintomi e di finire in ospedale. Però non azzerano i contagi. Eppure, uno dei principali quotidiani italiani insiste a trattare come «fake news» le più banali deduzioni basate sui dati.

Pur di sostenere una visione ideologica, insomma, gli ottimi progressisti pervertono la scienza. E se i veri negazionisti fossero loro?


Parigi rimanda la puntura ai bimbi

Alla fine, dopo dibattiti serrati, sta arrivando in Francia il via libera all'estensione del pass sanitario. Il primo semaforo verde era giunto lo scorso 23 luglio dall'Assemblea nazionale, mentre - nella notte tra sabato e domenica - la palla era passata al Senato, dove con 199 voti a favore e 123 contrari erano state apportate significative modifiche al provvedimento. Un compromesso tra le parti è stato annunciato infine nel tardo pomeriggio di ieri, anche se il testo finale della norma - secondo quanto anticipato da Le Parisien - è stato reso noto soltanto nella notte, quando La Verità era già andata in stampa.

In base alle indiscrezioni disponibili ieri, il pass dovrebbe essere mantenuto per i centri commerciali di certe dimensioni, mentre il licenziamento per le persone sprovviste di lasciapassare dovrebbe essere abrogato. Dovrebbero saltare anche i provvedimenti penali per i ristoratori che non controlleranno i pass ai clienti. Il pass però «dovrebbe essere mantenuto per le terrazze di ristoranti e caffè», ha aggiunto Le Parisien. Una volta approvato il testo, il Consiglio costituzionale avrà otto giorni per esprimersi.

Come accennato, era stato il Senato a chiedere delle esenzioni: non solo per terrazze, centri commerciali e attività di ristorazione all'aperto, ma anche per i minorenni: una misura, quest'ultima, che - nel momento in cui La Verità è andata in stampa - non era chiaro se fosse stata inclusa nel provvedimento finale. Secondo alcune indiscrezioni, per i minori ci sarebbe sì un'esenzione, ma solo fino al 30 settembre. Una misura che è stata sostenuta dai Républicains (del resto fatto salvo il caso di malattie pregresse sulla vaccinazione anti Covid per i giovanissimi si registrano dubbi anche in Germania e questo stesso giornale ha posto il problema negli scorsi giorni). Il governo italiano ciononostante è di altro avviso, visto che ha introdotto l'obbligo di green pass per chi ha dai 12 anni in su. «Per il benessere dei ragazzi è importante la scuola in presenza. Per far ciò bisogna portare a vaccinare gli insegnanti, il personale docente e non, ma anche i genitori devono portare i propri figli dai 12 anni in su a vaccinarsi», ha del resto dichiarato il generale Francesco Paolo Figliuolo ieri.

Ma le proposte del Senato francese non si fermavano qui. La Camera alta aveva infatti approvato un emendamento - avanzato dalla senatrice socialista Laurence Rossignol - per consentire ai sedicenni e ai diciassettenni di vaccinarsi anche senza il consenso dei genitori. In tutto questo, secondo Le Parisien, «i senatori vogliono anche posticipare dal 30 agosto al 15 settembre l'entrata in vigore di questo pass per i luoghi pubblici, sia per il personale che per gli utenti». La Camera alta proponeva anche un allentamento alle misure di isolamento a cui devono essere sottoposti i malati e puntava inoltre a condizionare l'estensione del lasciapassare al ripristino dello stato di emergenza sanitaria fino al 31 ottobre. In questo quadro, i senatori chiedevano che il controllo del pass fosse effettuato esclusivamente da persone «autorizzate».

Ricordiamo che, sebbene la maggioranza relativa del Senato sia repubblicana, è altrettanto vero che, come abbiamo visto, le modifiche al provvedimento non sono arrivate soltanto da destra. Lo stesso segretario di Stato per la protezione dei minori, il macroniano Adrien Taquet, si è infatti lamentato, parlando polemicamente di «coalizione eterogenea». Sulla situazione complessiva pesano d'altronde fattori di varia natura: dalla variante Delta alle tensioni sociali, per arrivare all'imminente campagna elettorale in vista delle prossime presidenziali.

La Kallas pensa di aver vinto e detta le sue condizioni a Mosca
Kaja Kallas (Ansa)
L’Alto rappresentante di Bruxelles prosegue sulla linea dura, smentita persino da Kiev.

«Il problema per la pace è la Russia. Anche se l’Ucraina ricevesse garanzie di sicurezza, ma non ci fossero concessioni da parte russa, avremmo altre guerre, magari non in Ucraina ma altrove». Inizia così l’intervista di ieri al Corriere della sera dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, l’estone Kaja Kallas. La rappresentante della diplomazia di Bruxelles, in pratica, agita ancora lo spauracchio di una Russia pronta ad aggredire l’Europa non appena conclusa in qualche modo la guerra in Ucraina. Del resto, la minaccia russa serve proprio a giustificare una serie di grandi manovre in corso tra Bruxelles e le capitali europee, tra riarmo a tappe forzate, ritorno della leva e tentativi di utilizzo degli asset russi congelati in Europa.

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Il banchiere si ribella: non c’è solo la guerra...
Carlo Messina all'inaugurazione dell'Anno Accademico della Luiss (Ansa)
Messina, numero uno di Intesa, parla agli studenti: «Se il conflitto diventa l’unico tema si perde il contatto con la realtà. Invece in Europa i rischi veri arrivano da povertà e disuguaglianza, non da un evento bellico che è una minaccia solo potenziale».

«Se la guerra diventa l’unico tema si perde il contatto con la realtà». Parla agli studenti e pensa all’Europa, Carlo Messina all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss a Roma. Davanti alla classe dirigente del futuro, il ceo di Banca Intesa decide di abbandonare grafici e coefficienti, di tenersi in tasca proiezioni e citazioni da banker stile Wall Street per mettere il dito nella piaga di un’Unione Europea votata ottusamente al riarmo fine a se stesso. «La difesa è indispensabile, ma è possibile che la priorità di quelli che ci governano sia affrontare tutti i giorni il tema di come reagire alla minaccia di una guerra?».

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Casarini guida i migranti verso la rivolta
Luca Casarini. Nel riquadro, il manifesto abusivo comparso a Milano (Ansa)
Il dissidente diventato credente sbotta contro il fermo dell’Ong Humanity 1: «Faremo fuggire gli innocenti che tenete prigionieri». A Milano invece spuntano dei manifesti anonimi con un vademecum in più lingue per gli irregolari per evitare che finiscano nei cpr.

Da tempo, Luca Casarini preferisce il mare alla terra ferma. Tolta la tuta bianca che lo aveva reso famoso, ha iniziato a indossare il salvagente e a navigare attorno alle coste della Libia alla disperata ricerca di migranti da salvare. Da disobbediente è diventato credente, anche se solo in ciò che gli fa comodo, imbarcando un don Chichì, per dirla con Giovannino Guareschi, come Mattia Ferrari.

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Trattati «smontati» per i soldi a Zelensky, non se servono per sanità e pensioni
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Bruxelles si arrovella per aggirare le regole e dare agli ucraini i 90 miliardi confiscati. Un’elasticità mai dimostrata sul welfare.

È noto da tempo che le regole Ue, dai Trattati in giù, siano dotate di eccezionale flessibilità, in modo da essere applicate ai nemici e interpretate per gli amici. Ma ciò che sta accadendo pur di erogare un prestito (di fatto un sussidio) all’Ucraina rischia davvero di superare ogni limite di fantasia legale e finanziaria.

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