2025-03-02
Erdogan tratta, fa i suoi interessi e si propone di ospitare i negoziati
Recep Tayyip Erdogan e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Ankara ha una linea «trumpiana»: equidistanza tra Mosca e Kiev e spregiudicatezza.Il duro scontro verbale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky nello studio ovale chiama indirettamente in causa la Turchia. Poco dopo la lite, l’ambasciata ucraina ad Ankara ha pubblicato una foto che ritrae lo stesso Zelensky sotto un ombrello tenuto da Recep Tayyip Erdogan. Un’immagine eloquente, con cui Kiev, dopo la rottura con Washington, sembra voler chiedere delle garanzie di sicurezza alla Turchia. Ankara dispone d’altronde di una forza militare non indifferente. E il tweet dell’ambasciata ucraina lascia intendere che, con ogni probabilità, Zelensky non faccia troppo affidamento sulla copertura militare che gli europei avrebbero intenzione di offrirgli. Restano tuttavia delle incognite. Erdogan non si è ancora espresso sulla lite della Casa Bianca, mentre il rapporto del sultano con Trump non è al momento chiarissimo. Sul fronte siriano, il presidente americano punta al contenimento della Turchia, giocando di sponda con Israele e i sauditi: il che certamente irrita Erdogan. Tuttavia, il sultano ha anche recentemente dato l’endorsement all’idea della Casa Bianca di porre fine alla guerra attraverso dei colloqui. Erdogan ha inoltre cercato di rilanciare il proprio ruolo di mediatore, ospitando a Istanbul le trattative russo-americane. Non solo. Proprio ieri, Ankara si è anche detta disposta a ospitare i futuri colloqui diplomatici tra Kiev e Mosca. Tutto questo, mentre venerdì il sultano ha avuto una telefonata col premier britannico Keir Starmer, ribadendo la necessità di negoziati per la pace. D’altronde, già Joe Biden, per quanto ufficiosamente, aveva riconosciuto alla Turchia un ruolo di mediazione, considerando sia la sua presenza nella Nato sia, al contempo, i suoi rapporti significativi con la Russia. Per l’allora presidente americano, Ankara rappresentava l’unico vero canale indiretto di dialogo con Mosca. Fu del resto in quest’ottica che, nel luglio 2022, Erdogan riuscì a mediare con successo l’accordo sul grano tra Kiev e la Russia. E qui veniamo al punto. Il sultano si è rivelato un mediatore efficace proprio perché aveva interessi in ballo tanto con l’Ucraina quanto con Mosca. Ed è a una simile equidistanza che sta puntando lo stesso Trump il quale, durante il fatidico meeting alla Casa Bianca, aveva detto di stare «nel mezzo» tra ucraini e russi, irritando così Zelensky. Tutto questo, senza trascurare che, il 27 febbraio, Bloomberg News ha riportato che Ankara starebbe considerando di schierare forze di peacekeeping in territorio ucraino. La testata ha, in particolare, riferito che Erdogan ne avrebbe discusso sia con lo stesso Zelensky sia con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov (che non avrebbe ancora dato una risposta concreta ai turchi). Questo vuol dire che il sultano non sta ignorando Mosca. Certo, tra Russia e Turchia le relazioni non sono del tutto idilliache. Il Cremlino non ha affatto apprezzato l’ascesa, spalleggiata da Ankara, di Mohammed Al Jolani in Siria. Resta però il fatto che Erdogan è un leader che, nelle sue rivoluzioni diplomatiche, risulta tanto spregiudicato quanto pragmatico. Dall’altra parte, anche la Russia non vuole rompere con Ankara né auspica una sua eccessiva vicinanza a Kiev. Giusto ieri, Mosca ha sostenuto che, venerdì notte, l’Ucraina avrebbe attaccato con dei droni una stazione che rifornisce Turkstream: il gasdotto che collega la Russia alla Turchia.Trump, che non ha escluso forze di peacekeeping a seguito di un accordo di pace, potrebbe acconsentire allo schieramento di truppe turche in Ucraina. Gli stessi europei potrebbero fare altrettanto. E anche Mosca, alla fine, non è detto che non acconsentirebbe. È comunque altamente improbabile che Ankara si schieri contro la Russia, anche perché il sultano teme che Mosca possa rafforzare ulteriormente i propri legami con Riad: quella stessa Riad con cui Erdogan è in aperta concorrenza su dossier come Gaza e la Siria.
(Esercito Italiano)
Si è conclusa nei giorni scorsi in Slovenia l’esercitazione internazionale «Triglav Star 2025», che per circa tre settimane ha visto impegnato un plotone del 5° Reggimento Alpini al fianco di unità spagnole, slovene e ungheresi.
L'esercitazione si è articolata in due moduli: il primo dedicato alla mobilità in ambiente montano, finalizzato ad affinare le capacità tecniche di movimento su terreni impervi e difficilmente accessibili; il secondo focalizzato sulla condotta di operazioni offensive tra unità contrapposte. L’area delle esercitazioni ha compreso l’altopiano della Jelovica, nella regione di Gorenjska, e il massiccio del Ratitovec, tra i 900 e i 1.700 metri di altitudine.
La «Triglav Star 2025» è culminata in un’esercitazione continuativa durata 72 ore, durante la quale i militari hanno affrontato condizioni meteorologiche avverse – con terreno innevato e fangoso e intense raffiche di vento in quota. Nella fase finale, il plotone italiano è stato integrato in un complesso minore multinazionale a guida spagnola. La partecipazione di numerosi Paesi dell’Alleanza Atlantica ha rappresentato un’importante occasione di confronto, favorendo lo scambio di esperienze e competenze.
La «Triglav Star 2025» si è rivelata ottima occasione di crescita, contribuendo in modo significativo a rafforzare l’integrazione e l’interoperabilità tra le forze armate dei Paesi partecipanti.
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Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)